Evoluzione della genitorialità
di Giulia Tarabbo
Guardando a ciò che sta accadendo in questo momento storico e osservandone le ripercussioni psicosociali, è possibile interrogarsi sulle relazioni familiari e su come queste si stano modificando.
I grandi eventi storici hanno cambiato le relazioni tra i membri della famiglia. Alla base di queste modifiche vi è il cambiamento della comunità, all’interno della quale sono inserite le relazioni stesse e le richieste che la comunità fa ai singoli.
È possibile differenziare le modalità con cui avvengono i cambiamenti sociali. Questi possono essere la causa o la conseguenza di eventi storici rilevanti come guerre, rivoluzioni o catastrofi naturali.
Nella prima ipotesi, la crescente consapevolezza di un bisogno sociale e comunitario spinge gli individui ad aggregarsi in gruppi in base al bisogno condiviso da questi. Cosi i singoli assumono le caratteristiche delle MASSE descritte da Freud in Psicologia delle masse e analisi dell’Io: “la massa è impulsiva, mutevole e irritabile. È governata quasi per intero dall’inconscio. (…) I sentimenti di una massa sono sempre semplicissimi e molto esagerati.” (1) Sulla base di questo principio le rivoluzioni partano cambiamenti sociali e culturali legati al bisogno di un gruppo di persone.
Nel secondo caso, alle catastrofi naturali o alle guerre seguono cambiamenti sociali e culturali motivati da eventi non influenzati dai bisogni comunitari. In questi casi è la comunità che ha avuto necessità di adeguarsi ad un nuovo assetto politico e sociale di cui non è promotrice.
È possibile, quindi, individuare un’evoluzione del sistema famiglia.
Nell’ultimo secolo i bisogni emotivi individuali sono mutati, anche grazie al benessere economico e sociale della seconda metà del novecento. L’attenzione dedicata alle necessità dei bambini è sempre maggiore così come le conoscenze inerenti il loro sviluppo emotivo e psicoaffettivo.
La teoria dell’attaccamento ha messo in evidenza come il ruolo del caregiver sia centrale per lo sviluppo dell’infante. Numerosi studi hanno evidenziato la presenza di correlazione tra uno specifico modello di attaccamento e psicopatologie. Intorno al ruolo del caregiver ruota l’attenzione di chi si interroga sulle dinamiche intra familiari.
Moltissime ricerche sono orientate all’individuazione delle caratteristiche della madre sufficientemente buona. Ciò che sembra essere determinate è la capacità di essere presente emotivamente all’interno della relazione con il bambino.
Essere madre e padre attualmente ha caratteristiche differenti da quelle che appartenevano alle generazioni precedenti. I ruoli del paterno e del materno si sovrappongo e si confondo. Lentamente e con grandi difficoltà la donna lascia il focolare e smette di essere solo madre.
La donna decide di andare nel mondo eppure, nonostante la politica di inclusione così fortemente considerata, durante l’ultimo anno tantissime donne si sono trovate a dover rinunciare al proprio lavoro per rimanere a casa con i propri figli, costretti alla didattica a distanza.
Va sottolineato come ad entrambi i genitori siano affidati i compiti legati sia al codice paterno che a quello materno.
Le caratteristiche del codice materno riguardano la capacità di appartenere dell’individuo. La persona impara attraverso l’identificazione, l’apparenza, l’identificarsi con l’altro e le modalità con cui entrare in relazione. Al codice paterno sono invece attribuiti i compiti legati alla differenziazione. La persona va alla ricerca del nuovo e dell’altro diverso da sè.
Apprendere e assimilare entrambi i codici è un aspetto fondamentale per lo sviluppo individuale.
Dunque fatte tali premesse è possibile osservare come nel corso del tempo le figure genitoriali abbiano cambiato le modalità relazionali. Il ruolo normativo severamente vincolato all’autorità genitoriale è stato sostituito da figure genitoriali molto più accoglienti rispetto ai bisogni espressi dai figli. In tale passaggio sembra però essersi perso il ruolo di contenimento emotivo e normativo che pure appartiene alle figure genitoriali.
Dalla pratica clinica sembra esserci da una parte la difficoltà di differenziazione tra genitori e figli e, dall’altra, si riscontra una difficoltà nella possibilità di fornire frustrazioni evolutive ai propri figli. I genitori sembrano essere preoccupati di perdere l’amore dei propri figli se assumono una funzione più normativa. Il disagio che segue questa difficoltà è possibile rintracciarlo in modo evidente attraverso il malessere espresso già a partire dal periodo adolescenziale.
L’appartenenza ad una società, come descritta da Caludio Naranjo, dove prevale una mente patriarcale, ossia “una società nella quale la fame d’amore paterno e materno costringe la maggior parte delle persone ad una dipendenza affettiva.”,(2) pone ancor di più in evidenza le difficoltà osservate dai genitori. Il ruolo sociale richiesto agli adulti pone questi ultimi in un costante bisogno di riconoscimento affettivo, mettendo in atto un’inversione di ruolo.
Non è più il genitore che riconosce e differenzia da sè il bambino, ma è il figlio che rispecchia l’integrità del genitore. Vengono così a sovrapporsi e a confondersi ruoli e funzioni ed il processo di separazione ed individuazione, che risulta essere fondamentale per la crescita, trova le resistenze dettate dalla paure di perdere l’amore vitale rispecchiato dal figlio.
Note (1)Psicologia delle masse e analisi dell’Io, pag. 19. Biblioteca Bollati Borghieri. (2)La civiltà, un male curabile, pag- 78-79 Claudio Naranjo, FrancoAngeli 2017
Bibliografia
CAVIGLIA G.; Teoria della mente, attaccamento disorganizzato, psicopatologia, Carducci, 2015.
FREUD S.; Psicologia delle masse ed analisi dell’Io, Bollati Boringhieri,1975, 19.
GUERRIERA C.; Il padre della mente, Idelson-Gnocchi, 1999
NARANJO C.; La civiltà, un male curabile, FrancoAngeli, 2017, 78-79.