BURNOUT PANDEMICO

Il lockdown, intervallato dai continui cambi-colore delle regioni, continua a metterci a dura prova, facendoci sentire sempre più impotenti

 Il “burnout pandemico” è quel mix di angoscia, sconforto e frustrazione che, nell’esperienza della pandemia da Covid-19, possiamo provare restando a casa.

Si chiama burnout pandemico ed è l’ennesimo brutto regalo di questa pandemia.

Gli esperti hanno dato diversi nomi all’aumento dei livelli di stress che sta interessando milioni di lavoratori a causa dell’emergenza sanitaria. 

Il New York Times ha addirittura coniato il termine “pandemic wall”, muro pandemico, per indicare uno scoglio psicologico insuperabile mentre in generale si parla di “burnout pandemico” per definire l’esaurimento nervoso legato all’isolamento, all’iperconnessione per motivi di lavoro e ai ridotti scambi sociali

Non sorprende come milioni di persone, del resto, hanno trascorso più di un anno rimanendo in casa, evitando amici e familiari, astenendosi dal viaggiare e dal mangiare al ristorante, vivendo o ascoltando notizie drammatiche ogni giorno.

Il tutto mantenendo lo stesso ritmo di lavoro magari occupandosi dei bambini 24 ore su 24 tra scuole e asili chiusi. 

Dopo il lockdown eravamo tutti convinti che la situazione sarebbe migliorata, anche grazie all’arrivo dei vaccini. 

In seguito, abbiamo iniziato a riappropriarci delle nostre vite, fra uscite, incontri con gli amici che non vedevamo da tempo e con i familiari. Poi però tutto è cambiato di nuovo. Il riacutizzarsi dei contagi, la corsa ai tamponi, i tanti positivi hanno generato la paura che gli sforzi fatti fino ad ora siano stati del tutto inutili.

Nuovi decreti e norme hanno cambiato ancora una volta le carte in tavola. Il risultato? Smarrimento e confusione, con la sensazione di non riuscire più a tenere il passo e a reagire, in particolare dal punto di vista emotivo. 

Come accade per il bornout sentiamo che l’ultima goccia ha fatto traboccare il vaso. D’altronde questo termine inglese deriva dell’espressione “to burn out”, che significa “bruciarsi, esaurirsi”. Indica dunque uno stato di esaurimento emotivo, fisico e mentale.

Come capiamo di aver raggiunto l’esaurimento pandemico?

Se ci sentiamo inermispossati e troviamo davvero difficile prenderci cura di noi stessi, allora significa che probabilmente dobbiamo guardare in faccia il nostro burnout pandemico. Annebbiamento dei pensieri, ansia e tachicardia sono alcune delle conseguenze più diffuse.

come superarlo?

Per abbattere il muro pandemico, è fondamentale ricordare che quello che proviamo ora non è una condizione che riguarda soltanto noi o il nostro comportamento, è una situazione che riguarda e influenza tutti noi, nessuno escluso, causato dalla pandemia.  

Perciò, accantoniamo il senso di colpevolizzazione e facciamo quel che di buono possiamo, trovando ciò che è meglio per noi, per cercare scrollarci di dosso il senso di impotenza e di frustrazione, senza trascurare i segnali che il nostro corpo e la nostra mente ci inviano. Manteniamoci sani e restiamo fiduciosi.