Adolescenza oggi: ragazzi problematici o adulti più fragili?
di Francesca Vecchione
L’adolescenza, si sa, è una fase di crescita delicata e critica. Negli ultimi anni si parla di un aumento delle problematiche tra i ragazzi. Crescono i disturbi d’ansia, aumentano i problemi alimentari, preoccupa l’aumento dei disturbi comportamentali in famiglia e a scuola.
C’è stato effettivamente un cambiamento dei ragazzi e una intensificazione dei disturbi o è cambiato qualcosa nel funzionamento familiare?
Essere adolescenti comporta dover affrontare nuove sfide evolutive. Significa dover fare i conti con un corpo che cambia, che si fa fatica a riconoscere e, a volte, ad accettare. Significa dover ridefinire il proprio ruolo da bambino a giovane adulto, imparare a gestire e a conquistarsi la propria indipendenza e autonomia. Trovare una definizione di sé stessi nel gruppo dei pari.
Tutto questo lavoro di crescita comporta dei momenti di crisi, di sofferenza, di rottura degli equilibri che c’erano prima, per costruire una nuova ridefinizione di ruoli e della propria identità.
Gli adulti che ruotano intorno a questi ragazzi come vivono i loro momenti di crisi? Sono in grado di essere d’aiuto nell’affrontare tutto questo?
Quello che si osserva oggi è che, spesso, accanto alla sofferenza degli adolescenti ci sono adulti altrettanto in difficoltà. C’è una fatica dei genitori nel sostenere il dolore dei propri figli e ad accompagnarli nell’attraversarlo.
Un adulto che si spaventa, tuttavia, non fa altro che aumentare il senso di inadeguatezza di un ragazzo in crescita.
Quando il proprio figlio vive un momento difficile o di sofferenza, il genitore entra nel meccanismo del “dover fare”: sente che deve agire, deve fare qualcosa per “tirarlo fuori” da questa situazione. Questo, però, risponde ad un suo bisogno personale, che è quello di riconoscersi come il bravo genitore che risolve il problema. In questo modo, però, non sarà in grado di rispecchiare quelli che sono i reali bisogni del proprio ragazzo, che si sentirà non capito e non ascoltato nella sua sofferenza.
L’adolescente non ha bisogno di qualcuno che gli trovi una soluzione per uscire dai suoi momenti di crisi ma di un adulto che non si spaventi davanti a questi, che sia in grado di accettarlo anche nel suo dolore, insegnandogli che nella crescita la crisi è fisiologica.
Per affrontare le sfide evolutive dell’adolescenza e i momenti di crisi, anche quelli più gravi, gli adulti devono ritrovare la loro funzione di rispecchiamento. Devono limitare il loro bisogno di agire e imparare a osservare il ragazzo che hanno difronte. Imparare a vedere ciò che di bello e positivo c’è nel proprio figlio e non solo ciò che delude. Insegnare ai propri ragazzi che la crescita passa anche attraverso il fallimento e che il proprio valore sta nell’attraversarlo. Come genitori più che il saper fare è importante il saper esserci.