IL CYBERBULLISMO, LA VIOLENZA DELL’ERA DIGITALE
di Veronica Lombardi
Le parole pesano, creano relazioni, aspettative e stimoli, mettono radici, muovono energia, rappresentano mondi paralleli, racchiudono menti umane…
L’attuale emergenza sanitaria, ha evidenziato la grande importanza della “Rete”. L’anno appena trascorso ha incrementato l’uso della digitalizzazione in tutti i settori pubblici e privati. Tuttavia, se la rete ci offre numerosi benefici, dall’altro permette il dilaniarsi dei reati correlati a questo complesso e multiforme universo.
La parola Lockdown ha significato ridisegnare la concezione del tempo e dello spazio, non esistono più i sabati e le domeniche ma giornate che si susseguono, seduti dietro un pc, una dietro l’altra, quasi tutte uguali.
L’implementazione dei programmi di didattica a distanza (DAD) ha garantito il proseguimento del le lezioni per completare programmi ministeriali ma i ragazzi si sono visti sottrarre un bene più prezioso: la libertà di socializzare, di stare insieme, in uno scambio perenne di esperienze nuove che danno vita a nuove connessioni personali e a stimoli sempre maggiori e quando sei un adolescente nulla può essere più devastante del dover frenare in corsa questa travolgente libertà.
La meravigliosa opportunità della Rete, che tuttavia dà continuità a questo scambio interpersonale, può trasformarsi così in una ragnatela che ti imprigiona. È in questo contesto che il cyberbullismo è in continua evoluzione.
Ma facciamo un passo indietro, cos’è il cyberbullismo? La parola cyberbullismo è un neologismo coniato per identificare forme di “bullismo virtuale, compiuto mediante la rete telematica”. In ambito giuridico il termine è circoscritto nella L. 71/2017, secondo cui per cyberbullismo deve intendersi “qualunque forma di pressione, aggressione, molestia, ricatto, ingiuria, denigrazione, diffamazione, furto d’identità, alterazione, acquisizione illecita, manipolazione, trattamento illecito di dati personali in danno di minorenni, realizzata per via telematica, nonché la diffusione di contenuti on line aventi ad oggetto anche uno o più componenti della famiglia del minore il cui scopo intenzionale e predominante sia quello di isolare un minore o un gruppo di minori ponendo in atto un serio abuso, un attacco dannoso, o la loro messa in ridicolo”. Il cyberbullismo, quindi, costituisce “un fenomeno nuovo, legato all’era digitale”. Oggi la tecnologia consente ai bulli di infiltrarsi nelle case delle vittime, di materializzarsi in ogni momento della loro vita, perseguitandole con messaggi, immagini, video offensivi inviati tramite smartphone o pubblicati sui siti web tramite Internet. Il bullismo diventa quindi cyber.
Il cyberbullismo, appunto, definisce un insieme di azioni aggressive e intenzionali, di una singola persona o di un gruppo, realizzate mediante strumenti elettronici (sms, mms, foto, video, emai l , chat rooms, istant messaging, siti web, telefonate), il cui obiettivo è quello di provocare danni ad un coetaneo incapace di difendersi. Rispetto al bullismo tradizionale, il cyberbullismo, svolgendosi sulla rete internet ne rende più “difficile la reperibilità” del ciberbullo inoltre è svolto in “assenza di limiti spazio temporali” in quanto mentre il bullismo tradizionale avviene di solito in luoghi e momenti specifici (ad esempio in contesto scolastico), il cyberbullismo investe la vittima ogni volta che si collega al mezzo elettronico utilizzato dal ciberbullo (WhatsApp, Facebook, Twitter, blog, ecc.) Ma la differenza più evidente tra bullismo e cyberbullismo r isiede nella perdita della componente fisica e diretta che, pur nella varietà dei casi e delle forme, caratterizza gran parte dei classici episodi di bullismo: ad una “relazione” nell’ambito della quale bullo e vittima si conoscono, abitano nella stessa città e frequentano gli stessi a m b i e n t i , l e n u o v e f o r m e di cyberbullismo sostituiscono invece una dimensione nella quale ad interagire possono essere anche perfetti estranei, che nulla conoscono gli uni degli altri, se non i rispettivi nomi utente, avatar e immagini di profilo.
