Il sorriso e il suo potere di cambiare le cose

sorriso

Il primo venerdì del mese di ottobre ricorre la giornata mondiale del sorriso.

Esso è uno dei primi canali di comunicazione con l’altro ed è riconosciuto con valenza positiva in tutte le culture e in tutte le fasce d’età.

Il sorriso è parte integrante della comunicazione non verbale e ha, infatti, una funzione biologica di socializzazione.

Le prime esperienze si vivono in famiglia già nei primi mesi di vita.
Gli studi etologici sostengono che il sorridere sia un’azione innata e che l’attuazione in determinati contesti sia dettata, invece, dall’apprendimento.

Grazie al sorriso, il bambino dimostra il riconoscimento dei volti familiari, predisponendosi alle relazioni.

Il sorridere di un bambino si riflette sul viso della madre, che a sua volta gli sorride. Questo vissuto positivo, sperimentato inizialmente con la mamma, aumenta il benessere psicologico del bambino.
Esso diventa una componente dell’auto stima in formazione.

Dal settimo mese, l’azione del sorridere di un bambino diventa intenzionale e volontaria. Si fa tesoro dell’esperienza di benessere scaturita dai sorrisi reciproci, aumentando la consapevolezza del potere relazionale intrinseco.

Pian piano, il bambino imparerà così a sperimentare il sorriso e i suoi effetti sulle altre persone del suo mondo. Oltre ai genitori, nonni, zii, cugini e amici contribuiranno al potenziamento delle informazioni riguardo al sorridere. Garantiranno un bel bagaglio di benessere e di autostima da poter portare con se nella vita adulta.

Il sorriso infatti è un facilitatore delle relazioni sociali. Crea un clima di serenità e predispone positivamente all’altro.

Un sorriso è la curva che raddrizza tutto (Phillis Diller)