La sessualità infantile
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Paolo Cotrufo affronta il tema più controverso della psicoanalisi Freudiana ovvero la Sessualità infantile. Questo rappresenta un concetto paradossale in quanto se si è ancora immaturi dal punto di vista sessuale genitale come può esistere una sessualità.
Freud arriva a questo paradosso attraverso una indagine scientifica, cioè la sessualità infantile è una scoperta che precede l’esistenza stessa della psicoanalisi. Infatti il concetto nasce durante la cura delle sue pazienti isteriche, in cui attraverso l’ipnosi venivano fuori episodi avvenuti durante l’infanzia.
Ovvero i suoi pazienti avevano dei ricordi che riaffioravano nell’inconscio rimosso, secondo i quali avrebbero vissuto delle esperienze sessuali che Freud considerava traumatiche.
Questa teoria della seduzione, per la quale la sessualità infantile sarebbe presente a causa di un episodio avvenuto nel corso dell’infanzia, fu abbandonata da Freud nel 1897, quando pensò che da un punto di vista statistico era improbabile che il numero dei bambini che subivano delle seduzioni fosse così elevato.
Così Freud abbandona la teoria della seduzione e con questo abbandono nasce quella che oggi noi conosciamo essere come la psicoanalisi e tutte le teorie sul funzionamento inconscio.
Questo abbandono corrisponde ad una conclusione a cui è costretto giungere nel 97 quando dichiara espressamente che è impossibile distinguere un episodio realmente avvenuto da una fantasia investita di affetto, il che vorrebbe dire che quelle tracce amnestiche che lui recuperava nel corso dei trattamenti ipnotici potevano essere indistintamente realmente accadute oppure essere state fantasticate dà quel bambino nel corso dell’infanzia ed investite d’affetto.
La presenza di una sessualità infantile dunque è per Freud una caratteristica innata degli esseri umani, cioè l’abbandono della teoria della seduzione in un certo senso costringe Freud a considerare che il bambino nasca fornito di una pulsione sessuale innata, questa concezione lo spinge poi in tre saggi 1905 a definire il bambino come un perverso polimorfo.
Con questa definizione Freud spingerà per sempre la psicoanalisi a lottare per ottenere una credibilità, tuttavia il concetto della sessualità infantile è stato appreso successivamente da alcuni analisti francesi, che considerano la sessualità infantile non il frutto di innatismo ma comunque il frutto di una seduzione
E’ una seduzione che non è più puntuale, non è un evento traumatico quindi un abuso sessuale subito, quanto piuttosto il frutto di un insieme costante e continuo di atteggiamenti seduttivi, cioè portatori di Eros nei confronti del bambino che in qualche modo deformano l’eccitazione endogena di un bambino fornendo questa eccitazione un codice che potremmo definire sessuale.
Quindi le attenzioni e le cure che gli adulti rivolgono ai loro bambini, baci, carezze, le pomate, il talco, il bagnetto, tutti quei momenti in cui l’adulto si avvicina al bambino, potrebbero essere sostanzialmente i momenti determinanti di una decodifica delle eccitazioni somatiche del bambino, come delle eccitazioni sostanzialmente erotiche.
Questo crea con l’arrivo della pubertà un ulteriore paradosso e cioè il paradosso della sessualità umana sarebbe ciò che è stato acquisito, cioè appunto questa eccitazione sessuale nel corso dell’infanzia, sarebbe avvenuto prima dell’innato e dove l’ innato è appunto la sessualità gonadica della pubertà dell’adolescenza che arriverebbe successivamente, quindi la spinta potremmo dire istintuale sessuale dell’umano quando arriva durante la pubertà e come se trovasse un campo già occupato da una sessualità infantile inconscia in quanto è stata rimossa proprio nel corso dell’infanzia.