La perdita di qualsiasi limitazione legata al tempo e allo spazio: se infatti gli episodi di bullismo tradizionale rimangono comunque legati alle occasioni di contatto che bullo e vittima possono avere nel l ’ambi to di un ambiente comune, le potenzialità dei nuovi mezzi di comunicazione fanno sì che le condotte aggressive riconducibili al cyberbullismo possano invece verificarsi in qualsiasi momento e a prescindere dalla distanza geografica tra i soggetti coinvolti, rendendo ancor più difficile per la vittima sottrarsi alle vessazioni di cui è fatta bersaglio. Gli s t e s s i s t r u m e n t i i n f o r m a t i c i contribuiscono poi ad alimentare, specialmente nei soggetti più giovani, una particolare disinvoltura nel loro utilizzo: la semplicità con cui ragazzi e ragazze possono oggi accedere a svariati servizi online, assieme alla mancata percezione dei rischi e delle conseguenze anche gravi delle azioni poste in essere nel mondo digitale, possono indurre all’adozione di comportamenti che nella vita reale non sarebbero stati assunti o avrebbero comunque probabilmente trovato un argine in meccanismi di controllo e disapprovazione operanti all’interno dell’ambiente scolastico, sportivo e sociale in genere.
La pericolosità del fenomeno si evidenzia anche sotto un altro profilo: per via della stessa natura della rete Internet, tutti i contenuti su di essa caricati finiscono per sfuggire alla diretta disponibilità di chi li ha condivisi, determinando una possibilità di diffusione di dati, informazioni e materiali su una scala che non ha uguali in altre forme di comunicazione del passato, con conseguenti difficoltà nel procedere in un secondo momento alla loro rimozione anche per le stesse autorità preposte al controllo.
Il cyberbullismo può manifestarsi in maniera differente e a tal proposito sono state coniate le seguenti categorie:
• flaming, consistente nel la pubblicazione di messaggi dal contenuto aggressivo, v i o l e n t o , v o l g a r e , denigratorio, in danno di un utente nel momento in cui q u e s t i c o m p i e u n a d e t e r m i n a t a attività online (ad esempio quando esprime i l suo pensiero intervenendo su un social network);
• harassment, cons i s tent e nell’invio continuo e reiterato d i una m o l t i t u d i n e d i messaggi informatici di carattere volgare, aggressivo e minator i o (at t raverso strumenti di comunicazione c o m e s m s , e – mail, chat, social network, ec c…) da parte di uno o più soggetti nei confronti un individuo assunto come bersaglio; a questo genere di condotte – seppur con i dovuti distinguo quanto a m o t i v a z i o n i e c a u s e scatenanti – è assimilabile il fenomeno del cyber-stalking, spesso posto in essere da chi, non accettando un rifiuto o l a fi n e d i u n a r e l a z i o n e , i n i z i a a perseguitare tenacemente la persona da cui è stato respinto, avvalendosi di canali informatici o telematici per porre in essere una prolungata serie di molestie o minacce;
• denigration, consistente nella diffusione in via informatica o t e l e m a t i c a d i n o t i z i e , fotografie o video (veri o anche artefatti riguardanti comportamenti o situazioni i m b a r a z z a n t i c h e coinvolgono la vittima), con l o s c o p o d i l e d e r n e l’immagine, offenderne la reputazione o violarne comunque la riservatezza; n e l l ’ a m b i t o d i q u e s t a categoria si fanno rientrare anche alcune ipotesi nelle quali forme più tradizionali di bullismo si avvalgono delle potenzialità di condivisione offerte dai nuovi mezzi di comunicazione per garantirsi una più ampia platea di spettatori, attraverso la divulgazione in rete o tramite sistemi di messaggistica di contenuti (spesso video) che gli stessi bulli registrano mentre sottopongono la p r o p r i a v i t t i m a a maltrattamenti e soprusi (pratica che prende il nome di cyber-bashing o happy slapping);
• impersonation, consistente nelle attività non autorizzate poste in essere da un soggetto i l quale, dopo essersi in qualche modo procurato le credenziali di a c c e s s o a d u n o o p i ù a c c o u n t d i servizi online in uso alla vittima, se ne serve per c r e a r e n o c u m e n t o o imbarazzo (ad esempio attraverso l’invio di messaggi o l a p u b b l i c a z i o n e d i c o n t e n u t i i n o p p o r t u n i , facendo credere che gli stessi provengano dalla vittima);
• outing and trickery, consistente nella condotta di chi, avendo ricevuto o detenendo dati, immagini intime o altro materiale sens ibi l e del l a v i t t ima (ricevuti direttamente da quest’ultima o, comunque, r e a l i z z a t i c o n i l s u o consenso), li diffonde tramite messaggi, chat o social network o comunque li carica in rete senza l’approvazione della vittima o addirittura contro la sua esplicita volontà, rendendoli così accessibili ad una moltitudine di utenti.
