Algoritmi e persuasione
CHE COS’E’ UN ALGORITMO?
La parola algoritmo indica una successione di istruzioni che hanno come fine la risoluzione di un problema, esso permette di ottenere un preciso risultato a partire da uno specifico input.
Sono in grado di analizzare enormi quantità di dati e di eseguire calcoli complessi molto rapidamente , consentendo di prendere decisioni più oggettive perché basate sui dati, e quindi potenzialmente migliori.
Tradotto nel campo dei social media, ed evidenziando che ogni social ha i propri algoritmi, l’algoritmo analizza i comportamenti dell’utente sul social, per mostrargli con maggiore frequenza contenuti simili a quelli con cui abitualmente interagisce, con lo scopo di creare esperienze positive e individuali che spingano le persone a restare sulla piattaforma per il maggior tempo possibile.
Gli algoritmi di piattaforme come quelli di TikTok, ma anche Spotify, Instagram e Facebook, mostrano agli utenti le cose che più li attraggono, che più cliccano, guardano e leggono.
In questo modo inoltre, gli utenti hanno modo di rafforzare i loro pensieri e le loro idee, e di collegarsi con persone più affini a loro.
Questo ad esempio, spiega perché quando mettiamo “mi piace” ad una foto/video che ha un certo tipo di contenuto ci vengono in continuazione riproposti nella home altre immagini , video o profili attinenti a quello specifico contenuto.
Mostrandoci in continuazione contenuti che si allineano alle nostre convinzioni e ai nostri interessi, si rischia di fatto di isolarci da punti di vista diversi e contrastanti. Ciò può contribuire alla polarizzazione della società e ostacolare discussioni significative.
Queste personalizzazioni generano le cosiddette “Filter Bubble” (bolle di filtraggio) , in cui contenuti proposti dagli algoritmi delle piattaforme saranno sempre più in linea con gli interessi degli utenti e la loro visione del mondo.
Un fenomeno conseguente a quello delle Filter Bubble è quello che viene chiamato “camere dell’eco”, contesti e condizioni che, sui media, portano alla creazione di uno stato di isolamento ideologico degli individui, alla creazione di gruppi con opinioni simili, in cui ci si scambia contenuti che confermano una certa visione del mondo, aumentando questa sensazione di conferma.
Le “camere dell’eco” fanno leva su meccanismi psicologici radicati nella mente dell’individuo.
Si può fare richiamo alla piramide dei bisogni dell’essere umano di Maslow, che identifica 5 livelli ordinati gerarchicamente, dai bisogni più essenziali alla sopravvivenza a quelli più immateriali. Uno dei bisogni che viene sfruttato dalle piattaforme è il “bisogno di appartenenza”, ovvero la necessità di ogni essere umano di appartenere ad un gruppo con caratteristiche simili, e di esprimere liberamente opinioni e giudizi, realizzando il desiderio di essere un membro di una comunità.
LA PERSUASIONE ALGORITMICA è un livello che rimane spesso inavvertito alle persone, che in molti casi non percepiscono l’esistenza di dinamiche processuali di tipo tecnologico al fianco delle loro interazioni e a supporto delle loro decisioni. O meglio, si può riscontrare un atteggiamento sociale ambivalente costituito in maniera discontinua da:
momenti di grande allarme pubblico , panico morale, percezione di alienazione , talvolta addirittura, il sentirsi mercificati , in cui gli algoritmi sono additati come potenziali distruttori dell’equilibrio sociale e delle peculiari dinamiche umane, a momenti in cui processi e forze algoritmiche paiono poter agire indisturbati, creando in noi una percezione di supporto, comprensione ed evitamento della solitudine.
I processi algoritmici quotidianamente co-modellano scelte, percorsi, consumi fisici e digitali delle persone.
Questo è un tema che mette faccia a faccia razionalità ed emotività.
Ed è in grado di dispiegare, nella sua complessità, le tante dimensioni che assume oggi il digitale.
Bibliografia: Taddeo G., Persuasione digitale. Come persone, interfacce, algoritmi ci influenzano online, Guerini Scientifica, 2023