INCEL: Il fenomeno dei «celibi involontari»

di Anna Borriello e Francesca Dicè

INCEL: Il fenomeno dei «celibi involontari»

La socializzazione online ha influito notevolmente sullo sviluppo di identità individuali e gruppali che nascono e si muovono all’interno di spazi virtuali e conseguentemente non-reali, le cui azioni, però, sono in grado di ripercuotersi oltre i confini di internet.

È questo il caso delle community‚ “INCEL”, gruppi di soggetti che si identificano nell’appellativo di “celibi involontari” e perciò inevitabilmente impotenti di fronte alla percepita impossibilità di cambiare il proprio status sociale stigmatizzato imposto su di loro, secondo la propria visione, da parte della società “ginocentrica”, femminista.

Il fenomeno dei “celibi involontari” di recente sviluppo trova terreno fertile prevalentemente all’interno delle comunità online.

Per Incel, termine proveniente dall’abbreviazione inglese di Involuntary Celibates, “celibe involontario” intendiamo un membro di una subcultura online costituita da individui che, nella presupposizione di avere naturale diritto al sesso, motivano l’inaccessibilità a un partner sentimentale e/o sessuale con il fatto di essere poco attraenti, secondo certi criteri indipendenti dalla loro volontà.

I frequentatori di forum e gruppi online di Incel sono prevalentemente uomini eterosessuali e le stime del loro numero sono incerte, variando da migliaia a centinaia di migliaia.

Ad oggi i forum online di Incel sono stati criticati dai media e dai ricercatori per essere misogini, razzisti, incoraggiare la violenza, diffondere opinioni estremiste e radicalizzare i loro membri.

Ma facciamo un passo indietro… a quando risale la loro origine?

Il termine Incel – come anticipato contrazione dell’espressione inglese Involuntary Celibates – comparve per la prima volta negli anni Novanta, in concomitanza con lo sviluppo di Internet e dei primi forum online: fu coniato nel 1993 a seguito di un’intuizione di una studentessa dell’Università di Ottawa, nota sul web con il soprannome di «Alana», scelto per rimanere nell’anonimato, che creò il forum Alana’s involuntary celibacy project dedicato ai celibi involontari.

Inizialmente, infatti, il progetto (“Involuntary Celibacy Project”) aveva l’ambizione di includere “chiunque, appartenente a qualsiasi genere, si sentisse solo, non avesse mai avuto rapporti sessuali oppure non avesse avuto una relazione sentimentale da molto tempo” al fine di supportare uomini e donne che soffrivano per non riuscire a trovare un partner.

Alana’s involuntary celibacy project avrebbe dovuto essere un luogo accogliente, dove pubblicare articoli e condividere la propria solitudine con altri utenti.

Alana abbreviò poi “involontariamente celibe” in “invcel”, che si è trasformato in “incel”.

Dunque, all’inizio il termine Incel indicava qualsiasi individuo, di sesso maschile o femminile, che si sentiva profondamente solo.

Ma da quando Alana ha abbandonato il blog, le cose hanno cominciato a prendere una brutta piega. Nel giro di alcuni anni il bacino di utenza del sito si è ingrandito esponenzialmente (Burgess 2001). Definendosi attivisti per i diritti degli uomini (MRA in inglese), i membri hanno portato la discussione in una dimensione interconnessa di forum, blog e organizzazioni (Ging 2017) trovando terreno fertile in alcune piattaforme internet popolari. È diventato presto chiaro però che si fosse trasformata in una community Incel che poco aveva a che vedere con i diritti degli uomini; in realtà si trattava di focolai di ideologie antifemministe (Baele 2019) basate sull’assunto per cui il femminismo avesse rovinato la società.

Nel corso degli anni, rispetto a tematiche quali la riappropriazione e la narrazione dell’identità che avviene tramite la fruizione di piattaforme virtuali in grado di modellarne i relativi limiti e confini, consentendo la condivisione di vissuti personali generalmente sofferti, gli incel sono diventati oggetto di ricerca e argomento di cronaca a causa degli omicidi commessi da alcuni individui riconducibili alla medesima comunità, nonché per il peculiare linguaggio che li contraddistingue, esplicitamente misogino e violento e che viene utilizzato nelle discussioni online, volto ad esprimere le istanze che si legano al loro stigma sociale. Il glossario incel spesso si ricollega alla percezione di una mancanza di accesso al corpo femminile, richiesto in nome del diritto alla sessualità che sarebbe loro negato da parte degli “altri”. Tramite la condivisione di tali elementi, le community accrescono il numero di utenti che modellano la propria socializzazione sulla base di termini e di modalità ricorrenti, costituendo uno spazio virtuale unico all’interno dell’androsfera, o sfera maschile, che sembra avvicinare e rivendicare elementi tipici di altre comunità che compartecipano allo stesso spazio sociale irreale.

