Don Gabriele Amorth l’esorcista e la questione della corporeità. Una ricerca sul campo
Per ventiquattro anni, dal 1992 al 2016, il nostro gruppo di ricerca ha avuto la possibilità di poter partecipare a migliaia di rituali esorcistici praticati da Don Gabriele Amorth, di sicuro il più importante esorcista del ventesimo secolo.
Questa possibilità è stata data grazie al buon rapporto di collaborazione tra il mio maestro e fondatore del nostro gruppo di ricerca Poliscreativa, lo psichiatra Alessandro Tamino e appunto, l’esorcista Don Gabriele Amorth. Abbiamo avuto la possibilità anche noi allievi di partecipare ai rituali esorcistici e lui stesso ha tenuto dei seminari presso la nostra scuola.
Una ricerca sul campo che ha dato, come si può immaginare, dei contributi importantissimi al modello Poliscreativa, instaurando un rapporto di particolare interazione tra questi due ambiti, l’ambito psichiatrico e l’ambito esorcistico su cui uscirà a breve un libro.
È bene precisare che il nostro approccio è del tutto laico e di tipo antropologico, ci interessava infatti studiare il significato culturale di queste pratiche.
Il discorso da fare sarebbe molto lungo, ma cercherò di riassumervi i punti più importanti che abbiamo notato e approfondito.
Prima di tutto ci siamo resi conto studiando queste pratiche che in qualche modo, sono in continuità con pratiche precristiane. Certi aspetti rimandano sicuramente allo sciamanesimo.
Il sentirsi in qualche modo in continuità con il lavoro delle sciamane e degli sciamani era una delle cose più difficili da far accettare all’ esorcista. Naturalmente questa sua difficoltà era dovuta al fatto che, per un religioso cattolico, il mondo si divide in prima di Cristo e dopo Cristo. L’ammettere che esista una continuità con certe pratiche “pagane” era per lui sicuramente scardinante.
Un altro aspetto fondamentale di queste pratiche era la sincronizzazione corporea. Elemento per il nostro approccio fondamentale e punto di riferimento del nostro lavoro sul campo.
I rituali , come abbiamo approfondito nello scorso articolo, contrariamente a quello che si potrebbe pensare, duravano all’ incirca mezz’ora. Questi rituali venivano ripetuti anche per anni a cadenza di ogni due settimane circa. Stiamo parlando quindi di qualcosa di molto estensivo e non intensivo.
Vogliamo sottolineare che il nucleo della pratica esorcistica, al di là dell’aspetto religioso, è qualche cosa che ha a che fare con una regressione corporea controllata, in cui attraverso questa particolare permeabilità corporea, data anche dallo stato modificato di coscienza, possono passare delle forme altamente strutturate.
Stiamo parlando di un aspetto di regressione a fasi molto precoci dello sviluppo della persona, attuata grazie alla ritmicità delle preghiere che permetteva uno stato modificato di coscienza.
La cosa fondamentale per noi è stata renderci conto di come una pratica “terapeutica” che abbia come scopo una migliore modulazione del mondo emotivo e dell’immaginario del soggetto, fondamentalmente è una costruzione arbitraria di una forma.
Non esistono delle forme in sé per sé giuste o in sé per sé sbagliate, ma delle forme che funzionano, che riescono ad essere in qualche modo armoniche con la storia del soggetto.
Concludendo possiamo dire che nelle pratiche esorcistiche c’è sicuramente un aspetto riguardante la fede, una fede che si basa su esperienze concrete, molto semplici e non sicuramente sulle nuvole, ma anche la corporeità svolge un ruolo importantissimo.