Dal nucleo al “sistema”
di Francesca Giuglielmetti
Una delle cose che spesso risulta incomprensibile ai piú è perché, anche quando ci si trova palesemente davanti al disagio di un singolo, il terapeuta della famiglia convochi tutto il nucleo.
Ora confesso che, nonostante tutti gli anni di studio, questa faccenda mi è stata realmente chiara solo passeggiando in una vigna.
Si, una vigna, ma non una qualsiasi eh!, ma una magnifica, dolcemente adagiata sulle sponde del lago di Toblino, in Trentino.
Durante la passeggiata (strategicamente ricercata per digerire la dodicesima portata di un pranzo di nozze) lo sguardo mi cadde su un elemento decisamente anomalo rispetto al contesto: davanti ad ogni filare c’era infatti un bellissimo cespuglio di rose.
La questione doveva essere assolutamente indagata!
Così, anche per sfuggire al Karaoke che incombeva, mi misi alla ricerca di una risposta.
Fu la saggia zia, grande intenditrice di Gewürztraminer, a spiegarmi che la rosa ha una funzione ben precisa nei vigneti poiché è una “pianta spia”, una vera e propria sentinella, in grado di prevenire le “malattie” del vigneto.
Il viticoltore guarda la rosa pensando al vigneto poiché il fiore manifesta in tempi prematuri rispetto al filare, i sintomi dovuti ad eventuali patologie.
Attraverso la rosa il viticoltore monitora lo stato di salute del filare e, se necessario, è in grado di intervenire rapidamente nel caso in cui la malattia minacci la sua vigna.
La passeggiata, ripresa all’imbrunire dopo i necessari chiarimenti, mi portó a pensare che il terapeuta, proprio come il viticoltore attento, per prima cosa nell’accogliere una famiglia cercherà ed osserverà la rosa.
Quello che in letteratura si chiama “paziente designato” altro non è che un fiore bellissimo e delicato che porta in sé, anticipandolo al terapeuta, tutto il dolore del nucleo familiare.
Le famiglie giungono in terapia letteralmente portate da un sintomo, da un disagio, da una difficoltà di uno dei suoi componenti.
Mentre la famiglia, comprensibilmente, è tutta focalizzata sul disagio del suo membro, il terapeuta sa che il “paziente” è parte di un sistema.
Il terapeuta sa poi che per essere efficace il suo intervento dovrà partire dal paziente, riconoscerne il dolore e prendersene cura ma sa anche che il paziente, così come la rosa, pur nella sua peculiarità, è parte del sistema e che la cura per essere efficace, pur iniziando dal paziente, deve coinvolgere e riguardare tutto il filare ossia tutta la famiglia.
Nel prendersi cura della rosa il viticoltore si interconnette alla vigna e fa in modo che la sofferenza della rosa non sia stata vana ma sia servita a far crescere rigoglioso il vigneto;
Nel prendersi cura del “paziente” il terapeuta si interconnette alla famiglia e fa in modo che tutto il suo dolore, la sua sofferenza ed il suo disagio siano riconosciuti nella funzione protettiva del singolo individuo che, sofferente e fragile, sta offrendo un’occasione di cura a tutta la famiglia.