La coscienza

di Veronica Sarno

Uno stato di coscienza è caratterizzato da un’attività corticale rappresentata da s p e c i fi c i i n d i c i elettroencefalografici, onde i r r e g o l a r i , veloci ed ad a m p i e z z a r i d o t t a ; i n corrispondenza di queste attività elettriche, l’organismo sperimenta esperienze consce come l’ascolto di suoni, visione di colori ed immagini, la produzione di pensieri; si tratta dunque di esperienze di natura cognitiva o percettiva. La coscienza ha funzione di accesso e di selezione delle informazioni che debbano g i u n g e r e a d u n a rappresentazione conscia. La percezione visiva è molto rappresentativa del rapporto fra i meccanismi di base fisiologi ed i correlati consci. Tuttavia il maggior grado della coscienza si verifica a livello cognitivo superiore: nei processi di memoria, nei m e c c a n i s m i a t t e n t i v i , nell’apprendimento, nella comprensione del linguaggio. La percezione visiva è basata su meccanismi fisiologici sottostanti l’accesso delle informazioni alla coscienza rispetto alla visione, vi sono d u e d i v e r s i s i s t e m i rappresentazionali: il primo è relativo all’elaborazione delle caratteristiche di un oggetto esterno, mentre il secondo è riferito alle sue relazioni spaziali, questi due sistemi coinvolgono due aree corticali differenti, nella corteccia visiva, che include le aree corticali visive primarie finalizzate alla ricezione degli input ottici (Sheinberg & Logothet is, 2003), la parte destra del cervello si occupa della metà sinistra del campo visivo, la parte sinistra del cervello organizza invece la visione della parte controlaterale (destra) del campo visivo. Le cortecce visive di entrambi gli emisferi hanno un numero di aree topografiche diverse e s p e c i fi c h e p e r f u n z i o n i specifiche rispetto agli input visivi e tra loro collegate; tuttavia, non tutte le mappe percettive prodotte dalle varie component i cerebral i s i t r a s f o r m a n o i n rappresentazioni coscienti, i n f a t t i , a l c u n e d i esse rimangono in un formato non conscio, come ad esempio, il riconoscimento implicito delle forme o dei volti. Anche in caso di lesioni cerebrali come la Sindrome da Negligenza Spaziale Unilaterale (Neglect) in cui il soggetto è incapace di percepire degli stimoli visivi e come nel caso del Blindsight, fenomeno della visione cieca. S t u d i s c i e n t i fi c i hanno dimostrato che in alcuni deficit la visione cosciente degli stimoli è compromessa, ma non la loro elaborazione inconsapevole. L’elaborazione delle caratteristiche più complesse dello stimolo visivo segue due percorsi distinti, che sono fra loro indipendenti, ma collegati; si tratta della via occipito-temporale-frontale o via ventrale che attraversa il lobo temporale ventrale con proiezioni al lobo frontale e della via occipito-parieto-frontale o via dorsale, che attraversa il lobo parietale con proiezioni all’area frontale; l’area parietale costituisce la sede principale per la ricezione d e l l e i n f o r m a z i o n i propriocettive e riguarda i movimenti saccadici, che sono i n d i s p e n s a b i l i p e r l a rappresentazione interna delle relazioni spaziali nel campo visivo. La via dorsale è coinvolta direttamente nella localizzazione degli stimoli. Il sistema percettivo ed i l sistema di azione avvengono m e d i a n t e c o m p o n e n t i s o t t o c o r t i c a l i , come ad esempio il talamo, che funge da trasmettitore di input alla corteccia sensoriale. Mediante strumentazione PET è stato d i m o s t r a t o c h e l a visualizzazione mentale si organizza retinotopicamente attraverso il sistema delle aree visive. Kosslyn (2001) ha creato un modello che tiene conto della Mental Imagery e che è c o s t i t u i t o da sei componenti principali: la prima è costituita dal Buffer visivo definito da un insieme di aree topograficamente organizzate della corteccia, tali strutture corticali sono rappresentabili come un’unica struttura funzionale, localizzata nel lobo occipitale, queste aree si interconnettono con aree visive sia di basso livello e sia di alto l i v e l l o . L e p e c u l i a r i t à neuroanatomiche delle aree implicate sono compatibili con l’ipotesi che la Mental Imagery visiva sia costituita da un pattern di attivazione del buffer visivo indotto da informazioni c h e s o n o s t a t e p r e c e d e n t e m e n t e immagazzinate e che però non arrivano dal mondo esterno, come di solito accade nella visione. La finestra attentiva è la seconda componente e si occupa d selezionare le informazioni rilevanti, infatti fra le informazioni rese disponibili dal buffer solo alcune saranno selezionate in funzione degli o b i e t t i v i d e l s i s t e m a rappresentazionale. La terza componente è costituita dalla decodifica delle proprietà dell’oggetto mediante un congiungimento fra lobo temporale inferiore e lobo occipitale. Nel mentre si verifica la percezione visiva, l ’ i n p u t i n a r r i v o v i e n e confrontato con quelli già presenti in memoria e poi lo stimolo viene individuato. Le immagini mentali relative alla proprietà della forma si f o r m a n o a p a r t i r e dall’attivazione delle memorie visive mediante un processo top-down (dall’alto verso il b a s s o ) , i n d u c e n d o u n concomitante pattern d i attivazione nel buffer visivo. Altra componente del modello è data dalla codifica delle proprietà spaziali, proiezioni dorsali vanno dai lobi occipitali a quel l i par ietal i ; questo p e r c o r s o a g i s c e n e l l a riproduzione delle proprietà s p a z i a l i : o r i e n t ame n t o , dimensione, localizzazione. In un secondo momento, la memoria associativa entra in gioco come componente del sistema rappresentazionale, il sistema ventrale per quanto concerne la rappresentazione delle proprietà dell’oggetto e quella dorsale per quanto riguarda la rappresentazione della localizzazione, essi v e n g o n o a s s o c i a t i n e l magazzino di memoria. Un esempio pratico è quello della corretta collocazione di un oggetto con le sue specifiche proprietà in una stanza. A volte non è possibile vedere per intero un oggetto ed allora si ricorre a l magazzino d i memoria.

