Il soggetto Psicopatico:
psicomicrotraumi e psicotraumi nella sequenza delle dinamiche interne.

di Elisabetta Forte

L’autrice intende presentare un’ipotesi progettuale basata sull’individuazione delle sequenze di fenomeni e di eventi psicomicrotraumatici e delle sequenze di fenomeni ed eventi psicotraumatici riscontrabili nel vissuto soggettivo dell’individuo psicopatico e su come queste sequenze si associno e s’intersechino, dando vita ad un terreno fertile in cui si sviluppa l’eziopsicopatogenesi del disturbo. La visuale teorico-metodologica ha una caratterizzazione psicodinamica psicoevoluzionista, che si riflette nell’individuazione di fenomeni ed eventi specifici, quali quelli psicotraumatici e quelli psicomicrotraumatici (Frateschi M., 2021). Interesse particolare tematico è dato dal riconoscere la dinamica, gli stadi e i processi evolutivi per comporre una valutazione del vissuto e delle esperienze soggettive. Gli strumenti utilizzati nella definizione del quadro metodologico comprendono il DSM-5, il PDM-2, la PCL-R, il test proiettivi del carta e matita e infine i criteri di valutazione con i parametri della sequenza dei fenomeni e degli eventi psicomicrotraumatici e psicotraumatici. Nella presente ipotesi progettuale, che si colloca all’interno dell’ambito della prevenzione primaria, si utilizzano come strumenti conoscitivi-informativi e di intervento per la formazione, lezioni frontali di stampo teorico, unite a dinamiche di gruppo nelle quali verranno effettuate esercitazioni, come il role-playing, il role-taking, e le simulazioni. La finalità dell’ipotesi è di produrre un contributo tematico scientifico e tecnico che possa fornire conoscenze sulla natura di alcuni disturbi, nello specifico sui disturbi di personalità che causano devianza comportamentale e conducono all’ acting out criminoso e anche riconoscere tratti clinicamente significativi in soggetti che potrebbero essere affetti da tale disturbo della personalità. Inoltre, quanto posto come ipotesi ha carattere preventivo, anche nell’ottica di delineare le dinamiche e i processi interni del soggetto psicopatico attraverso un metodo psicodinamico psicoevoluzionista (Frateschi M., 1988-2021).

Parole chiave

Psicomicrotrauma, psicotrauma, psicoevoluzione, psicopatia, psicodinamica psicoevoluzionista.

Un particolare tema sulla prevenzione primaria psicologica riguarda il riconoscimento della dinamica, degli stadi e dei processi evolutivi normali differentemente da quelli patologici per gli individui e per le comunità.

Un quadro di riferimento psicodinamico iniziale è fornito da quanto sostenuto da Gabbard (2015) che, in Psichiatria Psicodinamica, afferma: «I pazienti antisociali sono forse i più studiati tra gli individui con disturbi di personalità, ma sono anche quelli che i clinici tendono a evitare di più. Nella situazione terapeutica questi pazienti possono mentire, ingannare, rubare, minacciare e mettere in atto qualsiasi altro comportamento irresponsabile. Sono stati definiti come “psicopatici”, “sociopatici” affetti da “disturbi del carattere”, termini che in psichiatria sono associati all’incurabilità. Qualcuno potrebbe persino affermare che tali pazienti dovrebbero essere considerati criminali e non essere inclusi nell’ambito della psichiatria. L’esperienza clinica, tuttavia, suggerisce che l’etichetta asociale è applicata a un ampio spettro di pazienti, da quelli totalmente trattabili a quelli che sono curabili in determinate condizioni. L’esistenza di quest’ultimo gruppo rende necessaria un’approfondita comprensione di questi pazienti, tale da garantire il miglior trattamento possibile agli individui che possono essere aiutati. Nel suo classico lavoro del 1941, The Mask of Sanity, Hervey Cleckley ha fornito la prima descrizione clinica esauriente di questi pazienti. Come suggerisce il titolo, Cleckley considerava lo psicopatico come un individuo non palesemente psicotico, ma con comportamenti così caotici e cosi scarsamente in sintonia con le richieste della realtà e della società, da indicare la presenza di una psicosi sottostante. Anche se gli psicopatici sembravano capaci di stabilire rapporti interpersonali superficiali, erano completamente irresponsabili in tutte le loro relazioni e non avevano nessun rispetto per i sentimenti o le preoccupazioni degli altri. Nei decenni successivi alla pubblicazione del pionieristico lavoro di Cleckley il termine ” psicopatico ” è caduto progressivamente in disuso.  Per un certo periodo è stato usato il termine ” sociopatico”, che sottolineava le origini sociali piuttosto che psicologiche di alcune delle difficoltà presentate da questi individui. Dalla pubblicazione, nel 1968, del secondo Manuale diagnostico e statistico dell’American Psychiatric Association (DSM-II), l’espressione “personalità antisociale” è diventata la denominazione preferita. Con la pubblicazione del DSM-III (American Psychiatric Association, 1980) il disturbo antisociale di personalità è stato significativamente modificato rispetto alla descrizione originale di Cleckley. I criteri del DSM –III hanno fornito maggiori particolari diagnostici rispetto a quelli di qualunque altro disturbo di personalità, ma hanno ristretto il punto focale del disturbo a una popolazione criminale verosimilmente connessa con ceti sociali inferiori oppressi ed economicamente svantaggiati. Alcuni ricercatori hanno rilevato che quando i criteri del DSM- III venivano applicati a criminali in carcere, nella maggior parte dei casi (50-80 %) era possibile diagnosticare un disturbo antisociale di personalità. Risultati nettamente diversi si ottenevano invece utilizzando criteri diagnostici più strettamente in accordo con la descrizione tradizionale di Cleckley, in cui erano enfatizzati gli aspetti psicopatologici . Per esempio, se veniva usata la Psychopathy Checklist-Revised di Hare (PCL – R) , soltanto nel 15-25 % dei casi i detenuti esaminati risultavano classificabili come psicopatici. In uno studio su 137 donne dipendenti da cocaina che avevano richiesto un trattamento era possibile diagnosticare un disturbo antisociale di personalità secondo i criteri del DSM in oltre il 25 % dei casi , ma soltanto nell’1,5 % di queste donne poteva essere diagnosticato un moderato livello di psicopatia secondo la PCL – R . Questo strumento si basa su valutazioni cliniche esperte piuttosto che su informazioni autoriportate, e include aspetti come irresponsabilità, impulsività, mancanza di obiettivi realistici a lungo termine, comportamenti sessuali promiscui, precoci problemi di comportamento, stile di vita parassitico, durezza e mancanza di empatia, affettività superficiale, assenza di rimorso o di colpa, bisogno di stimolazioni e tendenza alla noia, senso grandioso di autostima, spigliatezza associata a un fascino superficiale. Nel corso degli ultimi anni il termine psicopatico è tornato ad avere una certa popolarità come definizione diagnostica che implica particolari caratteristiche psicodinamiche e biologiche, che non trovano riscontro nei criteri del DSM-5 per il disturbo antisociale di personalità. Il termine psicopatia, come definito da Hare, pone enfasi sui tratti elencati in precedenza, che comprendono caratteristiche interpersonali/psicodinamiche da un lato e comportamenti antisociali dall’altro. Sebbene queste due componenti siano ovviamente correlate, in alcuni individui possono presentarsi separatamente. Certi individui possono manifestare mancanza di empatia e grandiosità ed essere duri e manipolatori, ma non avere i problemi comportamentali delineati nel costrutto di Hare. In generale, comunque, la psicopatia è molto più grave sia in termini di manifestazioni cliniche sia per quanto riguarda la resistenza al trattamento. Questi pazienti presentano probabilmente caratteristiche neuropsicologiche sostanzialmente diverse rispetto agli individui non psicopatici».

