La cronostesia e la percezione del tempo

cronostesia

Agli inizi degli anni 2000, lo scienziato Tulving, introduce il concetto di cronostesia, inteso proprio come abilità cognitiva per poter viaggiare nel tempo.

Il nostro cervello, secondo i suoi studi, ha la capacità non solo di riflettere e riguardare il proprio passato, ma anche di pre-immaginare il futuro.

Mediante la cronostesia, ognuno di noi si crea uno spazio interiore in cui poter agire con la consapevolezza delle proprie risorse e abilità.

Il nostro passato è fondato su ricordi piacevoli che aiutano il rilascio della dopamina e quindi dell’ormone del benessere. Ci sono però anche situazioni che aprono a sentimenti come il rimorso o il rimpianto.

Spesso si dà la colpa agli altri o al destino avverso, quando le circostanze non sono favorevoli e creano un’ombra spiacevole nel nostro umore.

D’altro canto, ci proiettiamo anche al futuro, immaginandocelo e augurandocelo che sia il più roseo e prosperoso possibile.

Creiamo così aspettative importanti e positive, affidando, però, sempre alla casualità l’evolversi degli eventi. Come se noi fossimo spettatori e non protagonisti delle azioni che ci riguardano.

Costruiamo un futuro immaginario in cui ci osserviamo realizzare i nostri sogni e viviamo felicemente la nostra vita.

In effetti, Tulving analizza la cronostesia come un’opportunità che ci viene offerta del presente.

Si potrebbe definirla una macchina del tempo motivazionale.

Attraverso il nostro presente, le nostre capacità mnemoniche e cognitive riflettono su cosa sia realmente importante nella nostra vita.

Si parla proprio di uno spazio del presente in cui possiamo tranquillamente analizzare il passato, senza essere condizionati dalla sfera emotiva.

La cronostesia è l’opportunità, inoltre, di costruire un futuro realistico, in cui grazie all’immaginazione di esso, abbiamo già preso decisioni consapevoli.

Non è nelle stelle che è conservato il nostro destino, ma in noi stessi. (William Shakespeare)