Dalla terapia occupazionale all’ortoterapia e zooterapia

Dalla terapia occupazionale all'ortoterapia e zooterapia

La terapia occupazionale è una disciplina riabilitativa che utilizza diverse attività per mantenere,
recuperare o sviluppare le competenze della vita quotidiana delle persone con disabilità cognitive,
fisiche o psicologiche.
L’ortoterapia fa parte della terapia occupazionale e consiste nell’impegno di una persona in attività
di orticoltura e giardinaggio al fine di ottenere risultati terapeutici.
La zooterapia è una terapia dolce basata sull’interazione tra persona e animale volta a modulare le
emozioni che emergono nella relazione.
Il ricorso all’utilizzo di queste terapie rappresenta uno strumento operativo che affianca, integra e
completa gli interventi tradizionali senza sostituirsi ad essi. Rappresenta uno spazio altro, dove i
partecipanti possono essere seguiti da operatori competenti, nella loro crescita psicologica e sociale.
Tali momenti fanno sì che tutti possano trascorrere del tempo insieme creando relazioni sia con i
coetanei sia intergenerazionali.
Attraverso attività di cura, di gestione del verde e del rapporto con gli animali, si possono realizzare
aree e laboratori di orticoltura. I partecipanti sono sostenuti da un team riabilitativo (fisioterapisti,
terapisti occupazionali, psicologi) per aumentare il senso di responsabilità nella gestione dello
spazio condiviso; per migliorare l’autonomia e l’autostima attraverso il raggiungimento
dell’obiettivo prefisso (creare qualcosa da soli e in gruppo).
La finalità è mantenere o potenziare le capacità residue dei soggetti, le autonomie, il benessere
psicofisico e l’autostima, nonché a dare sollievo al disagio e a fornire un ambiente protetto
sollecitando la sfera emotiva e motoria.
Anche i familiari dei partecipanti, hanno a disposizione un proprio spazio verde, dove poter
lavorare, per poi condividere insieme, i risultati ottenuti. L’interazione tra i familiari permette la
condivisione dei vissuti personali e la realizzazione di un obiettivo comune, spesso ottenuto per la
prima volta.
Si crea un sistema di tutoraggio, in modo che le competenze acquisite da alcuni possano essere
messe a disposizione degli altri. Una delle valenze metodologiche sta nel gruppo di lavoro
eterogeneo che assume una propria identità gruppale nel tempo, attraverso la condivisione
dell’esperienza.
I soggetti sono inseriti, quindi, con un approccio multidisciplinare all’interno di attività come: la
semina, la raccolta di frutti, il giardinaggio, la sistemazione dell’orto, il compostaggio, la cura degli
animali, la distribuzione e la cucina dei prodotti ricavati.
Il contatto con gli animali permette ai partecipanti in maniera più immediata di riflettere e
confrontarsi con i propri vissuti. Si trovano, infatti, a dover modulare le proprie emozioni come la
paura, l’aggressività e la timidezza.
La funzione dello psicologo sul campo consiste nell’attuare un sostegno ed un contenimento
psicologico per aumentare l’autoefficacia e l’autostima dei partecipanti, nonché a sostenere e
potenziare le capacità emotive delle altre figure professionali nella relazione con i partecipanti.
La cornice che inquadra queste terapie, ossia il setting, (stesso giorno, stessa ora, stesso luogo,
stessi operatori) funge da contenimento emotivo per tutti che trovano sicurezza e stabilità in un
appuntamento settimanale che scandisce il loro tempo.
L’obiettivo comune è cercare di mantenere e migliorare le competenze acquisite, sviluppare le
capacità d’interazione e partecipazione attraverso la cura e la gestione del verde e degli animali.
Gli obiettivi si possono articolare all’interno di tre macro aree: area affettivo-relazionale, area
pratica ed area cognitiva.
Alla prima area appartengono: rafforzare l’identità personale e di gruppo, il riconoscimento e la
modulazione delle proprie emozioni e dell’altro (abilità empatica), la capacità di accudimento e
cura, la socializzazione e la cooperazione di gruppo e l’utilizzo di modalità comunicative efficaci.

Alla seconda area appartengono: la conoscenza delle norme basilari della vita comune (rispettare le
regole, i turni, tollerare l’attesa, la condivisione), la gestione di beni e luoghi personali e comuni, le
capacità motorie e sensoriali, la capacità di esprimere se stessi attraverso l’attività corporea, le
competenze spazio-temporali ed il prendersi cura a livello pratico all’interno di un progetto
condiviso.
Prendersi cura degli animali o delle piante permette, oltre che modulare le proprie emozioni, di
prendersi cura inconsciamente di se stessi, di spostare la propria parte bisognosa sull’altro e sentirsi
accuditi.
Alla terza area appartengono: le competenze logiche e di “problem solving”, le abilità di
quantificazione, l’utilizzo del linguaggio funzionale, la capacità di memoria, attenzione e di
esplorazione.
Attraverso l’esperienza ed il confronto con gli operatori, i partecipanti possono parlare delle loro
emozioni e attraverso l’esperienza di gruppo e la condivisione, possono emergere capacità di alcuni
ragazzi di contenere i più fragili, dando loro maggiori stimoli ad affrontare le diverse situazioni.
Le abilità acquisite sul campo permettono a molti di contestualizzare le loro capacità sia sensoriali-
motorie sia cognitivo-relazionali in altri ambiti (scuola, famiglia, sport).
Indirettamente anche il cargiver (genitore, accompagnatore) semplicemente osservando le abilità, le
autonomie ed i miglioramenti acquisiti dei partecipanti può beneficiare di questo percorso.