Un altro autore psicodinamico che si è espresso sulla psicopatia è stato Bergeret (1974) che, nel suo libro “La personalità normale e patologica” riporta: «Il carattere psicopatico continua a figurare nelle descrizioni cliniche e teoriche, benché la maggior parte degli autori si trovi a disagio con la nozione di psicopatia. Pare evidente che, molto spesso, lo “psicopatico” allo stato patologico corrisponde a una “perversione del carattere”. Tuttavia, a livello caratteriale, ci troviamo un’economia puramente narcisistica che vive alla luce del sole la parte aggressiva del suo anaclitismo, invece di inibirla o di rivolgerla contro di sé come succede in molti casi. L’asocialità del carattere psicopatico non persegue altro scopo che quello di attirare l’attenzione dell’oggetto anaclitico, dal quale si tiene dimenticato frustrato, mal amato. La rivolta dello psicopatico non è indipendenza, ma semplice eccesso affettivo; l’instabilità emozionale traduce la debolezza pregenitale dell’Io; la labilità affettiva e la suggestionabilità corrispondono alla grande dipendenza anaclitica. Il suicidio così frequente dimostra l’esistenza, dietro la violenza delle aberrazioni manifeste, del fattore depressivo latente. Esiste una forte relazione sadico-orale e il principio di piacere riesce a creare scariche così istantanee che i conflitti non vengono vissuti a livello interno. Ma la dipendenza nei confronti degli oggetti investiti e la violenza del legame affettivo testimoniano, anche qui, dietro manifestazioni diametralmente opposte, un’economia narcisistica, di tipo particolare, ma profondamente anaclitica».

Cosa accade all’interno della persona psicopatica? Il soggetto psicopatico non prova rimorso o colpa per le proprie azioni, pertanto non “impara” da esse e, qualora sopraggiungesse un nuovo stimolo innescante, reitererà il suo comportamento. Ecco che, infatti, le statistiche mostrano come la maggior parte dei detenuti psicopatici, entro un anno dal rilascio, commette nuovamente il reato. 

Dal punto di vista del vissuto interno soggettivo, ci troviamo di fronte ad un soggetto con determinate caratteristiche interne che includono assenza di empatia, senso di Sè grandioso, tendenza all’inganno e manipolazione, incapace di provare emozioni profonde, impulsivo e con una carente capacità di riflessione. L’individuo psicopatico avverte un piacevole senso di soddisfazione e appagamento subito dopo aver commesso il fatto e, quindi, dopo aver soddisfatto la volontà interna che l’ha condotto all’acting out. 

Il soggetto psicopatico agisce e proietta sulla persona che ha di fronte i suoi sentimenti di rabbia. La psicopatia come disturbo nasce da un vissuto infantile “difficile” che ha prodotto nella persona delle turbe, dei traumi, tali da aver creato un funzionamento che tende a congelare le emozioni e i sentimenti. Ecco che, infatti, l’assenza di empatia si pone come caratteristica principale della personalità del soggetto psicopatico. Quest’ultimo, infatti, deumanizza la vittima, arrivando a considerarla come un oggetto e a privarla di qualsiasi caratteristica personologica. Inoltre, la paura e la sofferenza che la vittima sperimenta all’interno del dispiegarsi dell’azione, alimentano in lui la gratificazione.

A tale proposito possono emergere alcune domande. 

Perché la gratificazione viene alimentata dalla paura e dalla sofferenza dell’altro? 

Forse l’osservazione della sofferenza altrui in qualche modo legittima quella di un proprio vissuto personale celato e “costretto” all’interno di sé, che ha comportato, in un intersecarsi di psicomicrotraumi e psicotraumi, il crearsi di questo tipo di personalità deviata?

Può essersi costituito un quadro che include l’invidia, provata verso il vissuto sano ed evolutivamente corretto dell’altro, come sentimento adiacente alla rabbia? 

Perché viene a crearsi un congelamento dell’emotività, un impulso all’agire senza l’anticipazione delle conseguenze, un voler manipolare e svalutare l’altro? 

La psicopatia è, secondo Kernberg, la “massima espressione del narcisismo maligno”, caratterizzato dallo sviluppo di un Sè anormale, grandioso, che agisce con aggressività e svalutazione dell’altro. 