Coscienza e autocoscienza

Il vocabolo autocoscienza richiama le funzioni riflessive della coscienza, compresa la f u n z i o n e d i a u t o – r i conos c imento, come i l fenomeno di riconoscimento di se stessi allo specchio, a partire già dai diciotto mesi. L’autocoscienza supporta lo sviluppo del senso di sé e della propr ia stor ia personale. L’autocoscienza riguarda la funzione mentale del pensiero. Quale parte del sistema nervoso è accessibile alla coscienza? Quali sono le parti che indirizzano la mente su quel particolare focus attentivo. Quale parte del cervello è deputata ad elaborare le informazioni che riguardano i c o n t e n u t i d i c u i siamo consapevoli? Diverse funzioni cognitive non sono collocabili all’interno di uno s p a z i o p r e d e fi n i t o a l l ’ i n t e r n o d e l s i s t e m a corticale, come ad esempio, memoria, visione, movimento. A n c h e n e l c a s o d e l l a coscienza diverse regioni c e r e b r a l i e n e u r o n i contribuiscono alla creazione del livello di coscienza; ecco perché la coscienza viene definita come spazialmente multipla. La funzione di un n e u r o n e v i e n e d e fi n i t a mediante l’influenza che essa ha sull’attività delle altre cellule nervose, attraverso i propri segnali, tuttavia la medesima attività di segnalazione che un neurone svolge, risente delle informazioni che esso riceve dagli altri neuroni, mediante i contatti sinaptici. Hebb (1949) h a i n s e r i t o u n a c o n c e t t u a l i z z a z i o n e d i c o r r e l a t o neurale d e l l a coscienza, inteso come assembramento di cellule n e u r a l i ( n e u r o n a l – c e l l – assembly) sottostanti alle funzioni consce La condizione di compromissione totale o parziale di alcune funzioni della coscienza ha permesso la definizione di una morfologia a m p i a d i d e fi c i t rappresentazionali, in alcuni casi tra loro correlati, dando così anche delle informazioni sul il rapporto esistente tra percezione-cognizione e c o s c i e n z a . I n o l t r e , l a compromissione degli stati di coscienza riguardano anche le p i ù complesse f u n z i o n i psicologiche dell’individuo, come in alcuni disturbi che implicano la distorsione nella rappresentazione di sé e del mondo circostante, in cui sono coinvolti i processi di auto-monitoraggio e conseguente incapacità di attribuire un significato ad eventi interni o esterni. Una significativa compromissione delle funzioni di coscienza si riscontra negli p s i c o t i c i . U n a g r a v e compromissione di coscienza meta-rappresentazionale è presente nei disturbi dello spettro autistico, dove vi è un deficit nello sviluppo della t e o r i a d e l l a mente. La sindrome depressiva presenta difetti di coscienza per quanto r i g u a r d a l e f u n z i o n i d i m o n i t o r a g g i o e d automonitoraggio, che sono gestite dalle strutture corticali prefrontali, spesso si presenta ipoattività del lobo frontale; altre componenti deficitarie sono situate nelle strutture limbiche del lobo frontale, come corteccia orbitale frontale e cingolo anteriore, c h e s o n o c o n n e s s e all’ippocampo ed all’amigdala, l e componenti limbiche manifestano disconnessione dalle corrispondenti strutture frontali, non potendo così g a r a n t i r e una n o r m a l e influenza modulatoria corticale, ciò comporta una maggiore rigidità nelle risposte del s o g g e t t o ; q u e s t e compromissioni si riflettono nel processo di valutazione del significato emotivo degli stimoli, come rilevato dagli studi in cui viene richiesto di rilevare le emozioni guardando un volto, è stato dimostrato che, i soggetti depressi tendano ad interpretare in chiave negativa il contenuto emotivo del volto, con errori sistematici nei meccanismi di attribuzione di senso agli stimoli mimici. Nel disturbo post traumatico da stress, vi è una risposta psicologica abnorme, da un lato il ricordo persistente delle circostanze traumatiche o la sua totale assenza e dell’altro un continuo evitamento di stimoli riconducibili al trauma, i n esso è p r e s e n t e un incremento d e l l ’ a t t i v i t à corticale frontale e temporale m e d i a l e m a g g i o r m e n t e nell’emisfero destro. Anche in questo caso, la componente frontale incide sulle capacità di coscienza del soggetto. I n a s s e n z a d i t a l u n i modificazioni delle strutture corticali e sottocorticali, la coscienza può essere perduta o alterata. “ I l s u i c i d i o può essere considerato un esperimento, una domanda che l’uomo pone alla natura, cercando di costringerla a risponder. La domanda è questa: quale cambiamento produce la morte nell’esistenza di un uomo e nella sua visione della natura delle cose? Si tratta di un esperimento maldestro da compiere, perché comporta la distruzione della coscienza stessa che pone la domanda e attende la risposta.”[1]

BIBLIOGRAFIA

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[1] A.Schopenauer, (1818), “Il mondo come volontà e rappresentazione”, Newton Compton Editori,Classici Volume 138, traduzione Giani (2005), p.340