Come nel bullismo tradizionale, però, il prevaricatore vuole prendere di mira chi è ritenuto “diverso“, solitamente per aspetto estetico, timidezza, orientamento sessuale o politico, abbigliamento ritenuto non convenzionale e così via. Gli esiti di tali molestie sono, com’è possibile immaginarsi a fronte di tale stigma, l’erosione di qualsivoglia volontà di aggregazione e il conseguente isolamento, implicando esso a sua volta danni psicologici non indifferenti, come la depressione o, nei casi peggiori, ideazioni e intenzioni suicide.
Spesso le vittime di cyberbullismo vivono situazioni di profonda solitudine, una violenza silenziosa presente anche in ogni classe scolastica, poiché c’è sempre un ciccione da colpire, una secchiona da offendere o un balbuziente da deridere. Le parole cattive possono essere più violente di un virus, ogni giorno finiscono con il muoversi leggere e spietate nell’universo online. La sofferenza non è riservata solo a chi finisce sulle prime pagine dei giornali o su video virali diffusi in rete, siamo tutti più fragili di quanto possa sembrare. Una parola di troppo, un sorriso negato, un abbraccio non corrisposto, una risatina alle nostre spalle, una mezza frase scritta in chat, una brutta emojion. Sono tanti i piccoli tasselli che vanno a comporre un mosaico di dolore, quello che se prolungato nel tempo penetra fino alle ossa e ti fa sprofondare dentro una stanchezza relazionale.
Il cyberbullismo comprende il 59% di vittime Donne, il “Beauty” cyberbullismo ; ci riferiamo al fenomeno che ha contato fino ad oggi 55 milioni di vittime, con una maggioranza incisa maggiormente sulle donne che usano i social network.
Molte ragazze tra i 16 e i 25 anni si sono viste commentare la propria foto con insulti per non rispondere ai cannoni di bellezza della nostra società.
Nel 2017 ci sono state circa 115 milioni di foto cancellate dai social ed è proprio da qui che per rimediare a questa situazione, nasce la campagna del #Iwillnotbedeleted, ovvero, “Non sarò cancellata”. Persino la famosissima attrice “Cara Delevingne”, vittima anche lei, ha incoraggiato le donne ricordando che la personalità ha una grande valore e non importa ciò che dicono gli altri, si è uniche per come si è e non si deve aver paura di mostrare immagini reali di se stessi, imparando a mostrare anche i propri difetti fisici e ad amare per le proprie diversità .
Numerose le donne hanno aderito all’iniziativa di questa campagna e poter finalmente ammettere di non cancellarsi più sui social e di fregarsene altamente degli insulti online per non rispettare stereotipi di bellezza ma avere il coraggio di mostrarsi in rete le proprie imperfezioni.
#Iwillnotbedeleted è una campagna per promuovere il concetto di bellezza e sostenere appunto tutte queste vittime. Nessun individuo ha il diritto di sparlare di un altro, denigrandolo per le proprie diversità fisiche.
La prevenzione, è sempre la politica più efficace; in questo caso prevenzione significa diffusione della cultura del rispetto della persona e delle diversità e s e n s i b i l i z z a z i o n e r i s p e t t o a l l e conseguenze di tutte le forme di violenza e marginalizzazione.
