Adolescenti e “Mare Fuori”
La serie Tv “Mare Fuori” narra le vicende di un gruppo di giovani detenuti nell’Istituto di Pena Minorile (IPM) di Napoli, liberamente ambientato nel carcere minorile di Nisida.
Giovani che hanno sbagliato spinti da necessità e ancora adolescenti innocenti che estinguono la loro colpa per un reato non realmente commesso.
La conclusione è quella di una realtà più vicina di quanto si pensa, con la presenza di una naturale finezza psicologica in grado di sconvolgere i nostri animi, smontando qualunque nostro stereotipo.
In psicologia si parla spesso dell’effetto “mirror neurons”, ovvero la capacità del cervello di imitare le emozioni e le azioni degli altri, generando un senso di empatia e connessione con il prossimo.
Ecco che Mare Fuori, con la sua narrazione intensa e realistica, è riuscita a creare un legame empatico con lo spettatore, portandolo a immedesimarsi nelle storie dei personaggi e a riflettere sulla propria vita e le proprie esperienze.
La vera ragione della popolarità di questa serie si ispira al tema della libertà: particolare attenzione viene posta alla figura del mare che diventa, inevitabilmente, metafora di libertà per gente come quella che risiede in un penitenziario senza avere più l’occasione di respirare.
Il titolo stesso, Mare Fuori, assume quindi un significato di vera e propria speranza: con l’intenzione di suscitare in noi spettatori, un maggiore senso di responsabilità. Libertà in relazione alla netta contrapposizione tra la vita in carcere, spesso dimenticata dal mondo esterno, e la realtà, alle volte inconsapevole, che risiede fuori.
Il principio di libertà rappresenta, d’altronde, quella boccata d’aria raggiungibile da tutte le persone che impongono a loro stesse le restrizioni più esasperanti.
Infine, non bisogna dimenticare il potere dei social media e del passaparola. Grazie alla diffusione sui social e ai commenti positivi dei fan, Mare Fuori è riuscita a creare un vero e proprio “boom”, attirando sempre più spettatori curiosi e interessati.