L’Adolescenza

di Marika Porricelli

da Psicologinews Scientific

adolescenza

L’adolescenza è un periodo particolarmente critico, che si pone all’attenzione di tanti specialisti provenienti da campi anche molto eterogenei tra di loro. Questo articolo indaga la perniciosa trappola dei comportamenti di rischio in cui molti adolescenti si ritrovano spesso, senza e s s e r n e n e a n c h e p i e n ame n t e consapevoli. L’obiettivo è quello di indagare le possibili cause di tale vulnerabilità che possono essere di tipo non solo sociale e psicologico, ma anche e soprattutto di tipo neurofisiologico. L’aspetto fondamentale è la descrizione dell’evoluzione del cervello di un adolescente e le differenze morfologiche e funzionali che esso presenta rispetto a quello di un soggetto adulto. Un altro aspetto che è stato affrontato è la descrizione di tutti i più frequenti comportamenti di rischio tra gli adolescenti con particolare attenzione al disturbo psicopatologico dato dalla dipendenza da internet, che spesso è poco riconosciuto. Infine viene indagata una possibile prassi di intervento specialistico.

1. INTRODUZIONE

Dalla Relazione annuale al Parlamento 2018 sullo stato delle tossicodipendenze in Italia, curata dal Dipartimento per le politiche antidroga è stato stimato che in Italia un terzo della popolazione residente di età compresa tra i 15 e i 64 anni abbia assunto almeno una sostanza psicoattiva illegale nel corso della propria vita (M = 39,5%; F = 27,2%). Questo è dimostrabile anche dagli ingressi negli Istituti Penali per Minorenni in Italia di minori con imputazioni per reati droga correlati, che solo nel 2017 sono stati 163. La maggior parte degli ingressi riguarda soggetti di età inferiore a 18 anni (71%) e maschi (98%). Più nello specifico dai dati emerge che un terzo della popolazione tra i 15 e i 64 anni riferisce di aver fatto uso di cannabis almeno una volta nella vita (M = 39,1%; F = 26,4%). Anche per quanto riguarda sostanze stimolanti, quali amfetamine ed ecstasy tra i giovani adulti tali prevalenze risultano più elevate: si attesta infatti una stima di circa 350.000 giovani-adulti tra i 15 e i 24 anni. Inoltre il 3,2% dei residenti in Italia ha utilizzato sostanze allucinogene (come LSD, funghi allucinogeni ecc.) almeno una volta nel corso della propria vita, e tra questi si osserva un consumo più elevato tra i più giovani, di quasi 350.000 giovani tra i 15 e i 24 anni.

2. L’ADOLESCENZA

2.1 Il punto di inizio e di fine dell’adolescenza

Sappiamo dalla letteratura che l’adolescenza viene descritta come una particolare fase della vita caratterizzata da molteplici cambiamenti e sfide. Essa è una fase di sviluppo il cui range di etá crea ancora oggi crea incompatibilitá tra i ricercatori. Ad esempio all’inizio del 20 ° secolo, G. Stanley Hall definì vagamente l’adolescenza come un periodo di sviluppo periodo che va dai 14 ai 24 anni nel suo trattato sull’adolescenza. Tuttavia, più di 50 anni fa, l’OMS propose l’adolescenza come un periodo che andava dai 10 ai 20 anni, notando che sebbene sia inizi con la pubertà, ha un punto di fine meno ben definito. Per questo motivo in Italia per convenzione spesso si utilizza come punto di fine dell’adolescenza il raggiungimento dell’età legislativa dei 18 anni, ma come espresso precedentemente dal punto di vista fisiologico e psicologico stabilire il punto di fine dell’adolescenza è piuttosto difficile. L’adolescenza comprende sia elementi di crescita biologica che importanti transizioni di ruolo sociale, elementi entrambi cambiati nel secolo scorso. Da un lato la pubertà precoce ha accelerato l’inizio dell’adolescenza in quasi tutte le popolazioni, mentre dall’altro il concetto di “crescita continua” h a i n n a l z a t o i l p u n t o d i fi n e dell’adolescenza fino a ben 20 anni. Allo stesso modo il ritardo nelle transizioni di r u o l o , come i l completamento dell’istruzione, il matrimonio e la genitorialità, continuano a modificare le percezioni popolari di quando inizia l’età adulta.