È essenziale accorgersi della presenza del problema in un contesto, cosa particolarmente difficile nel caso del cyberbullismo (i segnali sono spesso sfuggenti, ma può essere indicativo osservare i repentini cambiamenti dell’umore e del comportamento delle vittime); per individuare il problema e le sue dimensioni si possono utilizzare questionari anonimi, in cui si chiede ai ragazzi di segnalare episodi di bullismo o cyberbullismo osservati o conosciuti, oppure di dichiarare se ed in che misura essi stessi sono bulli o vittime.
Le vittime debbono essere sottratte all’azione dei bulli e questi debbono essere aiutati a maturare un’autentica consapevolezza della portata dei propri atti e delle conseguenze anche sanzionatorie cui vanno incontro.
Sicuramente, sottoporre la vittima e la sua famiglia ad un percorso psicologico, nonché svolgere una puntuale attività di informazione, soprattutto nelle scuole e soprattutto s u l l e conseguenze, rappresentano gli step necessari, per la prevenzione ed il contrasto al fenomeno del cyberbullismo.
Fondamentale è la cultura del rispetto dei ruoli: i ragazzi devono essere aiutati a capire quanto compete a ciascuna persona in virtù del suo ruolo. In particolare il ruolo genitoriale, che deve vegliare sui tempi e gli utilizzi del mezzo telematico del figlio; devono, inoltre, capire il ruolo dell’insegnante, che è anche quello di assicurare le condizioni di serenità essenziali per il lavoro scolastico e pronto ad un eventuale ascolto attivo in classe e stabilire una prima relazione d’aiuto. Inoltre bisogna sensibilizzare i ragazzi ai rischi connessi alle attività on-line, sia in termini quantitativi (l’eccesso di tempo on-line ha conseguenze marcatamente negative sulle attività cognitive) che qualitativi (alcuni comportamenti espongono molto più di altri alla vittimizzazione, come condividere materiali personali ed imbarazzanti, confidando n e l l a riservatezza di chi le riceve, oppure rispondere a messaggi offensivi ed insultanti, che induce il bullo a porre in atto attacchi ancora più marcati).
La cultura del rispetto delle persone, significa rispettare le differenze perché tutti siamo “diversi” l’uno dall’altro, ed è proprio la differenza la radice della nostra unicità ed è questa, infondo, la più grande forza.
Lo scudo che un adolescente, vittima di cyberbullismo può indossare, affinché possa uscire da questa esperienza più forte, è la consapevolezza che i rapporti umani virtuali vivono uno spazio ed un tempo che realmente non esistono. La vittima, con un percorso terapeutico, può ridefinire se stesso e le dinamiche relazionali.
Il Covid-19 non è solo un virus da d e b e l l a r e , ma r a p p r e s e n t a un cambiamento sociale e gli adolescenti di oggi sono in prima linea a combattere le loro fragilità come detto, sempre più spesso “telematiche”, in una lotta in cui chi afferma se stesso, le proprie diversità rispetto ai canoni standardizzati dettati dai falsi miti del mondo social, può diventare bersaglio del web.
BIBLIOGRAFIA:
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•CYBERBULLISMO DI LUCA PAGLIARI (LA SPIGA 2018) ; “STORIE DI VITE ON-LINE E DI CYBERBUL L ISMO” DI LUCA PAGLIARI (NUOVA CANTELLI EDITORE 2020) -BULLISMO E C Y B E R B U L L I S M O , S T U D I , METODOLOGIE E TECNICHE DI PREVENZIONE ( ERIKSON 2018)
•CIRIPO, BULLI E BULLE. STORIE DI BULLISMO E CYBERBULLISMO DI GIUSEPPE MAIOLO GIULIANA FRANCHINI (ERICKSON, 2017)
•BULLISMO E CYBERBULLISMO. C O M E I N T E R V E N I R E N E I CONTESTI SCOLASTICI D I DANI E L E F EDE L I CL AUDI A MUNARO (GIUNTI EDU, 2019)
•CYBERBULLISMO. GUIDA COMPLETA PER GENITORI, RAGAZZI E INSEGNANTI DI MAURO BERTI, SERENA VALORZI, MICHELE FACCI (NOVEDITO 2017)