La fobia scolare: e se dipendesse dalla famiglia?
L’ingresso del bambino nel mondo della scuola può generare lo sviluppo della fobia scolare. Il bambino manifesta comportamenti irrazionali, in cui la paura e l’ansia la fanno da padrone.
La collaborazione tra la famiglia e l’ insegnante è alla base del buon inserimento del bambino nel suo gruppo classe.
E’ necessario che la triangolazione genitore-bambino-insegnante crei un clima favorevole al dialogo e alla stima reciproca.
D’ altro canto, non sempre l’ingresso nel mondo della scuola risulta essere sereno.
I primi giorni di scuola, infatti, possono rappresentare per i genitori, e per le madri in particolare, un momento di esordio per i vissuti depressivi. Di conseguenza, un bambino sensibile, capace percepire il malessere del genitore, comincia a manifestare i primi rifiuti.
Tale atteggiamento, sintomatico della fobia scolare, si caratterizza spesso con pianti e urla, o ancora vomito, diarrea e malessere generale.
Gli eventi scatenanti il rifiuto di andare a scuola, possono essere molteplici: l’inizio dell’ anno scolastico, un lungo periodo di malattia, la nascita di un fratellino o ancora un rimprovero da parte dell’ insegnante.
Esistono però situazioni in cui il rifiuto della scuola è dettato da problematiche in seno alla famiglia. Il caso emblematico è quello della famiglia con genitori conflittuali. Qui, il bambino particolarmente sensibile, mette in atto una forma di protezione nei confronti del genitori. Preferisce rimanere a casa in modo da evitare che i propri genitori, in sua assenza, scatenino un litigio con conseguente malessere protratto nella giornata.
Particolare attenzione va posta anche alla situazione in cui il bambino rappresenta il fulcro affettivo dell’ intero nucleo familiare. Ciascun membro non riesce ad investire i propri bisogni affettivi sugli altri e limitano il contatto con il mondo esterno. Sono famiglie che si chiudono al proprio interno e la tutela dell’unità familiare è garantita solo dalla cura del bambino.