Ma facciamo chiarezza.. Il termine racchiude una precisa condizione che si è evoluta nel corso degli anni, e che ad oggi descrive gruppi di persone che si definiscono “celibi involontari”.

Non sono dei single, ma uomini che si sentono emarginati dalla società e dalle donne che “non li ritengono alla loro altezza”. Il motivo è che non sono né ricchi, né belli e non hanno nemmeno successo. Se indossiamo una “lente antropologica”, ci accorgiamo di come i fenomeni di globalizzazione e modernizzazione di cui siamo protagonisti nell’odierna fase storica, pongano sotto forte stress gli individui, i quali si trovano nella condizione di dover rispondere alle alte aspettative che la società gli mette in capo. In questi termini, l’ambito sessuale è sicuramente molto presente in ciò che viviamo e vediamo, non si tratta più di un tema interdetto, e soprattutto per quanto riguarda l’autostima personale, è diventato motivo di orgoglio o di imbarazzo a seconda delle abilità relazionali che ogni soggetto possiede (Ging 2017). Alla luce di ciò, ha guadagnato sempre maggiore importanza la tematica dei cosiddetti celibi involontari, intesi come coloro che sono disposti ad avere dei rapporti sessuali ma non sono stati in grado di trovare un partner consenziente nei 6 mesi precedenti ed hanno un’età di almeno 21 anni (Donnelly 2001); in realtà, oltre a tale definizione formale, è molto più importante la denominazione di celibe involontario che si auto conferisce il soggetto, più che il reale tempo trascorso senza avere rapporti. Gli Incel sono uomini, generalmente giovani bianchi, che non riescono ad avere successo con le donne; tuttavia, la loro risposta a questa frustrazione, non è quella di tentare nuovi approcci per raggiungere una situazione che li soddisfi, bensì è quella di arrabbiarsi con le donne, arrivando ad odiarle per il loro rifiuto, auspicando azioni di violenza contro il genere femminile, spesso con l’utilizzo di un vocabolario di nuovo conio, dal quale si riportano alcuni termini specifici.

Ma conosciamoli meglio.. La sottocultura dei celibi involontari fonda il proprio credo su teorie condivise dai suoi membri: la teoria LMS per i rapporti interpersonali, la teoria RedPill e BlackPill per quanto riguarda la visione generalizzata del mondo ed infine quella dell’ipergamia.

Il richiamo alla Pillola presente nelle prime due teorie è un chiaro riferimento cinematografico al celebre film “Matrix”, dove la pillola rossa (red pill) apre la mente del protagonista, Neo, mostrandogli la verità sulla realtà.

Quando un Incel entra in contatto con la teoria Redpill, capisce che il mondo di oggi lo mette in una condizione di svantaggio, facendolo diventare vittima della società. I “redpillati” diventano uomini liberati, che comprendono che il femminismo e la rivoluzione sessuale sono la “sventura” dell’uomo etero, dato che le donne hanno la possibilità di scegliere liberamente il proprio partner, lasciando soli gli uomini “poveri e brutti”.

Assumere la RedPill significa rendersi conto di quanto detto, ed il dolore che provoca il possedere una “profonda conoscenza” della realtà deve smuovere l’intero genere maschile perché le cose inizino a cambiare e si esca dalla società Occidentale che ruota attorno all’importanza della donna (Baele 2019, Ging 2017).

Secondo la teoria RedPill, infatti, la donna basa la propria visione del mondo sulla reazione che il proprio comportamento genera negli altri, anziché soffermarsi sull’azione in sé; esse dipendono fortemente dagli altri, e più l’uomo è accondiscendente con loro, per apparire piacente, più la donna rafforzerà le proprie convinzioni; e ciò non porta beneficio a nessuno.

Secondo la teoria della BlackPill, ciò che muta è il colore, ad indicare che, chi simbolicamente decide di assumerla, diventerà cosciente in merito all’immutabilità della realtà. Incel, pertanto, sta ad indicare/denota un’accettazione del livello di appartenenza alla gerarchia sociale, ed i conseguenza un’impossibile “scalata” o miglioramento del proprio status. Al contrario della suddetta teoria, secondo cui sono leciti la speranza e lo sforzo per tentare di migliorare, l’assunzione della Black Pill comporta l’accettazione di un determinismo genetico quasi spietato (Jaki 2019).

