ESPERIENZA DI FLOW NELLE ORGANIZZAZIONI
Numerosi ricercatori hanno cercato di studiare il fenomeno delle esperienze trasformative da un punto di vista concettuale. Un’esperienza è trasformativa se non si limita ad aggiungere nuova conoscenza, ma se fornisce nuove lenti e prospettive attraverso cui guardare la realtà. Nel campo psicologico l’esperienza di flow è un esempio di queste.
Il flow è un’esperienza ottimale, caratterizzata da un totale assorbimento nell’attività svolta. Si ha la percezione che l’attività si stia svolgendo da sola, c’è una fusione tra azione e consapevolezza e si perde la concezione spazio-temporale.
È caratterizzato da una spiccata motivazione intrinseca. Questo significa che si svolge un’attività non perché ci si aspetta una ricompensa, ma perché è associata a un’esperienza sufficientemente gratificante da giustificare l’attività stessa.
Tra gli aspetti principali c’è sicuramente il bilanciamento tra le sfide percepite e le risorse che possediamo per affrontarle. Per le forti emozioni positive provate, le persone tendono a ripetere l’esperienza di flow. Questo porta ad acquisire sempre più competenze ed abilità, che devono essere contro-bilanciate da un livello di sfida percepita molto alto altrimenti si cade in uno stato di noia e apatia.
Il flow, quindi, diventa un motore di sviluppo e benessere personale e per questo motivo è importante aiutare le persone a riconoscere tali esperienze.
Non esiste solamente il flow individuale, ma anche quello di gruppo chiamato networked flow. Da qui dovrebbe nascere l’interesse delle aziende in quanto creare opportunità di flow può portare a grandi risultati organizzativi sia in termini di performance sia di benessere dei dipendenti.
Tra le caratteristiche principali del flow di gruppo c’è la creazione di un group mind, cioè una sintonia di pensiero e di azione tra i diversi membri del team. Inoltre, le persone sperimentano uno stato emotivo simile e positivo e sentono di avere la possibilità di contribuire all’attività stessa.
La situazione che viene a crearsi è come se fosse un’orchestra senza direttore perché viene a costituirsi spontaneamente ed è connotata da un’auto-organizzazione implicita.
Vediamo nella pratica cosa bisognerebbe fare:
- creare un obiettivo comune sufficientemente aperto da consentire l’esplorazione di nuove soluzioni
- promuovere ascolto reciproco tra i membri dell’organizzazione
- facilitare la concentrazione in modo tale che tutte le attività esterne al compito sono escluse dall’attenzione e il gruppo possa focalizzarsi totalmente su di questo
- promuovere un controllo flessibile, in modo tale che i membri del gruppo percepiscano un senso di autonomia e competenza
- creare un’intenzione collettiva dove quelle individuali si sintonizzano con quelle degli altri membri
- promuovere una partecipazione equa, dove tutti percepiscono di avere le stesse opportunità di esprimersi e agire
- diffondere una conoscenza tacita condivisa, cioè generata dall’esperienza di collaborazione e non contenuta in testi o manuali
- facilitare una comunicazione costante dove i membri si scambiano feedback continui attraverso le conversazioni informali
- incentivare i membri ad avere uno sguardo in avanti per essere sempre pronto a sviluppare competenze in risposta alle sfide ambientali
- facilitare un’accettazione del rischio in modo tale da consentire un margine di errore senza soffocare gli spazi creativi
Noi psicologi possiamo aiutare le aziende a facilitare l’esperienza di flow di gruppo. In questo modo si crea un incremento della motivazione e del benessere delle persone, che si traduce anche in grandi risultati aziendali.
BIBLIOGRAFIA
Riva, G., & Gaggioli, A. (2019). Realtà virtuali. Gli aspetti psicologici delle tecnologie simulative e il loro impatto sull’esperienza umana. Giunti Psychometrics
Riva, G., Gaggioli, A., Milani, L., & Mazzoni, E. (2012). Networked Flow: esperienza ottimale e creatività di gruppo.