Perché nasce l’esigenza di rimarcare la grandiosità di se stessi con l’altro? 

Da quale mancanza, da quale bisogno evolutivo non soddisfatto e protrattosi nel tempo, nasce il radicarsi di questi tratti che possiamo definire caratteristici della personalità psicopatica? 

Cosa ha impedito l’evoluzione sana della personalità e dell’affettività del soggetto, convergendo in uno spostamento sul versante deviato? 

Se Kernberg afferma che la psicopatia è la massima espressione del narcisismo maligno, almeno in un’ipotesi eziopsicopatogenetica, potremmo provare a ricondurre alla forma più arcaica di narcisismo, l’origine traumatica o ancor meglio, l’avvio della “sequenza dei fenomeni e degli eventi psicomicrotraumatici e psicotraumatici” (Frateschi,M.,2021). Il narcisismo primario assoluto potrebbe essere il primo stadio che, in una condizione di deviazione, con prima espressione di psicopatia in statu nascendi, darebbe avvio alla sequenza dei fenomeni e degli eventi psicomicrotraumatici e psicotraumatici.

Lo psichiatra Kurt Schneider (2008), nel suo libro “Le personalità psicopatiche” delinea 10 tipologie di Psicopatico, di seguito riportate, ciascuna con particolari caratteristiche: Ipertimico, Depressivo, Insicuro, Fanatico, Bisognoso di considerazione, Instabile, Esplosivo, Apatico, Abulico, Astenico. 

Dal loro canto, invece, Millon e Davis (2000) ritenevano che i vari comportamenti psicopatici originano da differenti organizzazioni di personalità. Gli autori differenziano 10 sottotipi del disturbo, che hanno però in comune, in termini di antisocialità, una marcata centratura su di sé e disprezzo per i bisogni degli altri. Le differenti tipologie si distinguono per la presenza e dominanza di alcuni tratti temperamentali (Millon, Davis, 2000)e sono in elenco:

Lo psicopatico amorale

Lo psicopatico falso 

Lo psicopatico impavido

Lo psicopatico avido

Lo psicopatico viscido

Lo psicopatico esplosivo

Lo psicopatico abrasivo

Lo psicopatico Malvagio

Lo psicopatico tirannico 

Lo psicopatico maligno

Il tema verrà trattato sulla base dell’orientamento teorico-metodologico psicodinamico psicoevoluzionista (Frateschi M., 2012, 2021). L’interrogativo posto riguarda l’individuazione di quali sequenze di fenomeni e di eventi psicotraumatici e psicomicrotraumatici possano essere riscontrabili nel vissuto soggettivo dell’individuo psicopatico, e come queste sequenze si associno e si intersechino, dando vita ad un terreno fertile in cui si sviluppa l’eziopsicopatogenesi del disturbo. Quanto posto come ipotesi ha carattere preventivo, nell’ottica di delineare le dinamiche e i processi interni del soggetto psicopatico attraverso un metodo psicodinamico psicoevoluzionista (Frateschi M., 1988-2021). L’esame tematico approfondito riguarda il quadro del vissuto soggettivo che si è composto negli stadi evolutivi in base alla dinamica, ai fenomeni e agli eventi determinatisi nel mondo interno e nel mondo esterno, che hanno influito sul mondo interno del soggetto. 

Nella psicologia psicodinamica psicoevoluzionista (Frateschi M.,1988-1989, 2021) l’aspetto relativo al vissuto e all’esperienza soggettiva è determinante in un profilo di personalità psicodinamico. Questo aspetto viene analizzato, valutato, elaborato, interpretato, per individuare le condizioni del mondo interno del soggetto riguardo ad eventi o fenomeni, o dinamiche, che sono state rilevanti e che riprendiamo nella parte riguardante la Ricerca-Azione. Quel che possiamo ritenere rilevante nella ricerca–azione, riguardo il vissuto e l’esperienza soggettiva, è la sequenza dei fenomeni e degli eventi psicomicrotraumatici accumulati ed eventuali collegamenti con i fenomeni e gli eventi psicotraumatici. 

L’individuazione della sequenza dei fenomeni e degli eventi psicomicrotraumatici rientra in un metodo di percezione psicoevoluzionista della scena (Frateschi M., 2012): «La percezione psicoevoluzionista della scena può contribuire alla comprensione degli stadi di evoluzione di un essere umano, dallo stadio di neonato ai suoi primi anni di vita, e oltre». Interesse particolare tematico è dato dal riconoscere la dinamica, gli stadi e i processi evolutivi per comporre una valutazione del vissuto e delle esperienze soggettive.

Dapprima vorrei fornire un quadro generale dal punto di vista psicodiagnostico, per la trattazione della psicopatia e di seguito descrivere i criteri di valutazione secondo l’orientamento psicodinamico psicoevoluzionista. L’elenco degli strumenti psicodiagnostici è il seguente:

• DSM-5

• PDM-2 

• PCL-R

• Carta e matita 

DSM-5

Il DSM-5 è il Manuale Diagnostico dei Disturbi Mentali per eccellenza ad inquadramento categoriale. Il disturbo psicopatico di personalità si colloca al suo interno come specificatore, più in generale, del disturbo antisociale di personalità. Pertanto un soggetto psicopatico condividerà necessariamente delle caratteristiche del disturbo antisociale, ma un soggetto antisociale non sarà necessariamente psicopatico. Questo perché i criteri diagnostici della psicopatia comprendono anche alcuni del disturbo antisociale e di conseguenza anche il loro soddisfacimento. Lo vedremo più approfonditamente in seguito, con la PCL-R, strumento che rileva i tratti di personalità psicopatici all’interno di un individuo. 

