Tempo di vacanze: via allo scrolling infinito
di Loredana Luise
Tempo di meritate vacanze dallo studio, dagli impegni scolastici e dalle molteplici attività
pomeridiane che molto spesso scandiscono il tempo di almeno nove mesi l’anno. Estate, sole, mare
montagna ma anche giornate intere senza fare nulla o quasi, cercando di far passare il tempo per
non sentire la noia e la frustrazione del non saper cosa fare.
Spesso i cellulari sostituiscono le babysitter: alcune famiglie mi confidano che lasciano
tranquillamente soli i loro figli perché, “sono a casa, si comportano bene, stanno un po’ al telefono e
non è necessario che qualcuno sia presente o controlli…….. guardano un po’ il telefono, ma sono
tranquilli e stanno lontani da rischi e pericoli” : questo quello che mi sento dire di frequente a
conferma di una normale consuetudine in molte famiglie, impegnate ad incastrare mille impegni ed
attività quotidiane tra le quali anche il tempo libero dei figli.
Il telefono, il computer o il tablet sono ormai compagni di vita e come tali sono sempre presenti e
connessi per tutti noi. Per i ragazzi è una vera e propria calamita. Rimangono incollati a guardare
senza percezione alcuna dello scorrere del tempo e della loro passività assoluto nell’azione che
stanno compiendo. Guardano input diversi che per algoritmo si organizzano per compiacerli:
continuano incuriositi e compiaciuti, a seguire ogni novità, considerando questa coincidenza di
contenuti quasi come fosse una magia alla quale non devono dare spiegazione, ma solo
curiosamente seguire. A volte l’esperienza è piacevole, altre lo è meno, ed è proprio questa
incertezza che attira li ancora di più, perché non sanno precisamente cosa può accadere proprio
come spesso accade nel gioco d’azzardo.
Se a queste visioni fanno seguito poi le gratificazioni derivanti dall’interazione con altre persone,
dall’essere riconosciuti, apprezzati e seguiti, nessun’altra esperienza diventa più molto importante.
Le mie emozioni provengono ed escono da quello schermo e tutto il resto è noia. Paradossalmente
quella che un tempo era noia ora è solo attesa di ricevere quella gratificazione. Basta muovere i due
pollici verso l’alto che ricompare quella strana sensazione di alienante benessere.
Se traduciamo questi comportamenti in termini di meccanismo psicologico quello che si trova alla
base della necessità di scorrere continuamente lo schermo del telefono è il meccanismo della
ricompensa. Quando andiamo a cercare notizie, informazioni e immagini che in qualche modo
richiamano la nostra attenzione attiviamo dei meccanismi di tipo compulsivo perché il nostro
cervello ad ogni “like”, riconoscimento o coincidenza di contenuti per noi piacevoli produce
dopamina che è alla base del nostro senso di gratificazione. Anche se la risposta non è
immediatamente positiva, più frequentemente riusciamo ad esperire gratificazione più andiamo
compulsivamente alla ricerca di gratificazione.
Questo è il meccanismo che si trova alla base di tutte le dipendenze e quindi, in quanto tale, fa in
modo che un po’ alla volta si diventi totalmente dipendenti dalla continua ricerca di gratificazione
attraverso lo “scrolling”.
Ma quanto tempo passano realmente i ragazzi on line?
Per loro sempre poco mentre per i genitori questo argomento diventa oggetto di contestazione e di
lotta quotidiana con i figli.
La maggior parte dei genitori non sa neanche che esista la possibilità di vedere quanto tempo si
rimane connessi, accedendo semplicemente alle impostazioni del telefono. Quando durante le
consulenze chiedo ai genitori di farlo assieme, improvvisamente scoprono la quantità di tempo che
loro stessi passano on line. Mi sono capitati mamme e papà che stavano connessi più dei figli!
Quindi come fare per far si che l’esperienza on line dei ragazzi non diventi solo una compulsione
dettata da una dipendenza?
Innanzitutto è necessario acquisire consapevolezza dell’esistenza di questo rischio e rendere
altrettanto consapevoli i figli della possibilità che ciò possa accadere. Quando è ancora possibile è
necessario fare una vera e propria prevenzione coinvolgendo i figli nella gestione del tempo, nella
condivisione delle esperienze e nel lasciare sempre una porta aperta per dubbi o confronti. Non si
tratta di vigilare o di imporre delle regole ma di condividere assieme una modalità di gestione
adeguata a salvaguardare la loro salute e la loro esperienza di vita.
Nelle situazioni in cui si sia creata già una dipendenza è sicuramente molto più complicato, ma
anche in questo caso diventa indispensabile condividere con i figli la necessità di regolarsi e di farsi
aiutare a farlo.
L’estate offre mille occasioni per fare esperienze all’aria aperta godendo del bel tempo e delle molte
ore di luce. Offrire esperienze diverse, coinvolgerli in situazioni reali nelle quali sperimentare
emozioni e sensazioni, può essere realmente una nuova palestra di vita. E’ un altro ambito
educativo che richiede energie ed impegno costante da parte dei genitori, ma la posta in gioco è
molto alta, l’equilibrio emotivo dei nostri figli che devono avere l’occasione di provare che le
emozioni non vanno in stand by, non hanno bisogno di essere messe in carica, ci sono e ci allenano
continuamente ad affrontare tutte le sfide della vita.
Bibliografia
Le dipendenze tecnologiche, valutazione diagnosi e cura G. Lavenia – Giunti Editore 2018
Tutto troppo presto A. Pellai DeAgostini 2021
Figli di internet M. Lancini Erickson 2022
Disconnessi e felici M. Masip Edizioni Il Punto 2019
Genitorilità positiva M. Iavarone Città nuova edizione 2023