Il comportamento alimentare nei bambini: strategie di intervento
Il comportamento alimentare dei bambini è spesso costellato da difficoltà. Cosa può fare l’adulto per aiutare il bambino?
Nel DSM-5 vengono raggruppati nello stesso capitolo i disturbi del comportamento alimentare dell’infanzia e età adulta, ovvero “Disturbi della nutrizione e dell’alimentazione”. Le categorie diagnostiche sono:
- pica (persistente ingestione di sostanze non commestibili)
- disturbo di ruminazione (ripetuto rigurgito del cibo dopo la nutrizione)
- disturbo evitante/restrittivo dell’assunzione di cibo (evitamento o restrizione dell’assunzione di cibo)
- anoressia nervosa (paura di aumentare di peso e comportamenti che interferiscono con l’aumento di peso)
- bulimia nervosa (condotte compensatorie per prevenire l’aumento di peso)
- disturbo da alimentazione incontrollata o binge-eating (ricorrenti episodi di abbuffate).
Tra questi, uno dei più frequenti tra i disturbi del comportamento alimentare nei bambini, è il disturbo evitante/restrittivo dell’assunzione di cibo. Non alimentandosi adeguatamente, i bambini possono incorrere in un deficit nutrizionale e questo può impattare sulla salute fisica.
L’insieme di questi aspetti può naturalmente generare ansia nel genitore che potrebbe iniziare a mettere in atto comportamenti controproducenti. Ad esempio, nel tentativo di far mangiare il bambino, potrebbe distrarlo o “obbligarlo” rendendo ostile il momento del pranzo.
Quali sono le strategie utili da mettere in campo?
Per prima cosa, il genitore va istruito ad osservare chiaramente il comportamento del bambino durante il pasto. In che modo? Uno specialista potrebbe aiutare l’adulto a discriminare tra Antecedenti, Comportamenti, Conseguenze (ABC). In questo modo, si avrà una visione più completa di quello che accade per capire cosa mantiene nel tempo il comportamento problematico (cioè qual è la conseguenza che comporta un aumento di frequenza del comportamento problema). Intervenendo su queste conseguenze, si può modificare il comportamento in oggetto.
Il genitore è il modello più importante per il bambino: durante i pasti, l’adulto potrebbe stimolarne la curiosità, proporre in maniera simpatica i cibi, mostrare soddisfazione per il cibo. E’ di estrema importanza anche che ci sia coerenza e sistematicità tra gli altri componenti della famiglia.
E’ importante individuare quali sono gli alimenti preferiti dai bambini e cosa li rende tanto piacevoli: aiutiamoli ad individuarne gusto, colore, forma, consistenza, odore. Una volta fatto, attraverso un processo di pairing, andremo a favorire la familiarizzazione del bambino con un nuovo alimento.
Per pianificare un intervento efficace, sarà fondamentale individuare anche una lista di rinforzatori salienti che aumenteranno la probabilità di successo. Una procedura molto utile è la token economy, un programma che consente di incrementare l’emissione di comportamenti desiderabili.
Nei disturbi del comportamento alimentare può servire il parent training?
Un intervento di parent training, in questi casi, può essere utile per sostenere il genitore sia da un punto di vista pratico, definendo i vari step, ma soprattutto da un punto di vista emotivo. A volte è inevitabile che il genitore si senta in colpa per quanto accade al figlio, ma è importante sottolineare che le azioni, anche quelle che a lungo termine possono risultare controproducenti, sono sempre mosse da tanto amore. L’importante è fermarsi di tanto in tanto per individuare quali potrebbero essere i nuovi comportamenti da mettere in atto, per agire in un modo diverso e più funzionale.