Il Disturbo Post-traumatico da Stress (PTSD)
La diagnosi di Disturbo Post-traumatico da Stress è stata introdotta nel tentativo di isolare e definire tutti i casi di patologia psichica che, con caratteristiche comuni, compaiono successivamente ad un evento stressante. L’interesse originario era duplice: di natura scientifica, nel tentativo di studiare le caratteristiche di un disturbo che sembrava poter godere di una propria autonomia nosografica, e di natura sociale e politica, con l’obiettivo di indennizzare i soldati americani reduci dalla guerra del Vietnam (Colombo e Mantua, 2001).
La formulazione della categoria diagnostica del Disturbo Post Traumatico Da Stress (Post Traumatic Stress Disorder o PTSD) compare per la prima volta nel 1980 con la pubblicazione della terza edizione del Manuale Diagnostico e Statistico dei disturbi mentali (DSM III) come categoria diagnostica autonoma. Era definito come una specifica risposta estrema ad un fattore fortemente stressogeno, accompagnato da un significativo appiattimento della reattività emozionale, da un considerevole aumento dell’ansia e dal constatare evitamento degli stimoli associati al trauma.
In seguito a diverse critiche e rettifiche, l’Associazione Psichiatrica Americana, nel 2013 è giunta alla pubblicazione del DSM V nel quale sono stati apportate ulteriori modifiche per quanto riguarda la diagnosi di PTSD, incluso nella categoria dei “disturbi correlati a eventi traumatici o stressanti”. Esso può essere definito come un disturbo che si sviluppa in genere dopo un evento particolarmente traumatico, ovvero un evento che ha messo in pericolo la salute e l’integrità fisica o psichica del soggetto. Si caratterizza per sintomi particolarmente invalidanti, come ansia molto intensa e frequente, calo del tono dell’umore, pensieri, immagini o ricordi intrusivi dell’evento traumatico e spesso un vissuto emotivo molto intenso. Se la sofferenza della vittima si prolunga per oltre un mese dall’esposizione al trauma e interferisce significativamente con la vita lavorativa, sociale o scolastica dell’individuo, va posta la diagnosi di PTSD.
Criteri diagnostici
I criteri del DSM V per il disturbo da stress post-traumatico, che riguardano sia adulti, sia adolescenti che bambini sopra i 6 anni, sono:
- Esposizione a un evento traumatico, reale, in maniera diretta o indiretta.
- Sintomi di risperimentazione: il soggetto si trova a rivivere ripetutamente il momento del trauma in vario modo.
- Sintomi di evitamento: nel tentativo di evitare la risperimentazione del trauma, la vittima può cominciare a evitare situazioni esterne che ricordano, simboleggiano o sono in qualche modo associate all’evento traumatico.
- Alterazione negativa dei pensieri e delle emozioni: la persona presenta una riduzione della propria reattività verso il mondo esterno e lamenta una diminuzione dell’interesse o della partecipazione ad attività precedentemente piacevoli, prova sentimenti di distacco e di estraneità, manifesta una diminuita capacità di provare emozioni, sia positive che negative, e si palesa un senso di sfiducia nelle prospettive future.
- Sintomi di iperattivazione (arousal): la persona sviluppa una sorta di ipersensibilità ai potenziali segnali di pericolo, che la porta ad essere costantemente in allerta, a rispondere in maniera esplosiva e rabbiosa e a vivere in uno stato di ipervigilanza.
- Durata: tutti i sintomi devono essere presenti da almeno un mese.
- Il disturbo deve causare un significativo disagio o disabilità in ambito sociale, lavorativo e in altre aree significative per il funzionamento dell’individuo.
- Il disturbo non è attribuibile all’uso di sostanze o farmaci o altra condizione medica.
PTSD: ricerche e critiche
Nel tempo, il costrutto di disturbo da stress post-traumatico ha ricevuto sempre maggiore attenzione, guidato dalle preoccupazioni relative agli effetti sulla salute mentale conseguenti a guerre, conflitti e violenze interpersonali. Tale costrutto, inoltre, è stato utilizzato sia per far avanzare la ricerca sia per organizzare interventi psicologici, con l’obiettivo di migliorare la vita delle persone colpite dal trauma. Tuttavia, la categoria diagnostica del PTSD non è esente da critiche e aspetti controversi.
Sebbene la categoria diagnostica del PTSD abbia un’utilità fondamentale per coloro che forniscono trattamenti all’interno del sistema di cure, essa potrebbe non conformarsi ai modelli culturali con cui le persone danno un senso agli eventi traumatici e alla successiva sofferenza (Bryant-Davis, 2005). In particolar modo, da un punto di vista psicodinamico e psicoanalitico, il trauma e i suoi effetti, soprattutto se in seguito ai men-made disasters, vanno oltre la categorizzazione diagnostica.
Il costrutto diagnostico del PTSD descrive alcune caratteristiche di una risposta universale al trauma, tuttavia ignora altre forme culturalmente più specifiche di esprimere sintomi correlati al trauma. È, quindi, necessario andare oltre la semplice categorizzazione diagnostica, nel tentativo di comprendere per intero gli eventi traumatici, la sofferenza, il rischio esperiti dall’individuo, come anche la possibilità di ripresa e i fattori individuali e comunitari che ne influenzano l’esito. È necessario porre l’attenzione sul più ampio contesto relativo alle cause sociali e alle conseguenze degli eventi traumatici come guerra, migrazione e violenza. I professionisti della salute mentale hanno bisogno di queste informazioni per valutare più accuratamente la presenza della malattia, per comunicare meglio la loro comprensione e preoccupazione, per promuovere l’accettazione del trattamento e ridurre il carico emotivo della malattia.
Bibliografia
American Psychiatric Association (1980). Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, 3ᵃ ed. (DSM-III). Tr. it. Milano: Masson, 1983.
American Psychiatric Association (2013). Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, 5ᵃ ed. (DSM-V). Tr. it. Milano: Raffaello Cortina, 2014.
Bryant-Davis, T. (2005). The trauma of racism: Implication for counseling, research, and education. The Counseling Psychologist, 33, 574.
Colombo, P.P., e Mantua, V. (2001). Il Disturbo Post-traumatico da Stress nella vita quotidiana. Rivista di psichiatria, 36(2), 55-68.