Adolescenza interrotta
I racconti dei ragazzi di un liceo dell’area metropolitana di Napoli.
Il virus che ormai da un anno ci tiene in ostaggio è atterrato nelle vite di tutti noi deflagrando e sconvolgendo la nostra quotidianità. Il senso di ‘vita interrotta’ di ‘sospensione’ di ‘costante ripetersi di giorni uguali a se stessi’ è ciò che raccontano i ragazzi di un Liceo dell’area metropolitana a nord di Napoli presso il quale svolgo il mio lavoro di psicologa.
I ragazzi si raccontano e confessano la loro sofferenza, taciuta ai più
La rabbia e la tristezza sono le emozioni che più li accompagnano nelle loro giornate: loro, i ragazzi, non hanno nessuna ‘scusa’ per uscire un po’, vedere amici, la fidanzata/o, loro non hanno motivi validi per andare in giro, loro, quando ci vanno in giro, sono irresponsabili e menefreghisti. Certo lo sanno che alcuni loro amici non rispettano le regole e che almeno dovrebbero mettere la mascherina, ma almeno però loro escono un po’, perché dopo un anno davvero non se ne può più. Mi raccontano che non hanno voglia di studiare e se lo fanno non è la stessa cosa, qualcuno mi racconta che non vuole alzarsi la mattina perché tanto è inutile. Qualche altro mi dice che non può parlare con nessuno e allora la sofferenza e il disagio aumentano. Il mio lavoro cominciato a Dicembre dello scorso anno in piena seconda ondata continua e terminerà a Maggio e mai come in questo periodo la sensazione è che ascoltare empaticamente è sollievo, contenimento e forza per questi ragazzi della pandemia.