I criteri diagnostici da soddisfare per porre diagnosi di psicopatia sono (DSM-5,2013): 

1- Loquacità/fascino superficiale: disinvoltura e loquacità nella conversazione, capacità di dare risposte pronte, divertenti e intelligenti, o di raccontare storie improbabili ma convincenti su di sé che lo mettono in buona luce (anche se ne emerge un fascino superficiale);

2- Senso grandioso del Sé: opinione eccessivamente elevata del proprio valore e delle proprie qualità, che lo porta a risultare arrogante e supponente;

3- Bisogno di stimoli/propensione alla noia: il soggetto sperimenta facilmente la noia e tende per questo a mettere in atto comportamenti rischiosi;

4- Menzogna patologica: tendenza a mentire come modalità frequente nelle interazioni con gli altri e con un’ottima abilità nel mentire;

5- Manipolazione: per conseguire un proprio scopo personale può far uso d’inganni, menzogne e frodi manipolando gli altri;

6- Assenza di senso di colpa: assenza di emozioni morali quali colpa e vergogna e di preoccupazione per le conseguenze negative delle proprie azioni;

7- Affettività superficiale: può dimostrare freddezza emotiva oppure mostrare un’espressione teatrale, superficiale, recitata e di breve durata delle emozioni;

8- Deficit di empatia: mancanza di empatia, insensibilità e disprezzo per le emozioni e il benessere degli altri, visti unicamente come soggetti da manipolare per il proprio vantaggio;

9- Deficit del controllo comportamentale: discontrollo comportamentale, bassa tolleranza della frustrazione con comportamenti aggressivi di fronte alla critica e al fallimento, associati ad un’elevata irritabilità e disregolazione della rabbia;

10- Comportamento sessuale promiscuo: comportamenti e condotte sessualmente promiscue;

11- Mancanza di obiettivi e piani realistici a lungo termine: difficoltà nel formulare ed eseguire piani realistici a lungo termine;

12- Elevati livelli di impulsività;

13- Delinquenza in età giovanile con una storia di comportamenti antisociale in età adolescenziale;

14- Problematiche comportamentali precoci: gravi problemi comportamentali in età infantile (comportamenti persistenti di menzogna, furto, rapina, frode, piromania, assenze scolastiche ingiustificate, bullismo, vandalismo, fughe da casa, attività sessuali precoci).

PDM-2 

Lingiardi e McWilliams (2017) nel Manuale Diagnostico Psicodinamico, PDM-2, riportano:  “In questa classificazione è stato preferito utilizzare il termine “psicopatico ” anziché quello di ” antisociale “, oggi più diffuso. Molte persone con questo stile di personalità, infatti, non sono francamente antisociali, nel senso di un aperto contrasto con le regole sociali . Anzi , molti individui con personalità psicopatica riescono a perseguire i propri obiettivi e a svolgere il proprio lavoro ricevendo approvazione sociale e perfino ammirazione . In alcune professioni, il comportamento psicopatico può persino essere ” premiato “. Nonostante molti individui psicopatici finiscano per avere problemi con la legge e le autorità, alcuni sono molto abili a evitare di dover rendere conto del male o dei danni provocati alle altre persone. Se nel secolo scorso venivano descritti come affetti da “insanità morale”, oggi gli individui con personalità psicopatiche sono tendenzialmente ricondotti ad aree di funzionamento dal livello borderline a quello psicotico. Le loro condotte sono tipicamente orientate alla conquista del potere, per usarlo poi a proprio esclusivo vantaggio. Spesso sembrano trarre piacere dall’ingannare e manipolare gli altri. Il concetto di ” impostore ” di Deutsch richiama molto quello di psicopatia. Nonostante io stereotipo della personalità antisociale implichi aggressività e violenza, decenni di contributi teorico – clinici  hanno messo in luce une manifestazione più passivo – parassitaria della psicopatia , in cui l’individuo tende a utilizzare il raggiro o la truffa nel contesto dei suoi rapporti. 

Rispetto alle persone comuni, quelle psicopatiche sembrano provare ansia più raramente e in modo meno intenso. Inoltre, chi ha ricevuto una diagnosi di disturbo antisociale di personalità ha un bisogno di livelli di stimolazione molto superiori alla media, motivo per cui ricerca di continuo tali stimoli. 

Decisamente rilevanti sono la mancanza di empatia e l’assenza di un centro di gravità morale , che , nelle persone con altri stili di personalità , consentono di controllare la brama di potere e legge gari di rivolgerla su obiettivi di rilevanza sociale. Gli individui psicopatici possono essere affascinanti e carismatici, e possono leggere con grande accuratezza gli stati emotivi altrui. Sono molto capaci di leggere il contesto in cui si trovano, ma poi pensano e agiscono in una prospettiva prettamente autoreferenziale e per scopi egoistici. La loro vita emotiva piuttosto povera e gli affetti che esprimono sono poco sinceri e finalizzati alla manipolazione interpersonale. La capacità di contatto emotivo è minima, e forte è la tendenza a perdere interesse per gli altri nel momento in cui non sono più utili ai loro fini. Non sono in grado di descrivere le loro esperienze emotive con la dovuta profondità o attenzione alle sfumature. L’indifferenza per i sentimenti e i bisogni degli altri, inclusa la tipica mancanza di rimorso per il male causato ad altri, può far ipotizzare gravi compromissioni nei primi legami di attaccamento. Ambienti di crescita caratterizzati da trascuratezza, caos, inaffidabilità e instabilità, con caregiver abusanti o dipendenti da sostanze , così come un cattivo matching tra le caratteristiche temperamentali del bambino e quelle degli adulti che si sono presi cura di lui sono tutti fattori che sono stati associati al successivo sviluppo di una personalità psicopatica . Ma anche fattori costituzionali sembrano avere un peso decisamente rilevante. 