2.2 Le sfide dell’adolescenza

L’adolescenza corrisponde ad un periodo di particolari sfide psicologiche sociali in cui il giovane si ritrova a dover costruire una propria identità personale credibile e che g l i permetta di addentrarsi nel mondo sociale “degli a d u l t i ” . Ma o l t r e a t a l i sfide e c amb i ame n t i p s i c o – s o c i a l i c h e coinvolgono l’adolescente vi sono anche molteplici cambiamenti cerebrali e ormonali che interessano in particolare la maturazione delle regioni cerebrali legate alla percezione delle emozioni e l a g e s t i o n e d e l r i s c h i o d e l l a gratificazione.

3.IL CERVELLO DI UN ADOLESCENTE

Il cervello degli adolescenti risulta essere profondamente diverso da quello degli adulti; diversamente da quello di altri organi, infatti, lo sviluppo dell’encefalo si c o s t r u i s c e s o l o g r a d u a l m e n t e modificandosi nel corso dello sviluppo dell’individui. Ed i l processo di connessione delle aree cerebrali non può dirsi completo prima dei 25 anni, per tale motivo la caratteristica centrale del cervello degli adolescenti è il basso livello di connessione nell’area frontale. In altre parole le significative difficoltà degli adolescenti nel comprendere le conseguenze delle loro azioni e nel prendere decisioni razionali vanno pertanto attribuite all’incompleto e insufficiente sviluppo della connettività dei loro lobi frontali. Oggi, grazie all’utilizzo delle tecniche di brain imaging, è possibile osservare la maturazione del cervello nel corso dell’adolescenza, in particolare il completamento dello sviluppo del lobo frontale, che, dal punto di vista filogenetico, rappresenta quell’aspetto che distingue gli esseri umani da tutte le altre specie animali. Le prime aree del cervello a raggiungere il completo sviluppo sono il tronco cerebrale e il mesencefalo; esse regolano le funzioni corporee essenziali alla sopravvivenza (respirazione, digestione, escrezione, termoregolazione), le cosiddette funzioni autonome. Le aree che si sviluppano per ultime, invece, sono il sistema limbico, in cui ha luogo la regolazione emozionale, e la corteccia cerebrale, che permette il pensiero astratto. Man mano che il cervello si sviluppa, aumenta di volume e di plasticità. La crescita di ogni regione del cervello dipende in larga parte dalla stimolazione che esso riceve e, quindi, dalla possibilità di creare nuove sinapsi, cioè nuove connessioni tra i neuroni (LeDoux 2002). Sono queste ultime, le connessioni neurali, l’elemento cardine dello sviluppo cerebrale. Il numero e il tipo di connessioni sinaptiche che si formeranno dipende unicamente dall’esperienza. All’età di tre anni, nel cervello del bambino si sono formate ormai circa 1000 trilioni di sinapsi, che sono molte di più di quelle che gli s e r v i r a n n o . Alcune d i esse s i rafforzeranno e rimarranno intatte, altre andranno perse (Edelman 1987). Una volta giunto all’adolescenza, il bambino avrà perso circa la metà di queste sinapsi e nel corso della sua vita se ne aggiungeranno relativamente poche rispetto ai restanti 500 trilioni (Shore 2005). Un primo messaggio forte che ci viene dagli studi sul neuro-sviluppo è quindi che nel cervello adolescente succedono tante cose in un tempo relativamente breve.

