Il disturbo ossessivo compulsivo: convivere con i propri demoni e non lasciarsene catturare
Parliamo di un disturbo invalidante e molto fastidioso per chi ne soffre. Si manifesta con pensieri intrusivi che possono riguardare il proprio modo di agire mettendo in dubbio anche le cose che agli altri sembrerebbero ovvie: ho spento la luce? Ho chiuso la porta? Mi piacciono gli uomini o le donne?. Si penserà forse che le prime due domande ce le poniamo tutti, forse non l’ultima, tuttavia anche questo è uno dei dubbi del DOC, cosi come le prime.
Questi pensieri diventano fastidiosi e ossessivi e generano tanta ansia da diventare invalidanti. Per gestire l’ansia le persone con questo disturbo trovano delle ‘strategie’ chiamate compulsioni: controllare tante volte o fare qualcosa che non c’entra con la preoccupazione tipo lavarsi ripetutamente. Il tempo che la persona investe in questi meccanismi ci dice quanto essi siano invalidanti, ovviamente maggiore tempo si passa nella giornata in questi meccanismi e maggiore è la gravità. Il rischio è di ‘perdersi’ in un labirinto che sembra senza uscita. La psicoterapia ha fatto enormi passi avanti per il DOC e oggi si può dire che dal labirinto si può uscire e che il terapeuta possiede strumenti e competenze affinché si possa trovare la strada.
Quali passaggi?
Innanzitutto rendersi conto che per uscire da una difficoltà bisogna volerlo. Poi che la strada non sempre si può cercare da soli quindi affidarsi. La ricerca di una figura specializzata passa attraverso di solito il medico di medicina generale, che può consigliare il professionista più adatto al caso. Il rapporto con il terapeuta, la cosiddetta ‘relazione terapeutica’ è una componente fondamentale assieme alla cassetta degli attrezzi del terapeuta. Il percorso richiede un tempo che sarà quello che serve per disinnescare i meccanismi disfunzionali e trovarne nuovi e più adattivi.