Il bambino adottato e l’importanza delle prime figure di attaccamento
È nel nucleo familiare che nascono le prime relazioni interpersonali: in famiglia si apprende la maniera di rapportarsi agli altri, dell’esprimersi verbalmente, del dare e del ricevere.
L’importanza del primo legame di accudimento
Winnicott sostiene che, per un sano sviluppo, il bambino debba crescere in un ambiente favorevole dove la madre (o il cargiver) sappia comprendere appieno i bisogni del figlio.
Attraverso l’handiling ossia la manipolazione, la madre avvia un processo di personalizzazione senza il quale il bambino non potrebbe sentirsi “persona”.
La rottura del legame di attaccamento è probabile causa di disturbo, così anche l’internalizzazione di modelli d’attaccamento precoce disturbati, possono influenzare le relazioni successive in modo da rendere la persona più esposta e più vulnerabile (Bowlby).
Bowlby rileva, dunque, la necessità di “una base sicura” per una buona salute mentale, l’attaccamento di cui parla va oltre il soddisfacimento dei bisogni primari, si tratta del bisogno concreto di vicinanza e di affetto.
Determinate carenze dell’infanzia possono portare a disturbi del comportamento o a patologie come la depressione o all’ansia, come esito di disgregazioni infantili del legame con i genitori, fino a comportamenti psicopatici.
La funzione riparativa dei genitori adottivi
Il bambino adottato è un bambino che, nella maggior parte dei casi, non ha vissuto questo primo legame d’attaccamento per cui i genitori adottivi si trovano a dover fare una sorta di “riparazione” per cercare di riproporre un nuovo legame di attaccamento.
La coppia genitoriale dovrebbe cercare di creare un proprio spazio interno, uno spazio emotivo-affettivo per il bambino adottato, che gli permetta di sviluppare le proprie potenzialità, di accogliere i suoi bisogni specifici e di favorire l’elaborazione del suo passato traumatico.
La coppia dovrebbe cercare di aiutare il figlio adottivo ad elaborare il lutto per i genitori biologici, lavoro senza il quale risulta difficile pensare ad un buon attaccamento ed un successivo adattamento ai genitori adottivi.
Nei casi in cui il bambino è informato o ha il vissuto del fatto che i genitori biologici lo hanno rifiutato, può avere delle fantasie aggressive verso quest’ultimi con la conseguente paura di essere punito. Questa situazione lo porterà a conformarsi facilmente alle richieste della famiglia adottiva, sviluppando un falso Se’ (Winnicott).
Quando la relazione adottiva non segue il suo giusto percorso si farà presente un sentimento di estraneità e di diversità che segnala l’impossibilità reciproca di amarsi.