Il ruolo delle emozioni “negative”

Tristezza e felicità possono essere viste come due facce della stessa medaglia, entrambe sono necessarie per vivere una vita piena. Tuttavia, i tassi di depressione in crescita possono essere interpretati come un’impossibilità di esperire in modo funzionale anche le emozioni dette “negative”, mostrando come la ricerca spasmodica di una felicità “da copertina” porta spesso solo ad una perenne insoddisfazione. Facciamo sempre più fatica ad essere felici. Stiamo forse sbagliando qualcosa? Potrebbe essere possibile che la strada che porta alla felicità passi attraverso la tristezza?

Le emozioni negative fanno parte dell’esperienza umana, hanno un loro ruolo e una loro funzione. Per “emozioni negative” si intende quelle emozioni alle quali viene assegnata una valenza negativa, ovvero vissute soggettivamente in modo spiacevole o sfavorevole. Esempi di tale tipologia di emozioni sono l’ansia, la tristezza, la rabbia, la colpa, il disgusto. Non sono necessariamente dannose e hanno specifiche funzioni nel regolare il nostro stare nel mondo. Tuttavia, se eccessivamente protratte nella loro durata oppure se sostenute da credenze irrazionali, eccessive e disfunzionali, possono correlarsi a esiti negativi a livello comportamentale e di benessere soggettivo. 

Ricerche recenti suggeriscono che provare dei sentimenti non troppo felici in realtà promuova il benessere psicologico. Uno studio pubblicato sulla rivista Emotion nel 2016 ha coinvolto 365 partecipanti tedeschi dai 14 agli 88 anni. Per tre settimane, hanno avuto a disposizione uno smartphone che sottoponeva loro sei quiz giornalieri sulla loro salute emotiva. I ricercatori hanno studiato i loro sentimenti, sia negativi che postivi, in base al modo in cui i partecipanti percepivano la loro salute fisica in un dato momento. Prima di queste tre settimane, i partecipanti erano stati intervistati riguardo la loro salute emotiva (quanto si sentissero irritati o ansiosi; come percepissero l’umore negativo), la loro salute fisica e le loro abitudini di interazione sociale (se avessero legami forti con le persone a loro vicine). Dopo aver concluso il loro compito sugli smartphone, gli è stato chiesto il grado di soddisfazione delle loro vite. Il team ha riscontrato che il collegamento tra gli stati mentali negativi e una cattiva salute emotiva e fisica era più debole negli individui che consideravano utili le emozioni negative. Allo stesso modo, le emozioni negative erano collegate con una bassa soddisfazione per la propria vita solo nelle persone che non percepivano i loro sentimenti avversi come utili o piacevoli.

Si tende a pensare che, poiché generino sofferenza e disagio nella persona che ne fa esperienza, sia auspicabile eliminarle, allontanarle ed evitate. Tuttavia, hanno un ruolo fondamentale nell’esperienza umana e sarebbe impossibile, se non disadattivo, pensare di non farne esperienza. Esse hanno funzioni ben specifiche e, soprattutto, utili: possono avvertirci che è necessario cambiare una situazione in cui non ci troviamo a nostro agio, possono aiutarci a riparare ad un danno, a mettere in atto un cambiamento o allertarci su pericoli o momenti di difficoltà. Possono diventare una spinta ad agire o a riflettere su di noi e su quello che ci circonda.

Riconoscerne quindi la funzione è il primo passo per comprenderle, attraversarle e, infine, accettarle. In questo modo, possono assumere una valenza trasformativa e migliorativa del nostro stato di benessere, sia mentale che relazionale. Questo perché le emozioni sono strettamente intrecciate alle relazioni. Vi è un rapporto di interdipendenza tra emozioni e relazioni, in cui vi è una reciproca influenza: provare un’emozione a valenza negativa può generare una spinta riparatoria che influenza le interazioni e le relazioni con gli altri.  Inoltre, è durante le avversità che ci leghiamo più profondamente alle altre persone; affrontare le avversità aumenta anche la resilienza.

Diventa utile, quindi, identificare le emozioni, dare loro un nome e capire che senso hanno nello specifico momento della vita che stiamo vivendo. Affrontare e comprendere le emozioni negative ci permette di sviluppare maggiore resilienza e promuovere maggiori livelli di benessere personale e sociale.