La Pas: Sindrome da Alienazione Parentale
La Sindrome da Alienazione Parentale è una grave forma di abuso contro i bambini coinvolti in separazioni conflittuali, inizialmente descritta come sindrome (PAS è l’acronimo di Parental Alienation Syndrome) dallo psichiatra americano Richard A. Gardner.
Il concetto di PAS compare per la prima volta nel 1985, quando il medico statunitense Richard Gardner ne parlò in riferimento alla dinamica psicologica disfunzionale che si attiva sui figli minori coinvolti in processi di separazioni e divorzi conflittuali,
durante i quali uno dei genitori, denominato “Alienante”, avvia nei riguardi dell’altro coniuge, denominato “Alienato”, un’autentica campagna di denigrazione finalizzata a definire come nociva e pericolosa la frequentazione del figlio da parte dell’ex coniuge e della famiglia di quest’ultimo.
“Il figlio, dal canto suo, mostra una posizione totalmente adesiva con quella del genitore Alienante, colludendo in toto con la pratica di programmazione psichica a mezzo della quale il genitore Alienante lo spinge a disprezzare ed evitare il genitore Alienato” (Gardner, 1987).
L’alienazione è prodotta da una “programmazione” dei figli: una specie di lavaggio del cervello che porta i figli a perdere il contatto con la realtà degli affetti, e ad esibire astio e disprezzo ingiustificato verso l’altro genitore.
La “programmazione” arriva a distruggere la relazione fra figli e genitore alienato: nei casi gravi i bambini arrivano a rifiutare qualunque contatto, anche solamente telefonico, con il genitore alienato.
Le conseguenze di tutto questo sono molto gravi, anche sul lungo termine, in quanto la PAS viene definita come una vera e propria forma di violenza psicologica che tende a direzionare la mente del bambino verso scenari di giudizio precostituiti, con gravi danni non solo all’elaborazione cognitiva ma anche alla regolazione emotiva, alla capacità di giudizio, all’esame della realtà, da cui possono generarsi deficit di empatia, narcisismo e mancato rispetto per l’autorità.
Il bambino, infatti, per rispettare le volontà tendenziose del genitore alienante, non esita a ridicolizzare il genitore alienato con atteggiamenti denigratori, oppositivi e irrispettosi che in altre circostanze non verrebbero mai consentiti, ma sarebbero al contrario segnalati e stigmatizzati.
L’esistenza della Sindrome da Alienazione Parentale è stata ed è tuttora oggetto di numerose controversie all’interno della comunità scientifica internazionale, data la confusione concettuale che caratterizza la diagnosi e l’assenza di strumenti validi e affidabili per accertarne l’esistenza, sono stati condotti pochissimi studi empirici per investigare la sua validità scientifica.
Proprio per queste ragioni la PAS non è inclusa nell’attuale manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (DSM IV). Il costrutto stesso di PAS come “sindrome” psicologica sta evolvendo maggiormente verso quello di “disturbo” della relazione parentale in un’ottica quindi meno psicopatologica e più familiare-sociale.
È evidente che la strategia migliore per gestire situazioni come questa risiede in un intervento globale che abbia per oggetto le relazioni familiari più che la consultazione con un solo membro della famiglia.
In questo è determinante l’esistenza di una chiara consapevolezza circa l’esistenza di un doppio ruolo ovvero quello genitoriale e quello coniugale. Ognuno di questi ruoli implica diritti, doveri e responsabilità differenti.
La responsabilità morale, psicologica e educativa dei figli è e deve essere dei genitori, quindi il conflitto coniugale non può e non deve trasformarsi anche in conflitto genitoriale.
Quando ciò accade è bene considerare l’intervento di figure esterne alla famiglia che possano aiutare nella comprensione e nella modificazione di queste dinamiche disfunzionali.