Attenzione: problematiche e interventi riabilitativi
Quali sono le problematiche più comuni che coinvolgono l’attenzione in età evolutiva e gli interventi riabilitativi consigliati.
Il termine attenzione non ha una definizione univoca e condivisa, ma si può pensare a una funzione di base necessaria per eseguire tutte le comuni attività cognitive, emotive e comportamentali.
Quali sono le problematiche più comuni in età evolutiva?
In età evolutiva una delle patologie più frequenti che riguarda l’attenzione è il Disturbo da deficit attentivo (DDAI). In questo caso, il bambino, con un Q.I. nella norma, non riuscirà a mantenere l’attenzione a lungo, spesso può essere irrequieto, lavorare in modo disorganizzato soprattutto in compiti che richiedono un notevole sforzo. Esistono poi deficit di attenzione nel Disturbo dello Spettro Autistico o nel Ritardo Mentale.
Cosa è importante fare in questi casi?
Le metodologie di intervento in età evolutiva avvengono a tre livelli: individuale, su bambini; familiare; scolastico. Ad ogni livello è opportuno intervenire sia con metodologie cognitivo-comportamentali sia con metodologie che servano a rendere più funzionali le emozioni.
La cosa più importante da fare è creare un contesto pulito, ben organizzato, con regole chiare e condivise da tutti i caregivers. Le regole, ad esempio, sono fondamentali per il processo di adattamento. E’ come se rappresentassero i binari entro cui canalizzare le energie, senza i binari il treno può deragliare. Vediamo insieme alcuni modi per rendere più efficace la proposta delle regole:
- esprimere le regole al positivo;
- parlare poco senza troppe ripetizioni;
- le regole devono essere concrete;
- vanno date nel momento giusto;
- le regole devono essere poche.
Altre procedure cognitivo-comportamentali che possono essere utilizzate sono: i rinforzi, eventi che aumentano la probabilità di emissione di un comportamento; la token economy (vedi questo articolo); l’estinzione, che consiste nell’ignorare un comportamento che solitamente richiede attenzione; lo shaping o modellaggio, che consiste nel rinforzare ogni approssimazione sempre più simile al comportamento che si vuole raggiungere; l’imitazione affinchè il caregiver si ponga come modello costante e coerente del comportamento da seguire.