L’attaccamento è la base dello sviluppo

Come mai i bambini, che siano appena nati o più grandicelli, cercano immediatamente la madre o il caregiver iniziando anche piangere appena ne sentono la lontananza?

Questo comportamento di ricerca della figura genitoriale o in generale del caregiver, nelle situazioni di stress, fatica o di potenziale pericolo viene chiamato attaccamento.

L’attaccamento è definito da Bowlby, come la ricerca attiva della vicinanza protettiva da parte di un membro della propria specie nei momenti di vulnerabilità interna o esterna.

La vulnerabilità viene intesa sia una minaccia esterna come una situazione nuova, la presenza di un estraneo o effettivamente un pericolo ma anche una minaccia interna come il sentirsi male.

Da questa definizione si capisce subito la funzione primaria dell’attaccamento, ovvero il garantire una maggiore probabilità di sopravvivenza. Infatti, se al momento della percezione del pericolo ne consegue una richiesta attiva di protezione questo fa si che un adulto possa provvedere alle esigenze di cura richieste dal bambino. Grazie anche agli studi etologici di Lorenz si è evinto che sia un comportamento innato permettendo lo sviluppo di studi concentrati sul verificare il collocamento cerebrale: l’attaccamento risiede nell’area limbica del cervello.

L’attaccamento si sviluppa, secondo alcune tappe, nel corso dei primi anni di vita tramite la ripetizione, generalmente coerente, delle risposte genitoriali nei confronti delle richieste dei figli; in oltre la costruzione del legame di attaccamento permette la costruzione generale di uno sviluppo armonico.

Tipicamente i comportamenti di attaccamento si manifestano nei primi anni di vita verso i caregiver di riferimento per poi allargarsi anche verso altre figure come i parenti, gli amici e poi successivamente si ampliano anche alle relazioni amorose.

Bowlby parla di stili di attaccamento in quanto non ci esiste una sola modalità di relazione caregiver-bambino. I vari stili di attaccamento sono stati analizzati tramite l’esperimento della Strange Situation della Ainsworth. Da questo studio sono emerse diverse tipologie di relazione madre-bambino, Bowlby spiega che possano esserci diverse modalità di ricerca di protezione e che dipenda da come i genitori e i bambini interagiscano nei momenti di richiesta di protezione.

Gli stili principali vengono chiamati sicuro (associato alla lettera B), evitante (A) e resistente (C). Il sicuro si configura, nel bambino piccolo, con una ricerca della vicinanza in modo attivo. Si associa una “consapevolezza” (data dalla costruzione di particolare Modello Operativo Interno) per la quale il bambino sa che per una sua richiesta di supporto ne conseguiranno le cure del caregiver e quindi il bambino si sente meritevole delle cure calmandosi calma al momento del ricongiungimento.

L’evitante invece tende non essere ascoltato nei momenti di richiesta di aiuto e quindi ha sviluppato la “consapevolezza” di non essere adeguato a ricevere le cure. All’apparenza rimane imperturbabile provando a provvedere in modo autonomo ai propri bisogni o a reprimerli.

Per quanto riguarda i resistenti (C) invece tendono a attivare eccessivamente e in modo iper-continuato i comportamenti di attaccamento in quanto non sono sicuri di ottenere una risposta da parte dei caregivers.

È stato anche individuato un quarto stile, il disorganizzato (D), esso viene a svilupparsi solitamente con i bambini i cui genitori hanno severe patologie in quanto la loro risposta ai richiami è talmente imprevedibile da non poter garantire la costruzione di alcun tipo di attaccamento.

Bibliografia

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