3.1 Pruning o selezione delle sinapsi

Nuove scoperte nel campo della maturazione cerebrale hanno aperto interessanti ipotesi sul perché in adolescenza aumentino i comportamenti più istintivi e la vulnerabilità allo sviluppo di disturbi psicopatologici, e in particolare a dipendenze di diverso tipo. Questo potrebbe essere spiegato dal fatto che in questa fascia di vita si verificano cambiamenti importanti in quelle strutture cerebrali che svolgono funzioni riguardanti l’inibizione delle risposte, la calibrazione del rischio e della soddisfazione e della regolazione emotiva. Infatti, in questi anni avviene, una seconda ondata di pruning dendritico simile a quello dei primissimi anni di vita. Tale pruning fa riferimento al fatto che il cervello di un adolescente si ritrova a sfoltire la ramificazione neuronale, incrementando la connettività e stabilizzando le sinapsi, cioè attraverso la selezione delle sinapsi. In parole semplici, esso corrisponde al fenomeno per cui avviene la selezione di alcuni neuroni e l’eliminazione di altri deputati “superflui” per garantire l’esecuzione di un’attività in particolare, e questo avviene in risposta all’esperienza e agli stimoli ricevuti. In altri termini, il cervello di un adolescente è una fenomenale macchina di apprendimento: sostituisce continuamente sinapsi, attraverso lo sfoltimento di ciò che è meno utile e meno utilizzato, e incamera, in cambio, una quantità enorme d i nuove informazioni che, se sottoposte a richiamo ripetuto, danno luogo al potenziamento a lungo termine e alla stabilizzazione delle sinapsi e quindi a un consolidamento dei ricordi molto migliore di quello che ha luogo nell’adulto. Tale processo di pruning, raggiunge il culmine per le ragazze a 11 anni e a 12 anni per i ragazzi. Il pruning inizia dai lobi posteriori per progredire solo successivamente ai lobi frontali. Su questa progressione è importante soffermarsi: poiché è proprio a livello anteriore che sono collocate le funzioni c o g n i t i v e c h e p e r m e t t o n o l a pianificazione, la definizione delle priorità, la soppressione degli impulsi e il soppesare le conseguenze delle proprie azioni. Tutte funzioni, a cui viene dato il nome di funzioni esecutive e la loro maturazione più tardiva può essere una delle ragioni della caratteristica i m p u l s i v i t à d e g l i a d o l e s c e n t i . L’adolescente, in altre parole, presenta un cervello in totale confusione, in q u a n t o d a u n l a t o s i r i t r o v a un’insufficiente presenza di sostanza bianca (ossia ciò che determina la velocità nel trasmettere gli impulsi), mentre dall’altro una sovrabbondanza di sostanza grigia, ossia di neuroni, ma che egli solo parzialmente in grado di organizzare e controllare. Come lo descrive anche Steinberg il cervello di un adolescente è come un motore potente che non è guidato da un pilota adatto.

3.2 il ruolo degli Ormoni

Un altro ruolo decisivo in questo processo maturativo è dato dagli ormoni. Infatti il periodo adolescenziale è innescato dall’improvvisa irruzione nel corpo umano degli ormoni sessuali (estrogeni e testosterone), che avviene proprio in contemporanea con il periodo in cui avviene il pruning. Tali ormoni, sono molto a t t i v i n e l c e r v e l l o d e l l ’ a d o l e s c e n t e e s e r c i t a n d o un’influenza diretta sui neurotrasmettitori che regolano l’umore e l’eccitabilità ed hanno un effetto consistente sul cosiddetto sistema limbico – ossia su quelle strutture cerebrali che hanno a che fare con i ricordi e le emozioni – che spiega il perché gli adolescenti siano particolarmente sensibili agli sbalzi di umore e soggetti a reazioni eccessive, ad esempio di rabbia o di angoscia. Tale sistema limbico nell’adolescenza diventa una specie di serbatoio compresso e infiammabile, in quanto se da un lato le emozioni possono esplodere facilmente, allo stesso tempo gli adolescenti possono ricercare situazioni rischiose al fine di scaricare emozioni intense. Ad esempio di fronte ad uno stimolo negativo gli adolescenti attivano le stesse aree che sono attivate in un cervello adulto, tuttavia nell’adolescente a differenza dell’adulto l’entità di attivazione di tali regioni è eccessiva, mentre invece è limitata l’attività di quelle aree deputate al controllo delle reazioni emotive che corrisponderebbero alle funzioni esecutive pre-frontali.

4. COMPORTAMENTI DI RISCHIO

Abbiamo visto come l’adolescenza sia un periodo fortemente vulnerabile r i s p e t t o a l l a messa i n a t t o d i comportamenti a rischio, soprattutto dato i l particolare sviluppo cerebrale caratterizzato da una più lenta maturazione delle aree della corteccia prefrontale deputate alla guida e alla regolazione del comportamento rispetto a quelle subcorticali connesse alle nuove emozione è alla base di tale fragilità. Questo fisiologico squilibrio rende l’adolescente bisognoso di avere riferimenti solidi, come genitori o adulti di riferimento, che hanno il ruolo di lacunare, almeno temporaneamente, il fisiologico ritardo della maturazione di alcune funzioni cerebrali di regolazione. La mancanza o la debolezza di tali figure aumenta la vulnerabiltà dell’adolescente per i comportamenti a rischio. E di fronte a questa mancanza gli adolescenti si ritrovano a ricercare altrove, nel gruppo dei pari o nelle nuove realtà virtuali (chat, blog, forum, instant messaging, social network, SMS, etc.). Tutto ciò fa capo al fatto che si diffondano tra i giovani modelli basati essenzialmente sulle emozioni e la loro ricompensa immediata. La via tipica attraverso cui il comportamento a rischio si consolida è la seguente: si inizia con uso volontario o sperimentale, per libera scelta o per forte condizionamento del gruppo dei pari; si passa a un uso di droghe di tipo occasionale e a una sua intensificazione con ricerca di stimoli ed effetti che siano sempre maggiori; si arriva così ad un uso condizionato abituale con iniziale perdita della libera scelta, in quanto a questo punto le strutture e funzioni cerebrali si modificano; e infine si passa ad un uso condizionato, compulsivo e non controllabile, con perdita totale della libera scelta e del controllo volontario.