La terza teoria abbracciata è l’LMS, acronimo di “Look, Money and Status”, secondo cui la condizione economica, l’aspetto fisico e lo status sociale sono i parametri in grado di attrarre l’amore e le donne. Se un uomo non possiede queste caratteristiche, è destinato a restare tagliato fuori da qualsiasi tipo di rapporto, e rimarrà solo per tutta la sua vita. Inoltre, gli uomini Incel ritengono che sia stata l’emancipazione femminile ad escluderli dai loro rapporti con le donne.

Le donne diventano oggetti del desiderio, che contengono tutta la loro felicità negata. Se non viene conquistata, la donna diventa per l’Incel il conduttore di tutte le aspettative disattese. Nasce da qui la sensazione di insicurezza e inferiorità nei confronti delle donne.

Questo disagio, però, non si limita ai forum online, ma è radicato nella società.

Secondo la teoria, ad ognuna delle tre componenti vanno attribuiti dei punteggi da 1 (il minimo) a 10 (il massimo), e quando ad un individuo vengono assegnati valori alti in ciascuna di queste, allora sicuramente avrà una ricca scelta di partners (Jaki 2019).

Per quanto riguarda il primo elemento, il look, è stato creato un sistema di categorizzazione che considera l’aspetto di alcune parti del corpo in un’ottica genetica; gli Alfa sono coloro che ottengono punteggi alti, superiori all’8, nel look e occupano la posizione più alta nella scala gerarchica maschile grazie ai loro “buoni geni” che gli hanno donato un aspetto piacente. Il secondo elemento, money, come intuibile rappresenta le capacità economiche del soggetto. I soggetti che vengono scelti dalle donne per tale motivo sono i Beta, sono donne interessate ad un partner che le possa portare stabilità.

Il terzo componente della triade LMS riguarda appunto lo status del soggetto, inteso come posizione ricoperta nella società, potere che possiede ed immagine di cui gode agli occhi degli altri.

Per quanto riguarda invece la teoria dell’ipergamia, si fonda sull’assunto secondo cui in una società emancipata come quella del ventunesimo secolo, le donne hanno la possibilità di essere selezionatrici nei confronti degli uomini. In quest’ottica, la visione Incel sembra rievochi l’età d’oro, quella in cui vigeva una società patriarcale nella quale la monogamia era la regola, in modo che ogni uomo avesse una donna con cui avere rapporti e non poteva ricevere rifiuti di alcun tipo da parte loro (Farrel 2019).

Da una serie di interviste condotte da due docenti dell’Università della Georgia sono stati identificati diversi indicatori specifici per il fenomeno Incel.

Prendendo in considerazione gli aspetti comuni alle esperienze di vita degli Incel, emerge in primo luogo come l’avere due genitori sposati o conviventi sia un importante vincolo sociale per il figlio, che apprende da essi i comportamenti corretti da tenere quelli invece da condannare (Carrére 2000).

Quando invece il padre e la madre sono divorziati al soggetto mancano le componenti fondamentali per apprendere in famiglia, in una fase in cui invece ricoprono un ruolo fondamentale. Per questo motivo il divorzio è risultato come il primo indicatore specifico. I n secondo luogo l’attenzione si sposta sull’accumulo di stress, che può portare i soggetti che ne soffrono a fantasticare sul commettere gesti di violenza contro le masse, una probabile soluzione per riguadagnare il controllo dei sentimenti, eliminando coloro che vengono visti come nemici e sfogando la rabbia ed il disagio interiore. Proseguendo nell’analisi, la solitudine rappresenta un costrutto complesso che include tre dimensioni: la solitudine personale, la solitudine relazionale ed infine la solitudine collettiva, le quali si abbinano alle tre dimensioni dello spazio che circondano l’individuo: lo spazio personale, lo spazio sociale (composto dai familiari e da coloro con cui il soggetto è a proprio agio) ed infine lo spazio pubblico, più anonimo ed impersonale degli altri due (Cacioppo 2015).

La solitudine dovuta al molto tempo trascorso online contribuisce altresì ad aumentare il livello di ansia che raggiunge il culmine durante gli appuntamenti, aumentando quindi le probabilità che non vadano come sperato a causa delle difficoltà nel relazionarsi quando non si è più abituati a farlo (Odaci 2010). Gli individui con alti livelli di solitudine, soprattutto relazionale, hanno dimostrato di soffrire di ipersensibilità alla minaccia sociale, ossia la convinzione che l’ambiente circostante e le persone che lo popolano, stiano costantemente giudicando il soggetto (MacDonald 2016). L’ultimo indicatore individuato è quello del linguaggio utilizzato dagli Incel nei forum (Boyd 2019). I principali meccanismi riconducibili al linguaggio sono quelli dello Slang, per promuovere l’identità di gruppo, l’Insulto, per screditare coloro che non condividono le ideologie del gruppo, la Disumanizzazione dell’avversario che permette di rivolgersi a quest’ultimo come ad un oggetto o ad un animale, infine l’Incitamento che va inteso come una mascherata chiamata all’azione.