I clinici che hanno in terapia pazienti psicopatici possono inizialmente subirne il fascino ma poi, in breve tempo, si sentono scossi e turbati. Sentono la mancanza del consueto legame emotivo che può instaurarsi con un paziente e, anzi, sperimentano in soliti sentimenti di apprensione, tensione e agitazione, sentendosi ” sotto scacco – tutte reazioni controtransferali, tra l’altro , dotate di un’alta valenza diagnostico – informativa . Alcuni studi empirici recenti hanno mostrato che nel lavoro con i pazienti psicopatici i clinici tendono a sentirsi criticati e sopraffatti. L’emergere di questi sentimenti, se uniti a un’anamnesi del paziente caratterizzata da violenze, dovrebbe spingere il clinico a considerare anche le questioni legate alla propria sicurezza. Un atteggiamento eccessivamente amichevole da parte del clinico può avere esiti negativi in quanto questi pazienti tendono a considerare ogni espressione di gentilezza come una debolezza. E’ tuttavia possibile esercitare un’influenza terapeutica su molti individui psicopatici se il clinico riesce a trasmettere una presenza forte, si comporta in modo scrupoloso e integro, e riconosce che le motivazioni del paziente girano attorno al desiderio di potere. Un trattamento terapeutico ha maggiori probabilità di successo se il paziente ha raggiunto o superato la mezza età e quindi ha fatto esperienza di un certo declino sul piano fisico e ha fatto i conti con i limiti dei suoi desideri onnipotenti.

     Le caratteristiche principali riguardano: 

  • Aspetti costituzionali: Possibile predisposizione all’aggressività, alta soglia di stimolazione emotive 
  • Tensione / preoccupazione principale: Manipolare vs paura di essere manipolati 
  • Affetti principali: rabbia, invidia . 
  • Credenza patogena caratteristica relativa a se stessi: ” Posso fare tutto ciò che voglio ” . Credenza patogena caratteristica relativa alle altre persone: “sono tutti egoisti, ti manipolano, sono spregevoli o incapaci di farsi valere, inconsistenti, e non valgono niente”.
  • Modi principali di difendersi: cercare di ottenere un controllo onnipotente”.

PCL-R 

La Psychopathy Checklist Revised (PCL-R) (Hare et al., 1990) è lo strumento psicodiagnostico più usato al mondo per quanto riguarda la valutazione della personalità psicopatica, rischio di recidiva e pericolosità sociale. Si tratta di un’intervista semi strutturata, con misure qualitative e altre quantitative, composta da 20 item. Il punteggio ad ogni item viene assegnato dall’esaminatore, dopo aver ottenuto la documentazione personale del soggetto e aver condotto un’intervista, su una scala composta da 0 (non si applica al soggetto), 1 (si applica parzialmente), 2 (si applica al soggetto). Il punteggio totale varia da 0 a 40. La recidiva è correlata ad un punteggio maggiore di 25 alla PCL-R, mentre per rilevare la presenza di psicopatia il punteggio deve essere uguale o superiore a 30. 

In base al punteggio ottenuto si può determinare il livello di psicopatia:

33-40  livello molto alto, disturbo psicopatico, altamente pericoloso, probabilità di recidiva alta; 

25-32            alto, con rischio di recidiva;

17-24            moderato, considerati criminali comuni;

9-16              basso 

0-8                molto basso

La PCL-R è composta da 2 fattori (1 e 2) che comprendono ciascuno 2 componenti (4 componenti totali). Il fattore 1, detto anche del deficit affettivo/interpersonale, è dato dalle componenti 1 e 2, mentre il fattore 2, che identifica uno stile di vita antisociale, caratterizzato da impulsività e irresponsabilità, dalle componenti 3 e 4. Il fattore 2 della PCL-R, correlato con il Fattore 1 predice il comportamento violento. Ogni componente a sua volta è composto da diversi item:

Componente 1 –Interpersonale                        Componente 2 –Affettiva

1.Loquacità/Fascino Superficiale                     6.Assenza di rimorso o di senso di colpa

2.Senso Grandioso di Sé                               7.Affettività Superficiale

4.Menzogna Patologica                               8.Insensibilità/Assenza di Empatia

5.Impostore/Manipolativo             16.Incapacità di accettare la responsabilità delle proprie azioni

Componente 3 -Stile di Vita                      Componente 4 -Antisociale

3. Bisogno di Stimoli / Propensione alla Noia 10. Deficit del Controllo Comportamentale

9. Stile di Vita Parassitario                                 12. Problematiche Comportamentali Precoci

13. Assenza di Obiettivi Realistici/a Lungo Termine 18. Delinquenza in Età Giovanile

14. Impulsività                                           19. Revoca della Libertà Condizionale 

15. Irresponsabilità                                           20. Versatilità Criminale

Due item son indipendenti:

11. Comportamento sessuale promiscuo

17. Numerosi rapporti di copia di breve durata

La valutazione consente di discriminare un soggetto psicopatico da altri soggetti che possiedono alcuni tratti presenti in questo disturbo, come ad esempio la persona affetta da disturbo antisociale narcisistico. Sicuramente, il soggetto che viene diagnosticato psicopatico, possiederà molti tratti presenti all’interno del disturbo antisociale di personalità, aspetti contenuti proprio nel fattore 2. 

CARTA E MATITA 

Con Carta e matita identifichiamo dei test proiettivi che indagano il profilo di personalità ed emotivo-comportamentale del soggetto. 

Questi test vengono somministrati all’individuo attraverso una consegna iniziale del compito. Ognuno di questi test ha la propria specifica consegna che viene data contestualmente al porgere del foglio, rigorosamente in posizione obliqua, per non suggerirne un determinato orientamento. Nel frattempo che la persona svolge il disegno, lo psicologo scrive sul proprio foglio di annotazione l’atteggiamento della persona, i tratti, le cancellature, le aggiunte a conclusione del disegno, i colori utilizzati (quando richiesti), la pressione, la dominanza manuale e la velocità con cui disegna. Al termine del disegno si può procedere con la costruzione di una storia creata sulla base del disegno stesso. Tale storia verrà annotata dallo psicologo. La costruzione della storia può essere incentivata attraverso delle domande-stimolo che lo psicologo può porre all’esaminato, al fine di indagare determinati aspetti dell’individuo. Si procede in separata sede alle procedure di scoring attraverso i criteri di interpretazione presenti sui rispettivi manuali.

