L’effetto spettatore nei luoghi di lavoro

Perché si assiste a comportamenti scorretti senza intervenire e come promuovere la responsabilità individuale

Il silenzio collettivo negli ambienti lavorativi

Capita spesso, nei luoghi di lavoro, di assistere a comportamenti scorretti come microaggressioni, esclusione sociale, mobbing o vere e proprie violazioni etiche, senza che nessuno intervenga. Colleghi che evitano lo scontro, manager che fanno finta di non vedere, interi team che tacciono. Questo fenomeno ha un nome ben preciso nella psicologia sociale: l’effetto spettatore, o bystander effect.
Originariamente studiato in situazioni di emergenza fisica (come nel celebre caso di Kitty Genovese a New York nel 1964), l’effetto spettatore si manifesta quando più persone assistono a un evento problematico ma nessuno si assume la responsabilità di agire, aspettandosi che “qualcun altro” lo faccia. Più spettatori ci sono, più cala la probabilità che ciascuno intervenga.
Nel contesto lavorativo, questo meccanismo è particolarmente insidioso. Il timore di ritorsioni, la gerarchia, il desiderio di evitare conflitti e il bisogno di “non esporsi” rendono il silenzio una scelta apparentemente più sicura. Ma così facendo, il comportamento scorretto si normalizza, e chi ne è vittima si ritrova isolato due volte: dall’aggressore e da chi assiste senza dire nulla.

Le cause psicologiche del non intervento

Le ragioni per cui i dipendenti non intervengono di fronte a un comportamento scorretto sono molteplici, e affondano le radici in dinamiche sociali ben documentate:

  • Diffusione della responsabilità: se siamo in tanti, sentiamo meno la pressione individuale ad agire.
  • Ambiguità della situazione: spesso non è chiaro se ciò che si sta osservando è davvero “sbagliato” o se si sta esagerando.
  • Conformismo e norme silenziose: se nessun altro interviene, si tende a pensare che “non sia poi così grave”.
  • Timore di ritorsioni: paura di danneggiare le proprie relazioni professionali o la carriera.
  • Disumanizzazione o distanza emotiva: chi agisce in modo scorretto può essere percepito come “potente” o intoccabile, mentre la vittima viene spesso isolata anche sul piano emotivo.

Il costo del silenzio

Ignorare un comportamento scorretto non significa essere neutrali. Anzi, spesso equivale a legittimarlo. Le conseguenze sono pesanti:

  • Aumento del turnover tra i dipendenti.
  • Diminuzione della motivazione e della fiducia organizzativa.
  • Maggiore rischio di burnout per chi subisce o assiste.
  • Peggioramento del clima aziendale e calo della produttività.

In altre parole, il silenzio ha un costo economico, umano e culturale.

Strategie per promuovere la responsabilità individuale

Contrastare l’effetto spettatore non è semplice, ma è possibile. Serve un cambiamento sia culturale che strutturale, che responsabilizzi i singoli e favorisca una cultura del coraggio e della cura collettiva.
Ecco alcune strategie concrete:

1. Formazione mirata su etica e comportamento

Organizzare workshop e moduli formativi sul bystander effect, l’assertività, la gestione dei conflitti e il riconoscimento delle microaggressioni. La consapevolezza è il primo passo verso l’azione.

2. Creazione di canali sicuri per le segnalazioni

La presenza di strumenti anonimi, come mailbox digitali o figure aziendali dedicate (es. “whistleblower advisor”), facilita il processo di denuncia senza esporsi direttamente.

3. Rafforzare la cultura del feedback

Favorire una comunicazione aperta e non giudicante, dove i dipendenti si sentano liberi di esprimere disagio o dubbio senza temere ripercussioni.

4. Esempio dall’alto

I leader hanno un impatto fondamentale: il loro comportamento modella quello degli altri. Se manager e responsabili intervengono tempestivamente contro le scorrettezze, anche il resto del team sarà più propenso a farlo.

5. Riconoscere e valorizzare chi interviene

Premiare i “bystander attivi” con menzioni pubbliche, bonus etici o altre forme di riconoscimento può rafforzare comportamenti virtuosi.

Conclusione

Nel mondo del lavoro, l’effetto spettatore rappresenta un ostacolo invisibile ma potentissimo alla creazione di ambienti sani, equi e collaborativi. Superarlo non è una questione solo individuale, ma collettiva: si tratta di costruire una cultura in cui ciascuno senta che il proprio sguardo ha valore e il proprio silenzio un peso.
Intervenire richiede coraggio, ma non intervenire può essere ancora più dannoso. E ogni piccola azione può diventare un grande esempio.

Bibliografia

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