Disturbo post partum: l’esperienza del parto traumatico
La salute mentale perinatale fa riferimento al periodo di tempo che va dalla gravidanza a un anno dopo il parto. I cambiamenti fisiologici ed emotivi della gravidanza, del parto e della cura di un neonato rendono il periodo perinatale un momento di grande vulnerabilità per madri e padri.
La nascita di un bambino è una delle esperienze più intense ed emotive nella vita di una donna. Spesso il momento del parto è investito di sentimenti e aspettative che non sempre corrispondono a ciò che realmente può accadere in sala parto. Talvolta, ahimè, si va incontro ad una morte drammatica e traumatica del nascituro che quando arriva in maniera inaspettata lascia segni nel corpo della madre, inoltre può essere traumatica perché il legame di attaccamento sia nel padre che nella madre è molto forte già durante la gravidanza. Alcuni studi dicono che circa il 25% di donne a un mese dalla perdita soffre di PTSD. E’ una perdita ambigua perché c’è una forte presenza psicologica del bambino ma un’assenza fisica e ciò può portare spesso a un lutto complicato.
Esperienza del parto traumatico
Un elemento chiave alla base del disagio psicologico della donna in questo delicato periodo è rappresentato da un’esperienza di parto traumatico. Le donne che vivono l’esperienza del parto come traumatica possono sviluppare la sindrome da “stress post traumatico” correlato al parto. Accanto alla solida tradizione di studi sulla depressione postnatale, in anni più recenti è emersa una particolare attenzione nei confronti dei disturbi ansiosi e dei sintomi da stress associati al periodo del post-partum, nello specifico quelli del Disturbo Post-traumatico da Stress post partum (Olde, van der Hart, Kleber, & van Son, 2006). Il parto si differenzia per molti aspetti dal resto degli eventi traumatici con cui una persona può confrontarsi nel corso della propria esistenza. Per iniziare, si tratta di un’esperienza vissuta dalla maggior parte delle donne in modo volontario, ricercata, prevedibile, vista positivamente dalla società, ma nello stesso tempo può provocare delle ferite all’integrità corporea non sempre presenti nelle altre esperienze traumatiche cui durante il corso della vita si possa andare incontro (Ayers, Harris, Sawyer, Parfitt, & Ford, 2009). Nonostante queste sue tipicità, l’esperienza del parto è considerata una condizione potenzialmente traumatica non solo se associata ad eventi oggettivamente traumatici ad esempio, difficoltà e lunghezza del parto, complicazioni connesse allo stato di salute del bambino e della madre, ma anche in quanto emozionalmente attraversata da una forte carica di stress, dal timore del dolore fisico e da preoccupazioni anche abbastanza lecite per il nascituro (Di Blasio, Ionio, & Confalonieri, 2009; Garthus-Niegel, von Soest, Vollrath, & Eberhard-Gran, 2013).
Disturbo post traumatico da stress post partum
I sintomi tipici del disturbo post-traumatico da stress sono la persistente ri-esperienza del trauma attraverso sogni o flashback, l’evitamento degli stimoli associati all’evento traumatico come persone o luoghi e, infine, i sintomi di hyperarousal, ovvero uno stato di persistente attivazione fisiologica. Ad esempio, in un studio di caso una donna con disturbo post-traumatico da stress post partum durante una sessione di terapia riviveva l’esperienza del parto (flashback) vedendo se stessa che giaceva nella sala parto (Ayers et al., 2008). Un’altra neo-madre sperimentava intenso stress quando entrava in contatto con stimoli interni o esterni che le ricordavano aspetti del parto (Stramrood et al., 2011). Per quanto riguarda la sintomatologia da stress specificamente connessa all’esperienza del parto, bisogna tener presente che l’attivazione può risentire dei cambiamenti fisiologici e ormonali nonché della stanchezza del travaglio e del parto, spesso lungo e faticoso. Inoltre, la neo-maternità e la routine medica che caratterizzano lo specifico post-partum può rendere difficile alle donne evitare i reminder traumatici, rappresentati dal neonato, dalle ostetriche, dai medici e dall’ospedale stesso.
Alcuni studi hanno evidenziato che i vissuti negativi legati al parto, quando espressi ed elaborati tramite la scrittura espressiva, perdono la loro connotazione traumatica e determinano un miglioramento dello stato di salute psicologico riducendo la remissione dei sintomi da stress post partum. Attualmente non sono chiare le strategie terapeutiche più adatte a tale tipo di disturbo, anche se gli studi di Di Blasio et al. (Di Blasio et al., 2009, 2015; Di Blasio & Ionio, 2002) hanno identificato nell’Expressive Writing sulla specifica esperienza del travaglio e del parto, un intervento in grado di ridurre la sintomatologia postraumatica post partum, in particolare dei sintomi di evitamento a breve termine (2 giorni dopo), e dei sintomi di hyperarousal a medio (2 mesi/ 3 mesi post-writing session) e a lungo termine (12 mesi post-intervento) in un gruppo di donne che avevano avuto un parto “normale”.
Il ruolo del padre
È un ruolo difficile, il padre secondo la società deve essere forte, non può presentarsi sofferente, ragione per cui i padri hanno un modo diverso di esprimere la sofferenza rispetto alle madri. Il padre resta fra una posizione di poter «dare parola», esprimere il proprio dolore e quello di non esprimerlo e trattenersi per proteggere la propria compagna. L’uomo vive, dunque,un lutto più pratico ed istintivo, con una tende a trattenere.
La coppiain questa ottica è definita come 1+1=3, ovvero come solida unione di due che si concepiscono 3, di attivare delle progettualità che solo un figlio può dare ad una coppia. Infatti, perché una coppia funzioni è necessario che una persona mantenga il suo confine personale per accostarsi ad un’altra che ha il suo spazio per costruire poi insieme uno spazio terzo!
La sfida di tutte le coppie è tornare a quella equazione e non permettere che la perdita porti ad una separazione tra i partner, anche se essa è frequente quando ci sono incomprensioni rispetto alle modalità di vivere il dolore.
Bibliografia
A cerchi concentrici. La complessità della perdita perinatale e le sue perturbazioni. Gabriella Gandino, Ilaria Vanni, et. al. 2018.
Una base sicura. Applicazioni cliniche della teoria dell’attaccamento. John Bowlby, 1989.