L’epifania della psicologia in ciascuno di noi

La traduzione dal greco più acclarata della parola epifania è sicuramente manifestazione.

Secondo la tradizione cattolica, Gesù Bambino “si manifesta “ ai Re Magi, nella sua natura umana e quindi corporea.
Allo stesso tempo, gli viene attribuita anche una dimensione spirituale, interiore.

Per i bambini, l’ epifania corrisponde all’arrivo della Befana, che premia o punisce in base al comportamento assunto durante l’anno.
La calza piena di carbone, dolce o reale che sia, spinge alla riflessione interiore, sin dalla più tenera età.

Rappresenta quindi il modo di abituarsi all’idea che siamo parte di relazioni e che il nostro comportamento influisce su quello degli altri.

La duplice lettura dell’epifania riporta, di conseguenza, l’attenzione all’importanza della manifestazione o rivelazione in senso psicologico.

Quando, infatti, l’individuo percepisce un forte cambiamento di se stesso, si trova di fronte ad una rinascita psicologica.

Attraverso una riflessione, una intuizione, l’accendersi di una lampadina, l’individuo aggiunge nuove conoscenze di se stesso.
Comincia, quindi, a percepirsi diverso, rispetto ad un prima, adattandosi a questo cambiamento.

In questa manifestazione psicologica, si struttura un nuovo equilibrio.

Si innesca un bilanciamento tra ciò che si percepisce individualmente e ciò che ci rimandano le persone con le quali interagiamo quotidianamente.

Risulta importante, di conseguenza, prendere consapevolezza di ciò che siamo diventati, per costruire e modulare l’immagine di noi stessi.

Immagine non solo data dalla riflessione interiore, ma anche da una lettura delle relazioni interpersonali, di qualunque natura.
Ecco che eventi religiosi o del folklore popolare si trasformano in spunti di riflessione e cambiamento personale.

Una migliore consapevolezza di se stessi e dei ruoli da assolvere determinano così l’idea che la maschera che indossiamo può essere rimossa, cambiata o addirittura abbellita.