L’invidia è poco funzionale per se stessi e le relazioni
L’invidia è un’emozione secondaria che si sviluppa nel tempo e attraverso le relazioni con gli altri.
Il termine deriva dal latino e indica il modo di guardare con ostilità un’altra persona, una sua qualità o semplicemente una cosa posseduta.
Nel film d’animazione Inside out 2, si percepisce proprio l’insorgere, in un secondo momento della vita, di questa emozione.
Essa è, quindi, differente da quelle primarie, che invece ci accompagnano fin dalla nascita.
La persona che nutre invidia, in genere, non desidera qualcosa, ma attribuisce un valore emotivo ad una caratteristica o ad un bene posseduto da qualcun altro.
Di conseguenza, alla base dell’invidia, c’è un forte senso di inferiorità e insicurezza, che crea un circolo vizioso di negatività.
L’invidioso percepisce, infatti, se stesso con forti limitazioni e poche potenzialità, caratteristiche che invece riconosce esclusivamente nell’altro.
Da ciò, ne scaturisce una sensazione di malessere generale, in cui si alimenta rabbia, ostilità, aggressività e frustrazione.
Dal punto di vista relazionale, l’invidioso logora continuamente i rapporti con gli altri per il suo senso di insoddisfazione cronico.
Si lamenta spesso delle sue mancanze e getta infamia sugli altri, evitando però di rompere questo schema mentale.
Dal punto di vista psicologico, inoltre, ci troviamo di fronte ad un individuo che, pur percependo la natura del suo malessere, non fa nulla per cambiare la situazione.
Non si attribuisce, infatti, nessuna colpa a se stessi, ma al caso/sfortuna che è stato clemente con altri e non con noi.
L’invidia quindi crea autocommiserazione, perché più facile da gestire e non richiede sforzo per il miglioramento.
L’autostima viene continuamente messa alla prova con un susseguirsi di situazioni che non favoriscono l’ innalzamento di essa.
Al contrario, oltre che le relazioni, si deteriora anche l’immagine di sé, rappresentata solo da limiti, incapacità e scoraggiamento.
L’accezione negativa legata quindi all’invidia, dovrebbe e potrebbe essere invece uno stimolo alla riflessione su chi siamo innanzitutto.
Necessita quindi un autoesame, in cui si accettano in primis i propri limiti e si guarda con soddisfazione alle proprie capacità per realizzare i nostri desideri.