Ma allora chi sono veramente gli Incel?

Parliamo di una precisa categoria di persone, che si identifica in maschio, eterosessuale e celibe involontario. Quello che li contraddistingue è una forte disistima verso loro stessi e dal loro sentirsi inadeguati rispetto ai coetanei. Credono di non essere all’altezza del genere femminile, in quanto non sono in grado di intrecciare con loro una relazione amorosa. Credono di essere dei perdenti, in continua competizione con gli altri.

Non possono essere identificati tutti come persone violente, dato che gli Incel racchiudono in loro una grande quantità di persone. Ma il loro livello di esasperazione porta a gravi forme di misoginia.

Si tratta di un fenomeno maschile, intriso di stereotipi che riguardano sia il mondo femminile sia quello maschile. Nella società occidentale, infatti, gli uomini vengono considerati come persone di successo soltanto se riescono ad avere rapporti d’amore con l’altro sesso.

Le donne, concepite come prede e trofei, preferirebbero i Chad, ovvero il maschio alfa, attraente e di successo.

La narrazione delle donne malvagie non è qualcosa di nuovo, ma comincia da un equivoco che gli Incel includono nella loro ideologia. Tutto parte dall’enfatizzazione del corpo, che viene ridotto ad un mero oggetto del desiderio di donne considerate superficiali e attratte soltanto dall’apparenza.

In questi gruppi, le donne vengono definite come NP, ovvero non persone – anche se per alcuni l’acronimo sta per narcisiste patologiche.

Gli Incel ritengono di avere dei brutti corpi, e per questo si sentono esclusi dalla società, che è responsabile di farli sentire emarginati. Per loro diventa più semplice caricare la pistola piuttosto che vedersi sotto una luce migliore, rivolgendo tutta la loro rabbia verso l’esterno.

La vera pericolosità degli Incel, dunque, sta proprio nella loro scarsa capacità di lavorare su loro stessi. In definitiva, la parola “incel” si rivela essere un termine ombrello in grado di accogliere specificità individuali molto diverse l’una dall’altra, rispetto a modalità di socializzazione, nuclei argomentativi e sistemi valoriali, rivendicato per esprimere posizioni ideologiche pessimiste condivise quotidianamente allo scopo di alleviare le sofferenze causate dal celibato involontario.

Tuttavia, degli Incel non si discute molto. Anzi, è un fenomeno sottovalutato: si tende ad ignorare il problema, addirittura normalizzandolo.

Non è semplice difendersi da questa condizione, perché gli uomini Incel sono difficili da riconoscere. Sarebbe opportuno raggiungere la radice del problema per lavorare sulla prevenzione. Il primo passo, dunque, passa attraverso l’educazione dei ragazzi, dando loro strumenti adeguati a riconoscere e gestire le loro emozioni.

Fondamentale anche l’intercettazione dei primi segnali di malessere per intervenire il prima possibile, per tornare in possesso dei sentimenti e delle emozioni che tutti proviamo.

BIBLIOGRAFIA

  • Boyd, S., (2019), “Incel hate speech and the d a m a g e o f t o x i c masculinity”, School of C r i m i n o l o g y a n d Criminal Justice, Barret, The Honors College, 46.
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  • Cacioppo, S. et al., (2015), “Loneliness: Clinical Import and I n t e r v e n t i o n ” , P e r s p e c t i v e s o n Psychological Science, 10:2, 238-249.
  • Carrére, S., (2000), “Predicting marital stability and divorce in newlywed couples” , J o u r n a l o f F ami l y Psychology, 14, 42-58.
  • Ging, D., (2017), “Alphas, Betas, and Incels: Theorizing the Masculinities of the Manosphere”, Men and Mascul ini t ies, 22:4, 6 3 8 – 6 5 7 . www.bbc.com/news/ w o r l d – u s – canada-45284455/ . Consultato in data 8 marzo 2020.
  • Taylor, J., “The woman who founded the ´Incel` movement”, BBC, (30 agosto 2018). Fonte: https:// Baele, S.J., et a l . , ( 2 0 1 9 ) , “Fr o m “ I n c e l ” t o “Sa i n t ” : Analyzing the violent worldview behind the 2018 Toronto attack”, Terrorism and Political Violence.
  • Zimmerman, S. et al., (2018), “Recognizing the Violent Extremism Ideology of ‘Incels’”, Women, Peace and Security, 1-5.