CRITERI DI VALUTAZIONE CON I PARAMETRI DELLA SEQUENZA DEI FENOMENI PSICOMICROTRAUMATICI E PSICOTRAUMATICI. 

Una domanda plausibile, rispetto all’impostazione finora avanzata potrebbe essere: perché, come nel caso dell’attacco di panico, in un attacco violento “paranoico” la slatentizzazione è così distintamente esplosiva rispetto ai comportamenti immediatamente precedenti all’attacco stesso?  Un’ipotesi riguarderebbe l’eventuale compressione temporaneamente congestionata che di colpo divamperebbe in un’esplosione con incontrollabilità.

La sedimentazione di trascuratezza protratta, tutta come piccole parti di un mosaico, deve determinare nel soggetto un vissuto frammentato, come l’angoscia di frammentazione (es. Pazienti psicotici). Qualcosa poi ricompone questi frammenti come una Gestalt distorta. 

In riferimento all’orientamento psicodinamico psicoevoluzionista, sui parametri della sequenza dei fenomeni psicomicrotraumatici e psicotraumatici, Frateschi (2021) afferma: «La psicoevoluzione sviluppa organicamente anche grazie all’ osservazione, allo strumento ad ogni tempo, condizione, fenomeno, evento, l’analisi e l’interpretazione subclinica e clinica, all’analisi lo psicomicrotrauma e dello psicotrauma, in riferimento ad ogni tempo, fenomeno, condizione, evento causa, effetto, ecc., in ordine di spazio, forma, misurabili e grado micro, medio e macro. E’ un impegno sistematico e funzionale per la ricerca e gli interventi su un gamma variabile di traumi psicologici che vengono definiti e specificati nella qualità e quantità di psicomicrotrauma e di psicotrauma, per una comprensione e valutazione analitica e globale, con attenzione particolare ai parametri relativi a: entità, intensità, durata, estensione, ed ancora sul livello inconscio/conscio per l’evidenza subclinica e clinica. Perciò, se alcuni eventi critici sono di tipo psicotraumatico, è anche vero che molti altri eventi critici sono di tipo psicomicrotraumatico e ogni evento critico, anche apparentemente invisibile o imprevedibile, ha sempre origine all’interno di fenomeni multipli simultanei. Ad esempio, uno o più eventi psicomicrotraumatici, nell’organismo di un neonato, non evidenti, nello spazio e improvvisi nel tempo. «Il metodo psicoevoluzionista sta nelle applicazioni psicodiagnostiche e psicoterapeutiche tiene conto della rilevanza clinica circa l’analisi, la valutazione, l’elaborazione e l’interpretazione di psicomicrotraumi e psicotraumi, degli sviluppi dinamici psico-bio-sociali e delle sequenze di accumulazione di eventi. multipli simultanei e successivi subclinici e clinici nel corso della vita del soggetto» (Frateschi M., 2013).

Adesso, si ricordano le prime definizioni di evento psicomicrotraumatico e di conseguenza di eventi psicomicrotraumatici accumulati: «L’evento psicomicrotraumatico è un tipo di evento che causa nell’individuo un trauma psicologico d’identità e di intensità di grado lieve o molto lieve di durata breve ed estensione minima con evidenza precettiva bassa. Ne consegue che eventi psicomicrotraumatici determinano segni di sofferenza quasi impercettibili che, sommandosi, potrebbero avviare primi segni di comportamenti precursori di rischio per la salute psicologica. Una sequenza di eventi psicomicrotraumatici accumulati con una concatenazione progressive specifica originale e propria del vissuto individuale, può produrre un aumento della frequenza e dell’intensità del fenomeno disturbante nel soggetto fino alla sua emersione. Da una sequenza di eventi psicomicrotraumatici accumulati infantili possono determinarsi dei comportamenti precursori a rischio di psicopatologia (Frateschi M., 2007, 2015a).

Sul profilo psicodiagnostico psicoevoluzionista può essere configurato l’inquadramento dinamico della sequenza dei fenomeni e degli eventi psicomicrotraumatici e psicotraumatici. In base ai parametri di valutazione e interpretazione dello psicomicrotrauma e dello psicotrauma, riguardanti: l’entità (significato/forma), l’intensità (modo/pregnanza), la durata (tempo/direzione). l’estensione (spazio/grandezza), l’evidenza (inconsapevolezza/volume), è possibile ricostruire con precisione l’eziopsicopatogenesi e la condizione psicopatologica del soggetto. Ogni evento psicomicrotraumatico (EPMT) ed evento psicotraumatico (EPT) può essere valutato rispettivamente come psicomicrotrauma (PMT) e psicotrauma (PT) per ciascun parametro quantitativo:

PMT/PT-Q1=entità; 

PMT/PT-Q2=intensità;

PMT/ PT- Q3=  durata;

PMT/ PT- Q4=estensione;  

PMT/ PT- Q5=evidenza;

e per ciascun parametro qualitativo: 

