Disabilità e interventi psicologici durante l’emergenza Covid
di Antonella Amitrano
Secondo l’OMS la disabilità è il risultato dell’interazione tra salute e ambiente sfavorevole.
Nell’ambiente sono compresi aspetti naturali, architettonici, tecnologici, interpersonali e politici, esso può agire da facilitatore o da barriera nel caso in cui faciliti o meno il funzionamento dell’individuo. In questo senso nessuna persona può funzionare in maniera autonoma al di fuori dell’ambiente di riferimento. Dunque la disabilità può essere definita come: “minorazioni fisiche, mentali, intellettuali o sensoriali a lungo termine che in interazione con varie barriere possono ostacolare la piena ed effettiva partecipazione della persona all’interno nella società su base di uguaglianza con gli altri” (Convenzione delle Nazioni Unite, 2006).
Per garantire la crescita ottimale e l’integrazione sociale della persona con disabilità sono fondamentali diversi tipi di interventi a sostegno della persona e della sua famiglia. Innanzitutto sono essenziali interventi precoci di sostegno psicologico alla persona con disabilità e ai suoi familiari, interventi psicoterapeutici che arrivano ad un livello più profondo della struttura della personalità consentendo l’elaborazione del lutto legato ai vissuti di impotenza, senso di colpa, sensazione di inferiorità, per giungere all’accettazione della “diversità” come risorsa, oltre che incrementare il senso di empowerment sia individuale che genitoriale e valorizzare le capacità di adattamento dell’intero nucleo familiare.
Altri interventi utili sono quelli psicoeducativi che sono programmi di attività che includono due fasi: una in cui lo psicologo fornisce informazioni alla persona con disabilità, ai suoi familiari rispetto alla problematica ed un’altra fase di sviluppo delle abilità e cambiamento di atteggiamenti e comportamenti disfunsionali con appositi training.
Ulteriori interventi sono di tipo riabilitativo, assistenziale e di risocializzazione è importante quindi che ci sia un lavoro di rete con le diverse istituzioni coinvolte e la famiglia delle persone con disabilità attraverso percorsi condivisi, tenendo conto dei bisogni individuali e contestuali.
Nel periodo storico attuale dell’emergenza Covid-19 diversi studi dimostrano che la pandemia può avere un importante impatto sociopsicologico sulla popolazione, soprattutto per le persone in quarantena che hanno un limitato accesso alle interazioni interpersonali e non hanno potuto accedere alle normali fonti di sostegno psicologico (Riccio, Giacomozzi B., Paternolli C., Mania A., Dell’Eva V., 2020; Brooks et al., 2020; Collado Hernandez e Torre Rugarcia, 2015) gli effetti psicologici negativi annoverati comprendono: sintomi da stress post-traumatico, confusione ed irascibilità. Tra i fattori di stress ci sono: estensione della durata della quarantena, le paure legate all’infezione, la frustrazione, la monotonia, gli approvvigionamenti e i viveri inadeguati, le informazioni inesatte, le perdite finanziarie e la stigmatizzazione (Brooks, et al., 2020; Zhang et al., 2020; Collado Hernandez e Torre Rugarcia, 2015). Questi aspetti tendono ad intensificarsi all’interno di quei nuclei familiari che vivono la loro quotidianità accanto ad un loro familiare con disabilità, Infatti il modo in cui una famiglia reagisce agli eventi stressanti dipende dall’interazione di fattori diversi: le dinamiche familiari, la capacita di effettuare una valutazione corretta del problema, le strategie disponibili per affrontarlo, le risorse materiali e i supporti sociali forniti dall’esterno (Riccio G., Giacomozzi B., Paternolli C.,Mania A., Dell’Eva V, 2020; Barnes, 2009). Spesso infatti le persone con disabilità devono interfacciarsi costantemente con i centri di riabilitazione e gli altri servizi (come scuola, enti territoriali) necessari al proprio benessere. Tuttavia a causa dell’emergenza Covid e le misure di restrizione sanitaria c’è stata una temporanea sospensione di tali servizi, che ha determinato un senso di disorientamento nelle persone con disabilità e loro familiari, venendo a mancare quei punti saldi che scandiscono la loro routine quotidiana. A questo proposito per affrontare e gestire il senso di disorientamento e l’aumentato stress all’interno delle famiglie sono stati forniti dei suggerimenti utili che sono: scandire le giornate con attività simili a quelle del periodo precedente al lockdown, mantenere le relazioni con la rete di amici, familiari o altri punti di riferimento della persona con disabilità e ritagliare uno spazio durante la giornata in cui dedicarsi del tempo attraverso attività piacevoli o anche sportive che hanno un effetto benefico sull’autostima, alleggerendo le tensioni e il malessere generale.
Bibliografia
Barnes, D. (2009), Trasmettere valori. Tre generazioni a confronto. Milano: Unicopli.
Brooks Webster R.K., Smith L.E., Woodland L., Wessel S., Greenberg N.e Rubin G.J. (2020), The psychological impact of quarantine and how to reduce it:rapid review of the evidence, The Lancet, Vol. 395, pp.912-920, ISSUE 10227, in https://doi.org/10.1016/S0140-6736(20)30460-8.
Collado Hernandez B. e Torre Rugarcia Y. (2015). Actitudes hacia la prevención de riesgos laborales en profesionales sanitarios en situaciones de alerta epidemiológica, Medicina y Seguridad del Trabajo, Vol.61, n. 239, pp. 233-253, ISSN 1989-7790, in http://dx.doi.org/10.4321/S0465-546X2015000200009.
Riccio G. e Giacomozzi B., Paternolli C., Mania A., Dell’Eva V. (2020). Lo psicologo dell’Emergenza a supporto delle famiglie, di bambini e ragazzi con disabilità: un vademecum per orientarsi all’interno delle fatiche quotidiane nella pandemia Covid-19, Rivista di Psicologia dell’Emergenza e dell’Assistenza Umanitaria, 22, 96-101.
Zhang J., Wu W., Zhao X. e Zhang W. (2020), Recommended psychological crisis intervention response to the 2019 novel coronavirus pneumonia outbreak in China: a model of West China Hospital, Precision Clinical Medicine, in Doi: 10.1093/ pcmedi/pbaa006.