Kintsugi e l’arte di rimettere insieme i cocci

kintsugi

La tecnica del Kintsugi è usata da secoli in Giappone per riparare gli oggetti in ceramica rotti, riempiendo così le crepe formatesi con una speciale mistura.

L’idea di rendere visibili le linee riparate e il materiale utilizzato, l’oro e l’argento appunto, conferiscono preziosità e unicità al nuovo oggetto ottenuto.

Metaforicamente parlando, l’arte del Kintsugi può essere applicata di fatto alla psicologia e alla psicoterapia.

L’esperienza personale di dolore devasta e manda, di conseguenza, in frantumi l’equilibrio psicologico.
In seguito ad un evento traumatico, infatti, l’individuo può sentirsi “in mille pezzi “ proprio come un vaso rotto.

Ogni oggetto di ceramica che si rompe, si divide in modo unico in tanti pezzi di varia dimensione; allo stesso tempo, uno stesso evento doloroso spacca in maniera differente ciascuno dei protagonisti.

Con questa idea di ricostruzione, ripartendo dai cocci stessi, pezzo per pezzo è pazientemente e opportunamente rimesso al proprio posto.

Il lavoro psicologico parte proprio dai mille resti che devono essere analizzati e accorpati in maniera che combacino alla perfezione. Il terapeuta , insieme al paziente, crea quella speciale mistura di oro che andrà ad incollare pian piano tutti i pezzi, senza tralasciare niente, affinchè l’individuo possa risentirssi nuovamente tutto intero.

Punto di forza dell’arte giapponese è proprio il ricostruire, rendendo l’oggetto non solo prezioso, perchè intessuto con l’oro, ma soprattutto unico. Allo stesso tempo, con l’aiuto del terapeuta, si rimarca l’unicità e la preziosità del proprio essere, anche quando tutto sembra perduto.

Il Kintsugi e l’approccio psicologico alle rotture mirano così a ridare valore alle cose e alle persone, puntando a rivalutare la propria immagine e la propria autostima anche e soprattutto dopo aver subito un evento doloroso e devastante, di qualsiasi natura.