PMT/PT-KA=significato/forma

PMT/PT-KB=modo/pregnanza,

PMT/PT-KC=tempo/direzione

PMT/PT-KD=spazio/grandezza,

 PMT/PT-KE=inconsapevolezza/volume

La valutazione consiste nel configurare quantità/qualità dell’evento EPMT o EPT, e successivamente, dell’interazione tra gli eventi confluenti in fenomeni FPMT/FPT unici e multipli simultanei e in successione. L’interpretazione comprenderà, quindi, la valutazione complessiva riconfigurata con il metodo dell’analisi dell’interpretazione della percezione psicoevoluzionista delle scene eventi-fenomeni psicomicrotraumatici e psicotraumatici ed il profilo psicodinamico del soggetto. Si potrà cosi ricostruire l’evoluzione normale o la rilevanza subclinica psicomicrotraumatica, e clinica psicotraumatica, o l’eziopsicopatogenesi fino alla condizione psicopatologica attuale del soggetto, ovviamente, anche in considerazione di ulteriori metodi di valutazione e interpretazione psicodiagnostica psicodinamica psicoevoluzionistica, relativi all’evoluzione delle difese, dell’identità e della personalità, e ad ogni altro fattore, tratto, dimensione e variabile pertinente e congruente. In particolare, la rilevanza subclinica psicomicrotraumatica si differenzia da quella clinica psicotraumatica, in quanto, spesso nella casistica clinica, permea l’esistenza del soggetto con una progressione silente sedimentata, in costante accrescimento, per cui la dimensione complessiva aumentando compone un’inconsapevolezza via via più rischiosa fino all’insidiosa slatentizzazione improvvisa e critica dica di un evento psicotraumatico. L’evento psicotraumatico in questo caso è il risultato esatto di una sequenza specifica di eventi psicomicrotraumatici accumulati che produce il fenomeno causante la slatentizzazione dell’evento eventualmente rilevante ed eventualmente ricorrente. Un esempio è un primo evento attacco di panico che insorge fulmineo ed inaspettato nel soggetto che rimane immediatamente imbrigliato nell’angoscia e nella paura della perdita di controllo del proprio organismo, e del pericolo patologico o mortale stravolgente, e che, successivamente ricorderà intensamente ad ogni rievocazione, anche apparentemente marginale.

Lo studio delle cause di una psicopatologia e del loro meccanismo di azione, cioè l’eziopsicopatogenesi, ricostruita con precisione psicodinamica psicoevoluzionista contribuisce alla comprensione della dinamica, dei processi, degli stadi evolutivi, e del tipo, fenomeno e grado eventuale di compromissione nella struttura, organizzazione, funzionamento del sistema strategico psicoevolutivo difensivo e della personalità. Individuare, analizzare, interpretare specifici eventi-fenomeni multipli simultanei e in successione, consci e inconsci, vissuti nella dinamica, processo, stadio dello spazio-tempo-modo significato dell’essere, delinea lo sviluppo dell’identità e della personalità e la configurazione della percezione rappresentazione delle scene del mondo interno, nel continuum dinamico interiorizzante trasformativo del l’organizzazione globale del campo organismo. Specifici eventi-fenomeni caratterizzano la vita dell’essere nel mondo interno rispetto al mondo esterno, in un simultaneo spazio/grandezza, tempo/direzione, modo/pregnanza, significato/forma, inconsapevolezza/volume.

Ogni evento-fenomeno percepito-rappresentato determina una riconfigurazione della totalità dinamica conscia-in-conscia, basata sulla congruenza intima psicofisiobiologica dell’essere-spazio-tempo-modo-significato. Quindi, per quanto si possa essere consapevoli di eventi e fenomeni di qualsiasi natura, tipo e genere è sempre presente un volume d’inconsapevolezza, anche se minimo, per cui misurarlo, come sopra definito per spazio/grandezza, tempo/direzione, modo/pregnanza, significato/for ma, attiene all’analisi, alla valutazione e all’interpretazione psicodinamica psicoevoluzionista (Frateschi M.,2021). 

Dal momento della nascita in poi, fino al termine della vita, le sintonie, le oscillazioni e i conflitti tra coscienza e inconscio non cesseranno mai, di giorno e di notte, nel sonno e nella veglia, e in qualsiasi spazio (Frateschi M.,2012a). Il tempo e lo spazio soggettivi, interni nel proprio mondo, nel proprio ambiente psicologico, potranno essere dapprima intruiti, quindi percepiti con progressiva consapevolezza. D’altronde, quanto a modo proprio d’inconscio simultaneamente si produce, permane per quantità-qualità micro-macro non rinvenibile, fino a che non si analizza e non si interpreta, con metodi e tecniche psicodinamiche. Percepire il proprio organismo negli andamenti ciclici o frammentari e di parte, negli eventi critici o normali delle parti di sé, è un impegno considerevole, di grande rilievo per la salute; per cui assumere coscienza della condizione simultaneamente conscia-inconscia del proprio campo organismo può favorire un’esplorazione della condizione umana e della possibilità di evoluzione psicologica. L’attenzione profonda verso il proprio organismo è una priorità per la cura delle psicopatologie, degli psicotraumi e degli psicomicrotraumi; la sua applicazione anche in condizioni umane normali, accrescerebbe notevolmente l’efficacia della prevenzione psicologica prima- ria e secondaria (Frateschi M., 2008). Lentamente il vissuto psichico e fisico, conscio-inconscio si produce in tutta l’estensione e la profondità dell’organismo. Il vissuto si incrementa inarrestabile, anche quando subentrano le patologie psichiche e fisiche. «Eventi del mondo esterno possono essere determinanti nello scatenamento di psicotraumi e psicomicrotraumi, infatti dal primo verificarsi delle conseguenze, anche solo di lievi riflessi o evocazioni nel mondo interno dell’organismo, tutto potrebbe essere percepito attraverso scene interne dense umori, impressioni, sensazioni e ancora impulsi, istinti, pulsioni» (Frateschi M., 2012a, 2012b). Ad un evento psicotraumatico corrisponde un insight totale, mentre a una sequenza di eventi psicomicrotraumatici accumula corrispondono insights parziali (Frateschi M., 2007) meno potenti ed efficaci a lungo termine. Il metodo psicoevoluzionista analizza il mosaico dinamico di fenomeni ed eventi multipli simultanei e successivi consci e in consci significativi secondo il modo proprio del soggetto. Nell’esperienza clinica, la maggioranza dei bambini e degli adolescenti con disagi lievi o psicopatologie di grado lieve, a partire dall’approfondimento psicodiagnostico fino alle verifiche e conferme nel corso della psicoterapia, avevano vissuto nel passato almeno una sequenza psicomicrotraumatica, senza che si fossero veri ficati o si potessero rilevare eventi psicotraumatici evidenti o manifesti. All’incremento di frequenza, intensità e grado di gravità del disturbo, corrisponde proporzionalmente l’aumento degli eventi psicomicrotraumatici, e si rilevano la presenza e l’aumento progressivo, anche degli eventi psicotraumatici di gravità maggiore.

