Essere adolescenti durante una pandemia: Bisogni e Valori

di Federica Luongo

da Psicologinews Scientific

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Nell’articolo si prende in considerazione cosa vuol dire essere adolescente durante una pandemia. Il genitore o qualsiasi adulto educante che comprende la differenza tra bisogni e valori e supporta l’esplorazione tipica dell’adolescenza nella direzione delle cose importanti, potrebbe riuscire a modificare la prospettiva da “ciò che si sta perdendo” con il Covid-19 a “ciò che si potrebbe guadagnare”.

Durante la fase di emergenza sanitaria causata dal Covid-19 si è parlato più volte delle difficoltà incontrate dagli adulti, ma poco si è discusso di quelle vissute dagli adolescenti. I pensieri più frequenti riguardano la mancanza di relazioni, la didattica a distanza, le esperienze negate, il tempo trascorso chiusi in casa davanti a strumenti elettronici. L’adolescenza è di per sé la fase dell’esplorazione, della vitalità, della scoperta, dell’evoluzione e tuttavia, la pandemia attuale, sembra aver ostacolato tutti questi processi che dovrebbero dispiegarsi in modo naturale nell’arco di vita. E le difficoltà aumentano se si pensa che, chi dovrebbe essere di supporto per gli adolescenti, fa a sua volta fatica vivendo con sconforto, incertezza e paura la propria esistenza. Diventa importante innanzitutto scollegare ciò che potrebbe essere di aiuto agli adulti da ciò che può servire agli adolescenti. È come se si cercasse di comprendere in che modo si può far crescere un seme, facendo riferimento ad alberi già maturi. Tutto ciò non consente di osservare e prendere in considerazione le condizioni necessarie ad una crescita positiva.

Il termine adolescente deriva dalla parola latina adolescens (participio presente di adolescere) che vuol dire “che si sta nutrendo”. Se si guardano gli adolescenti in quest’ottica, è inevitabile pensare che i bisogni e i valori siano differenti rispetto a quelli degli adulti. Gli adolescenti si trovano in una fase di scoperta anche dei propri pensieri e sentimenti, per cui esiste il bisogno di provare nuovi comportamenti e scoprire quali possano essere i propri valori. Troppo spesso la mente degli adulti produce giudizi, critiche, formula etichette senza tentare di comprendere realmente i bisogni che si nascondono dietro ai comportamenti degli adolescenti.

Ma qual è la differenza tra bisogni e valori?

I bisogni implicano l’ottenimento di qualcosa e richiedono determinate condizioni affinché vengano soddisfatti. Maslow, psicologo statunitense, li colloca su una scala a cinque livelli: fisiologici, di sicurezza e protezione, di affetto e appartenenza, di riconoscimento sociale, di autorealizzazione.

I valori, d’altra parte, possono essere sempre messi in atto senza condizioni. Sono qualità che muovono i comportamenti verso obiettivi significativi. Immaginiamo, ad esempio, di essere dinanzi ad una strada, è una strada piena di deviazioni e ostacoli. L’adolescente per capire quale sentiero imboccare, avrà bisogno di esplorare quelle strade, ma per non perdersi sarà necessario seguire delle indicazioni. Queste indicazioni sono i valori che verranno appresi, riconosciuti, durante l’esplorazione. L’adulto ha il compito di camminare affianco a lui inizialmente per aiutarlo a notare queste indicazioni, per dargli l’esempio di come camminare, per supportarlo nella scelta di dove andare, nonostante la presenza di ostacoli.

Facciamo un esempio pratico. In adolescenza i bisogni più comuni possono essere: autonomia, interdipendenza, gioco. Si ha dunque bisogno di sperimentare molte cose nuove e ciò comporta correre dei rischi, testare i limiti posti dagli adulti. Alcuni valori invece potrebbero essere il coraggio, la creatività, la curiosità, la persistenza.

In un periodo storico come quello che stiamo vivendo, cosa può fare un genitore o un adulto educante? Può creare le condizioni contestuali necessarie al soddisfacimento dei bisogni dell’adolescente, aiutandolo a selezionare i comportamenti che partono da valori e non da impulsi momentanei. Cosa vuol dire? Prendiamo il caso di Marco. Un ragazzino che, durante il primo lockdown, ha iniziato a manifestare rabbia verso i genitori. Marco ha bisogno ogni tanto di isolarsi dalla famiglia, di stare con gli amici, di avere il suo spazio. Con creatività (questo è un valore), Marco ha definito con i genitori un planning (piano di lavoro) per svolgere delle attività in casa con essi e soddisfare, nello stesso tempo, il suo bisogno di autonomia.

Per tutti coloro che si sono ritrovati a vivere una fase della propria adolescenza durante la pandemia, e che hanno sviluppato pensieri su tutto ciò che sentono di aver perso a causa del Covid-19, diventa fondamentale porre attenzione sulle cose che si sono scoperte importanti, riflettere sul tipo di persona che si vuole essere e su ciò che può essere fatto per andare nella direzione individuata, giorno dopo giorno, momento dopo momento. E ancora di più, è in questa fase evolutiva che inizia a definirsi l’autostima. E la stima di sé può svilupparsi proprio attraverso i valori a cui si fa riferimento e non per gli obiettivi che, a causa della pandemia, diventa difficile raggiungere.

È la creatività, è il coraggio, è la persistenza, è la volontà che orienta il proprio comportamento, anche e soprattutto nei momenti più difficili. E l’adulto ha il compito di essere presente, di supportare l’adolescente nella sua fase di scoperta, di comprenderne i bisogni, di essere un modello positivo.

Jorge Luis Borges ha scritto: “(…) Imparerai che le circostanze e l’ambiente influenzano ma noi siamo gli unici responsabili di quel che facciamo ed imparerai che non devi per forza confrontarti con gli altri ma col tuo meglio. Scoprirai che si perde tanto tempo per arrivare ad essere ciò che vuoi essere e che il tempo è breve. Imparerai che non è importante dove sei arrivato bensì dove stai andando, qualsiasi luogo esso sia. Imparerai che se non avrai il controllo della tua vita altri lo avranno e che essere flessibile non significa essere debole o non avere una personalità, perché non importa quanto delicata o fragile sia una situazione: esistono sempre due strade. (…) imparerai che i tuoi genitori fanno parte di te, più di quello che pensi. (…)”.

Bibliografia

Anchisi, R., Mia Gambotto, D. (2017). Il colloquio clinico. Hogrefe: Firenze

Hayes, L.L., Ciarrochi, J. (2017). Adolescenti in crescita. L’ACT per aiutare i giovani a gestire le emozioni, raggiungere obiettivi, costruire relazioni sociali. FrancoAngeli: Milano.

Rosenberg, M.B. (2003). Le parole sono finestre (oppure muri). Introduzione alla comunicazione non violenta. Edizioni