La famiglia: rapporti di parentela e legami affettivi
La pandemia e il conseguente lockdown, ci hanno dato l’opportunità di trascorrere molto più tempo con i nostri familiari, (ri)scoprendo valori, affetti, presenze/assenze, collaborazioni e passioni, ma anche difetti e conflittualità.
In effetti i primi studi psicologici e sociologici hanno tradizionalmente definito la Famiglia come l’insieme di persone legate esclusivamente da un vincolo di parentela: l’albero genealogico disegnato in terza elementare rappresentava quindi graficamente i legami fra tutti i membri, stabilendo così relazioni anche tra coloro che effettivamente non si frequentavano.
Le trasformazioni sociali e culturali degli ultimi decenni hanno portato ad una profonda modifica della definizione di famiglia, introducendo legami di natura affettiva e relazioni di attaccamento e di intimità. Da qui la necessità per gli psicologi di utilizzare il genogramma, un albero genealogico 2.0, diremmo oggi, in cui la struttura familiare include tutte le persone che hanno un ruolo significativo nella vita di un individuo, pur non condividendo legami di sangue.
È considerata Famiglia, quindi, non solo quella tradizionale con due genitori e figli al seguito, ma anche quelle nuove forme come la monoparentale, la famiglia di fatto e ancora quella ricostituita, in cui ciascun membro stabilisce con gli altri delle interazioni fatte di compiti e regole, aspettative e ruoli, che spesso vanno letti in un’ottica generazionale.
Considerando quindi la famiglia come un sistema aperto, dinamico e fluttuante, l’attenzione si pone sul suo ciclo vitale, in cui i bisogni personali evolvono in base all’età, ma allo stesso tempo tendono a conservarsi per non perdere la propria identità: una continua sfida all’omeostasi evolutiva cui ciascuno di noi, col proprio ruolo di figlio/genitore/coniuge è chiamato a portare il proprio contributo.
Il legame che unisce la tua vera famiglia non è quello del sangue, ma quello del rispetto e della gioia per le reciproche vite.(Richard Bach)