Dinamiche, processi, fenomeni ed eventi, con il metodo psicodinamico psicoevoluzionista vengono ricomposti progressivamente nel setting psicoterapeutico, grazie alla successione e alla simultaneità soggettiva e relazionale spazio-tempo. Un’attenzione rilevante va disposta nel metodo su analisi, elaborazione, interpretazione, costruzione della molteplicità degli eventi, dei fenomeni, dei processi inconsci, delle fantasie, delle immagini, dei simboli, dei sogni e della realtà, e delle variabili indipendenti, dipendenti e intervenienti, in questa configurazione dinamica di setting psicoterapeutico» (Frateschi M., 2015b, 2017).

Il progetto ha tra le finalità la promozione della salute e la prevenzione psicologica a favore di molteplici destinatari nella società e in particolare nelle comunità sociali ed educative.

Quando si parla di fare prevenzione in una collettività, rispetto ad una particolare tematica o fenomeno, non si può prescindere dall’utilizzare una metodologia di tipo scientifico, che possa raccogliere il materiale informativo utile per il progetto di prevenzione che si sta portando avanti e trasferirlo ai destinatari attraverso strumenti scelti appositamente per il target dei destinatari.  Quando parliamo di una metodologia scientifica, facciamo riferimento ad un processo che inizia (dopo aver definito l’argomento) con la raccolta e analisi del materiale approvato dalla comunità scientifica internazionale, quindi sottoposto a validazione, per poi finire con l’elaborazione dei dati e la comunicazione dei risultati. 

Gli strumenti che vengono utilizzati, inoltre, nella formazione sono strumenti conoscitivi e di intervento. Nel nostro caso specifico, nel quadro della prevenzione primaria, utilizzeremo come strumento formativo-informativo lezioni frontali di stampo teorico, unite a dinamiche di gruppo nelle quali verranno effettuati esercizi ed esercitazioni, per citarne alcuni, come il role-playing, il role-taking, e le simulazioni.

Bibliografia

  1. American Psychiatric Association (2013). Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali – Quinta edizione. DSM-5. Tr.it. Raffaello Cortina, Milano, 2015.
  2. Bergeret, J., (1974). La personalità normale e patologica. Nuova edizione. Tr.it. Raffaello Cortina, 2002. 
  3. Frateschi M., (1988-1989). Laboratori di Ricerca di Attività Creativa. Comunicazioni. Cattedra Pedagogia 1, Università degli Studi di Bari. 
  4. Frateschi M., (2007). La prevenzione psicologica dei comportamenti prevaricanti e il fenomeno del bullismo. Comunicazione presentata al Seminario “Bullismo e devianza minorile”. Università degli Studi di Bari. Facoltà di Scienze Politiche. Bari. 
  5. Frateschi M., (2008). Progetti di Prevenzione Psicologica. In «Psicopuglia, Notiziario dell’Ordine degli Psicologi della Puglia» 8, 12/2008, pp.55-58.
  6. Frateschi M., (2012a). Psicoevoluzione, Introduzione alla psicodinamica psicoevoluzionista. Armando Editore, Roma. 
  7. Frateschi M., (2012b). Psicoevoluzione: prevenzione delle psicopatologie e psicoterapia psicoevoluzionista. Comunicazione presentata al Convegno “ Prevenzione delle psicopatologie dello sviluppo: Psicoevoluzione, Salute, Scuola”, A.I.E.Psi., Bari.
  8. Frateschi M., (2013). La prevenzione psicoevoluzionista: programma e servizi per la scuola e la famiglia. Comunicazione presentata al Convegno “Psicologia e Promozione della Salute. Prevenzione Psicoevoluzionista dei DA,DSA”, Istituto Comprensivo “Japigia I-Verga”, Bari. 
  9. Frateschi M., (2015a). Psicomicrotrauma e Psicotrauma, vita e morte. In «Psicopuglia, Notiziario dell’Ordine degli Psicologi della Puglia» 15, 6/2015, pp.37-44.
  10. Frateschi M., (2015b). Lo psicologo a sostegno della prevenzione primaria, secondaria e terziaria: gli aspetti psicologici clinici, psicotraumatici e psicopatologici; gli interventi, la consulenza e i progetti dello psicologo scolastico. Comunicazione presentata al Seminario “Lo Psicologo Scolastico”, organizzato dall’Università degli Studi di Bari, Dipartimento di Scienze della Formazione, Psicologia.
  11. Frateschi M., (2017). Psychoevolution. Psychoevolutionist Psychodynamic Psychottherapy, Comunicazione presentata al Congresso Internazionale XVIII World Congress of the World Association for Dynamic Psychiatry (WADP)- XXXI International Symposium of the German Accademy for Psychoanalysis (DAP) “Creative Processes in Psychoterapy and Psychiatry”, organizzato dall’International Foundation Erich Fromm, Firenze. 
  12. Frateschi, M., (2021). Psicopatologia e psicoterapia psicodinamica psicoevoluzionista. In «Psicopuglia, Notiziario dell’Ordine degli Psicologi e della Puglia», 26, 1/2021, pp.20-37. 
  13. Gabbard, G.O., (2015). Psichiatria Psicodinamica- Quinta edizione. Tr.it. Raffaello Cortina, 2015.
  14. Hare, R. D., Harpur, T. J., Hakstian, A. R., Forth, A. E., Hart, S. D., & Newman, J. P. (1990). The revised Psychopathy Checklist: Reliability and factor structure. Psychological Assessment: A Journal of Consulting and Clinical Psychology, 2(3), 338–341
  15. Lingiardi, V., & McWilliams, N. (2017). Manuale Diagnostico Psicodinamico, PDM-2, Tr.It. Raffaello Cortina Editore, Milano. 
  16. Millon T., Simonsen E., Birket-Smith M., Davis R. D., (2002). Psychopathy: Antisocial, Criminal, and Violent Behavior. NY: Guilford Press.
  17. Schneider K., (1950). Le personalità psicopatiche. Roma: Giovanni Fioriti Editore, 2008.