La Sessualità infantile e il Complesso Edipico

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I tumulti della sessualità infantile, delle citazioni perlopiù zonali autoerotiche quindi legati alle zone erogene tipiche dell’infanzia, le fasi della sessualità infantile sono classicamente la fase orale fase anale e quella fase fallica progressivamente si cominciano ad organizzare investendo degli oggetti, questi oggetti sono naturalmente gli oggetti più vicini quindi i propri genitori.

 Si va organizzando così quello che è noto come il complesso edipico, non c’è un periodo di vita dura fino intorno ai 5, 6 anni, in cui il bambino rivolge la propria affettività fortemente ambivalente, quindi i propri desideri affettuosi, i propri rancori, la propria aggressività nei confronti di oggetti che sono contemporaneamente amati e odiati.

 L’Edipo è un mito greco e Freud si rifà a questo mito non da subito, ma intorno al 1910 e 1911 in quanto quel mito effettivamente raccoglie questa esperienza complessa dell’infanzia, cioè come Edipo figlio di Laio e di Giocasta, ovvero il re e la regina di Tebe, nasce contro il desiderio dei propri genitori, perché avevano saputo dall’oracolo di Delfi che il figlio avrebbe ucciso il padre e sposato la madre, dunque scelgono di non avere figli. Giocasta però fece ubriacare Laio e rimase incinta.

Edipo quando nasce viene di fatto condannato a morte dai propri genitori, colui che doveva occuparsi della sua morte non ebbe il coraggio di ucciderlo, dunque lo legò con i piedi, infatti Edipo vuol dire piedi gonfi, e lo abbandonò sul Monte, lì fu trovato da un servitore del Regno di Corinto, dove il re e la regina non riuscivano ad avere dei figli dunque portò questo bambino al re di Corinto.

 Quando Edipo divenne adulto andò anche lui all’oracolo di Delfi, e ricevette lo stesso presagio che fu fatto a Laio e Giocasta, sapendo questo scelse di non tornare più a Corinto, dunque grazie a questo tentativo di sfuggire a questa previsione scappò ed incontrò casualmente sulla propria strada Laio e lo uccise, arrivò a Tebe e sconfisse la sfinge che strangolava la città risolvendo l’enigma, diventò molto popolare a Tebe fino a sposare la regina, rimasta vedova, e avere da lei dei figli.

Questo mito è estremamente importante no perché effettivamente il bambino voglia sposare la madre e uccidere il padre, il problema è che questi sono degli oggetti investiti con grandi valenze affettive. 

Ciò che veramente conta è che l’Edipo introduce il piccolo umano in una situazione di vita, cioè dove è presente un soggetto e dove è presente un desiderio espresso da questo soggetto qualunque esso sia incontra sempre una forma di antagonismo, cioè il nostro desiderio per poter raggiungere l’oggetto tiene conto di un’interdizione, di un interdetto.

Questa condizione è la condizione della vita nevrotica o meglio dalla vita normale, cioè la vita di tutti noi è fatta seguendo questa organizzazione edipica che andrebbe pensata come una sorta di organizzatore,

 un complesso organizzatore del funzionamento psichico come fosse una specie di grande imbuto nel quale cadono le eccitazioni perverse e polimorfe del bambino, e finiscono per essere organizzate in un jet unico in una condizione complessa nella quale è presente sia il desiderio, sia l’oggetto che ci consentirebbe di raggiungere il piacere, sia anche la presenza di un’interdizione di qualcosa che si oppone a che noi raggiungiamo il nostro desiderio sempre e comunque in questo senso è un grande organizzatore dell’apparato psichico.