LA GESTIONE DEL CONFLITTO
Nella nostra cultura, il termine conflitto richiama significati negativi perché associato a scontri, guerre e violenza. In realtà, una buona gestione del conflitto apre a grandi opportunità.
Il conflitto viene definito come lo stato di tensione che una persona ha nel momento in cui riscontra bisogni, desideri, impulsi e motivazioni contrastanti.
Un conflitto può nascere in qualsiasi ambito della vita quotidiana. All’interno di questo articolo si parlerà del conflitto all’interno di un processo organizzativo.
In ambito organizzativo, il conflitto è una situazione dove le persone percepiscono incompatibilità di pensiero o comportamento nel raggiungimento degli obiettivi.
Esistono tre diversi tipi di conflitto:
- Diadico: è il tipico conflitto che avviene tra due individui appartenenti a gruppi di lavoro diversi o allo stesso
- Intragruppo: all’interno dello stesso gruppo
- Intergruppo: tra più gruppi
Esistono diverse modalità di gestione del conflitto, che vengono spiegate tramite metafore di animali.
Le tartarughe sono solite ritirarsi nel loro guscio per evitare i conflitti.
Le persone che adottano questo stile trascurano i loro interessi personali e le relazioni e credono che sia meglio ritirarsi fisicamente e psicologicamente dalle situazioni conflittuali. Solitamente sono persone che sono spaventate dal conflitto e dalla sua possibile degenerazione e non hanno fiducia nel fatto che si possa trovare una soluzione condivisa. Potrebbe essere utile quando le persone sono troppo coinvolte emotivamente.
Gli squali cercano di vincere costringendo i rivali ad adottare la loro soluzione al conflitto.
Per queste persone gli interessi personali sono più importanti rispetto alle relazioni. Non hanno bisogno degli altri e cercano di vincere attaccando e intimorendo. Il conflitto, dunque, si risolve quando una persona ha il sopravvento sull’altra. Potrebbe essere utile quando è necessario prendere una decisione in tempi brevi e in una situazione di emergenza.
Per l’orsacchiotto le relazioni interpersonali hanno molta più importanza dei propri interessi.
Queste persone vogliono farsi accettare e amare dagli altri e pensano che i conflitti debbano essere evitati. Per questo motivo sono disposti a mettere da parte le loro aspirazioni per preservare le relazioni. Potrebbe essere utile nei casi in cui i temi del conflitto non sono così rilevanti da meritare una discussione aperta che potrebbe ingigantire la questione e compromettere le relazioni.
Le volpi solitamente cercano il compromesso e sono disposte a mettere da parte qualche loro interesse.
In particolare, cercano delle soluzioni in cui ogni parte guadagni qualcosa e si tengono sempre nel mezzo di due posizioni estreme. È il primo passo verso la collaborazione, anche se rimane ancorato a un piano più reazionale e legato al raggiungimento degli obiettivi. È efficace quando si deve raggiungere uno scopo comune e ognuno accetta di perdere qualcosa per arrivare all’obiettivo.
I gufi affrontano i conflitti come problemi da risolvere e cercano di raggiungere delle soluzioni che vadano bene per tutti.
Valorizzano al massimo sia i propri interessi sia le relazioni. Si entra nella dinamica win-win e permette di raggiungere dei risultati duraturi perchè profondamente discussi e condivisi. Questa modalità, però, richiede molto tempo, una buona capacità di comunicazione e di conoscenza di sé stessi.
Ognuno degli stili di gestione del conflitto ha i suoi vantaggi e svantaggi. Dunque, non si può definire una modalità più corretta di un’altra. È fondamentale saper scegliere quale adottare in base al contesto e al momento.
In sintesi, il conflitto non va mai evitato, ma deve essere aggirato, gestito e trasformato in risorsa in modo che possa diventare un momento costruttivo e di confronto.
BIBLIOGRAFIA
Fragomeni, T. (2011). I professionisti e la gestione dei conflitti. Un metodo innovativo per integrare competenze tecniche relazionali, risolvere conflitti e concludere negoziazioni. Milano: Franco Angeli