La realtà virtuale in ambito clinico

La realtà virtuale

Le grandi potenzialità della realtà virtuale hanno reso le sue applicazioni sempre più numerose in ambito clinico, in particolare nella psicoterapia. 

Prima di analizzarle, è bene chiarire il concetto di realtà virtuale e le sue caratteristiche. 

La realtà virtuale è una combinazione di dispostivi hardware e software che generano una stimolazione multisensoriale sincronizzata, in grado di creare nell’utente l’illusione di essere fisicamente situato in uno spazio tridimensionale e di poter interagire con gli oggetti e gli utenti in esso collocati. Per definizione, un sistema di realtà virtuale dovrebbe coinvolgere tutti i canali sensoriali. Ad oggi, tuttavia, i sistemi di realtà virtuale più diffusi si limitano alla stimolazione dei soli canali visivo, uditivo e tattile.

I sistemi di realtà virtuale sono generalmente classificati in tre categorie: 

  1. Sistemi immersivi: creano nell’utente l’impressione di essere circondato dall’ambiente virtuale, isolandolo parzialmente o completamente dallo spazio fisico in cui si trova. Ad esempio: i caschi virtuali
  2. Sistemi non immersivi: l’utente osserva l’ambiente virtuale attraverso una sorta di finestra rappresentata dal monitor e interagisce con i suoi contenuti utilizzando un joystick. Ad esempio: i videogiochi
  3. Sistemi di telepresenza: consentono all’utente di eseguire operazioni manuali in luoghi difficilmente accessibili o pericolosi, mediante l’uso di telecamere periferiche o robotizzate (ad esempio esplorazioni interplanetarie, subacquee o microchirurgia). 

La realtà virtuale trasforma l’utente da osservatore di un’esperienza a protagonista di quella stessa esperienza. Egli non è più solamente un passivo destinatario di informazioni, ma è un soggetto in grado di modificare in tempo reale i contenuti della propria esperienza con scelte e azioni. 

Un’interfaccia di realtà virtuale ben progettata permette alla persona di sperimentare un senso di presenza individuale e sociale.

La percezione di essere presenti in uno spazio si traduce nella capacità di agire intuitivamente. Noi ci sentiamo presenti in un ambiente virtuale in quanto esso impiega dei meccanismi simulativi molto simili a quelli usati dalla nostra mente. Il senso di presenza sarebbe allora generato dalla capacità virtuale di generare contenuti digitali coerenti con le previsioni fatte dalla nostra mente. Più la previsione è corretta, più il soggetto si sentirà presente nell’ambiente virtuale che sta sperimentando, pur sapendo che esso non è reale. 

Una volta creato un ambiente virtuale in grado di farci sentire presenti, è necessario concentrarsi sul tema della presenza sociale. La presenza sociale indica la sensazione di essere con altri all’interno dell’ambiente virtuale e quindi coincide con la capacità di cogliere le intenzioni altrui. 

Occupiamoci ora delle diverse applicazioni in ambito psicoterapeutico. 

La realtà virtuale viene specialmente usata nel trattamento dei disturbi d’ansia e dello stress, delle fobie, dei disturbi dell’immagine corporea associati ad obesità e disturbi alimentari. 

Il trattamento dei disturbi d’ansia e delle fobie è solitamente basato sull’esposizione, mediante la quale la persona viene esposta allo stimolo temuto o alla situazione che le genera ansia. L’ambiente virtuale permette di fare esperienze che nella realtà sarebbero impossibili, come salire su un aereo per affrontare la paura del volo oppure essere immerso gradualmente in un ambiente pieno di ragni.

L’obiettivo della terapia virtuale, definita anche cyberterapia, è quello di far sperimentare al paziente delle esperienze simulate che richiamino situazioni della vita reale percepite come particolarmente critiche o minacciose, con l’obiettivo di favorire la gestione delle emozioni negative che queste elicitano. 

Un ulteriore esempio riguarda il trattamento del disturbo post-traumatico da stress, comune nei soldati veterani. Sempre con la stessa logica, la realtà virtuale permette alla persona di immergersi gradualmente nella situazione stressante con la possibilità di escludere qualsiasi cosa che non voglia ancora affrontare.  

Un’altra applicazione riguarda i disturbi del comportamento alimentare. La realtà virtuale può essere utile per modificare le emozioni negative associate al cibo attraverso l’esposizione controllata degli alimenti che generano maggiore ansia. Inoltre, può essere usata anche per modificare le distorsioni cognitive che alterano la propria immagine corporea.

Tutti questi esempi mostrano come i sistemi di realtà virtuale possiedono le caratteristiche necessarie per poter essere efficacemente usate nella psicoterapia. Purtroppo sono ancora poco diffusi a causa degli elevati costi e delle numerose implicazioni etiche associate al loro utilizzo.

BIBBLIOGRAFIA

Riva, G., & Gaggioli, A. (2019) Realtà virtuali. Gli aspetti psicologici delle tecnologie simulative e il loro impatto sull’esperienza umana. Giunti