L’inganno del tempo
Cenni di fenomenologia, psicoterapia della Gestalt e Analisi Transazionale
“Che cos’è il tempo? Se nessuno me lo domanda, lo so; se voglio spiegarlo a chi me lo chiede, non lo so più”. Da questa riflessione di S. Agostino si evince l’impossibilità per l’essere umano di definire il tempo, la cui realtà risiede nella continuità interiore della coscienza. Il pensiero agostiniano traccia una netta demarcazione tra il tempo dell’orologio del mondo esterno e il tempo vissuto del mondo interno. Mentre le lancette separano i momenti dell’esistenza (tempo dal greco ‘temneim’ significa per l’appunto dividere, separare), l’anima per sua natura fluisce liberamente nello scorrere ininterrotto dell’esperienza e nell’unico tempo realmente esistente: il presente.
Alterazioni del tempo vissuto
Il tempo interiore è sempre intonato emotivamente, per cui assume in ogni momento ampiezza, densità e coloritura in relazione all’eccitazione e allo stato d’animo che si sta vivendo. Se per qualche ragione il flusso spontaneo dell’energia vitale viene inibito, il ciclo naturale dell’esperienza si interrompe e l’accumulo di tensione psichica che si crea può sfociare in forme di disagio e disarticolazioni temporali. Il tempo può rallentare o accelerare, arrivare a coagularsi e immobilizzarsi in stati di passività oppure intraprendere una frenetica e inefficace corsa in cui ogni cosa sembra sfuggire. In questo scenario si collocano le esperienze depressive e ansiose. Nelle prime, vi è un passato che ristagna nel presente oscurato dai ricordi e un eclissarsi della speranza che spegne il futuro. Nelle seconde, le tre dimensioni temporali – passato, presente e futuro – coesistono in una vorticosa anticipazione di eventi, perlopiù negativa e drammatica, in cui vi è una certa rigidità dovuta al riproporsi del passato e dei suoi aspetti fissi.
L’evitamento del presente
Ogni individuo, in quanto organismo completo e capace di adattarsi all’ambiente, possiede tutte le risorse per affrontare il presente, rispondere ai propri bisogni e autorealizzarsi. Tuttavia, in assenza dello sviluppo di una adeguata autonomia, il processo di autoregolazione organismica può bloccarsi a causa di meccanismi che intervengono per interrompere il contatto e impedire l’esperienza. Tali meccanismi, se da un lato svolgono una funzione difensiva dall’altro determinano un evitamento della realtà che, nel tentativo di eludere la sofferenza naturale che fa parte della vita e i rischi emotivi che la crescita e il cambiamento comportano, diventa responsabile dell’insorgere del malessere. Chi evita il contatto può rifugiarsi in una realtà falsamente presente. Nei ricordi di un passato mantenuto vivo anche se di fatto non esiste più, oppure nelle fantasie, salvifiche o catastrofiche, su un futuro che viene anticipato e vissuto come già conosciuto. Quando le capacità adulte sono disattivate, il ricorso a modalità arcaiche rivelatesi efficaci in epoche precedenti, che offrono una protezione solo illusoria di fronte alle difficoltà della vita, lascia i bisogni del presente insoddisfatti, generando frustrazione e senso di impotenza.
La psicoterapia: emozioni, qui e ora, autonomia
La psicoterapia è il luogo in cui i vissuti vengono riconosciuti, espressi e integrati. Mentre la cultura occidentale, nel valorizzare le qualità della ragione e del fare a scapito del sentire, con l’idea che il mondo e gli spazi vuoti debbano essere riempiti, crea la strada per le interruzioni del contatto e l’esclusione degli aspetti di sé indesiderati, la terapia sostiene la consapevolezza dell’esperienza e la sua naturale continuità. La sofferenza, la paura della morte e l’angoscia esistenziale, che quanto più sono temute e negate tanto più trattengono l’energia vitale e lacerano l’esistenza, possono essere accolte, rivelate, e infine, tollerate internamente. La noia può essere sperimentata nella sua assenza di struttura e il nulla, spogliato dell’aspettativa che debba essere qualcosa, si trasforma nel vuoto fertile da cui nasce il nuovo. Il terapeuta invita la persona ad abbandonare gli evitamenti, gli attaccamenti al passato e le anticipazioni del futuro e a stare nel qui e ora. Dando il permesso a sentire e accogliere ogni parte di sé senza giudizio, sostiene e guida la persona ad essere ciò che è e ad accettare la realtà per quella che è. L’accompagna a divenire consapevole delle modalità infantili, manipolative e dipendenti che mette in atto, deresponsabilizzandosi, e dei messaggi genitoriali introiettati cui resta fedele, nonostante limitino la sua espressività e autonomia. Il processo terapeutico mira a liberare il presente dai condizionamenti copionali che imprigionano nella ripetizione degli schemi antichi e nelle impasse dei conflitti, tra il sentire che reclama attenzione e soddisfacimento da una parte e gli impedimenti interni all’espressione di sé e alla gratificazione dei bisogni dall’altra. Quando il passato può essere storicizzato e il futuro vissuto come dimensione aperta al possibile, la persona può disporre delle sue risorse per rispondere in modo coerente al qui e ora della realtà interna ed esterna che vive e realizzare pienamente sé stessa.