Funzionamento cognitivo e gli effetti della pandemia
Nell’ultimo anno e mezzo, la pandemia ha imposto un nuovo tipo di quotidianità. Soprattutto nei periodi di lockdown, essa è stata caratterizzata da isolamento e solitudine, carenza di stimoli esterni, monotonia, anche noia, che hanno influito sulla salute psico-fisica e sul funzionamento cognitivo della collettività.
Molte persone ad ora riscontrano ancora difficoltà nello svolgere attività quotidiane. Fanno fatica a concentrarsi e ad occupare le giornate, si sentono stanchi e lenti nei movimenti. Hanno difficoltà nel trovare nuovi stimoli che gli permetterebbero di modificare la routine quotidiana.
Molti hanno riscontrato un affaticamento o annebbiamento mentale
Questo “annebbiamento mentale” può essere associato alla compromissione del normale funzionamento dei processi cognitivi, causata dalle restrizioni e dagli interventi messi in atto per contenere l’emergenza pandemica. Le funzioni cognitive come attenzione, memoria, percezione e ragionamento hanno bisogno di continue stimolazioni esterne e devono essere costantemente esercitate per mantenersi funzionali e attive. Il lockdown, e la pandemia in generale, ha messo a dura prova questo esercizio.
L’Università di Padova ha sviluppato uno studio che ha indagato gli effetti del lockdown sul funzionamento cognitivo di 1215 persone tra i 18 e gli 88 anni
Lo studio di Fiorenzano, Zabberoni, Costa e Cona (2021) ha dimostrato come il lockdown dovuto al COVID-19 ha avuto un sostanziale impatto sui processi cognitivi della popolazione. Si è riscontrato un peggioramento del funzionamento cognitivo globale rispetto al periodo pre-lockdown. Problemi nel funzionamento cognitivo sono stati per lo più percepiti nelle attività quotidiane che coinvolgono l’attenzione, l’orientamento temporale e le funzioni esecutive. Le abilità linguistiche non hanno subito alcun cambiamento.
La memoria, al contrario, è risultata rafforzata, con una riduzione nei problemi di dimenticanza rispetto al periodo pre-lockdown. I ricercatori hanno associato tale risultato ai massicci cambiamenti del contesto dovuti al lockdown e quindi, in un certo senso, alla monotonia e all’isolamento. Durante le restrizioni, la quotidianità era caratterizzata da un ritmo meno frenetico. Questo ha ridotto al minimo anche i potenziali fallimenti della memoria, portando, quindi, a un miglioramento soggettivo della memoria.
Problemi cognitivi e problemi di salute mentale risultano essere strettamente connessi
I fattori di rischio rilevanti per il peggioramento delle funzioni cognitive, e anche della salute mentale, sono essere donna, essere giovane (sotto i 45 anni), lavorare da casa o essere sottoccupati. Lo studio, infatti, ha anche riportato un legame fra ansia, depressione e problemi cognitivi. All’aumentare dei sintomi psicologici depressivi o ansiosi corrispondeva una maggiore compromissione delle prestazioni cognitive quotidiane.
Ad oggi, ancora molte persone risentono degli effetti psicologici dell’isolamento e della reclusione dovuti alla pandemia, riscontrando difficoltà nel riprendere attività quotidiane. Conoscere le conseguenze cognitive e psicologiche associate alla pandemia è cruciale per fornire interventi psicologici efficaci e di supporto, in particolare alle popolazioni vulnerabili.
Bibliografia
Fiorenzato E., Zabberoni S., Costa A., Cona G. (2021). Cognitive and mental health changes and their vulnerability factors related to COVID-19 lockdown in Italy. PLoS ONE, 16(1): e0246204.