4.1. Uso e abuso di alcol

L’uso e l’abuso di alcol è molto frequente tra i giovani, come abbiamo visto in precedenza. L’aspetto fondamentale da sottolineare è che i ragazzi che iniziano a bere prima dei 15 anni mostrano un rischio 4 volte maggiore di diventare dipendenti dall’alcol rispetto a quelli che iniziano dopo i 21 anni; e ciò è dovuto alle modificazioni che l’alcol e le droghe operano sul cervello. Infatti come abbiamo visto il cervello a quest’età è più plastico e quindi tende ad assumere la sostanza come elemento “necessario” al proprio funzionamento rispetto ad un cervello adulto che percepisce la sostanza come estranea. Inoltre, gli adolescenti risultano particolarmente vulnerabili agli effetti dell’etanolo dal momento che gli enzimi epatici deputati al suo metabolismo raggiungono una piena attività solo intorno ai 20-21 anni. Una c a r a t t e r i s t i c a t i p i c a m e n t e adolescenziale è quella di bere in ma n i e r a c omp u l s i v a a l fi n e d i raggiungere l’ubriacatura e infatti la maggior parte dei problemi correlati all’alcol nei giovani non è dovuto al suo utilizzo cronico, ma proprio al suo uso o c c a s i o n a l e c h e s f o c i a nell’intossicazione. Una pratica oggi comune tra i giovani è infatti il binge drinking definito come l’ingestione rapida di sei o più bevande alcoliche in un’unica occasione. Questa condotta è particolarmente frequente tra i giovani dagli 11 ai 15 anni tra i quali l’abitudine di effettuare binge drinking in discoteca è particolarmente frequente. Per quanto riguarda, invece il fenomeno del policonsumo, e cioè consumo di alcol insieme a tabacco e cannabis viene rilevato in aumento, soprattutto nelle fasce giovanili.

4.2 Uso e abuso di tabacco

Un altro comportamento che inizia frequentemente in età adolescenziale è quello dell’uso del tabacco, infatti circa l’80 % dei fumatori adulti riferisce di aver cominciato a fumare prima dei 18 anni. Ed anche in questo caso, come con l’alcol è stato segnalato che quanto p r i m a s i c o m i n c i a a f u m a r e regolarmente, tanto più alta la probabilità di sviluppare una dipendenza. Inoltre, un aspetto che potrebbe essere banale, ma di grande importanza risulta essere la vendita del tabacco trinciato cioè delle sigarette “fai da te” che è più che quintuplicato rispetto al 2004. Infatti, il minor costo del tabacco sfuso rispetto a quello delle sigarette l o rende particolarmente appetibile per i giovani consumatori. Un aspetto importante da tenere in considerazione è che oltre alle conseguenze negative sulla salute a breve e lungo termine il fumo risulta spesso associato ad altri comportamenti a rischio: infatti i giovani fumatori sono tre volte più propensi a consumare alcolici e 8 volte più propensi a fare uso di cannabinoidi, rispetto ai non fumatori.

4.3 Uso e Abuso di Cocaina

Gli ultimi dati risalenti al 2017 contenuti nella relazione annuale dell’Osservatorio Europeo d e l l e droghe e d e l l e tossicodipendenze conferma che al secondo posto solo dopo i cannabinoidi, la cocaina si colloca, come la droga più utilizzata in Europa dai giovani adulti tra i 15 e i 34 anni. La cocaina è una sostanza che agisce come forte stimolante del Sistema Nervoso Centrale. I principali effetti psicologici legati al suo uso e abuso sono: l’aumento dell’energia, la diminuzione dell’appetito, la vigilanza mentale, l’eccitazione, l’euforia, la socievolezza e soprattutto il senso di onnipotenza. Il motivo che spinge l’adolescente a farne uso, potrebbe esser dato dal fatto che egli ritrovandosi di fronte a tante difficoltà evolutive può vedere la cocaina come una sostanza che gli propone di trovare differenti mondi finzionali nei quali entrare, rappresentandosi il mondo secondo i propri desideri, che a volte vengono vissuti come irraggiungibili. In altre parole, attraverso l’uso della cocaina l’adolescente trova quel senso di onnipotenza che gli permette di sentirsi all’altezza delle situazioni che magari prima lo spaventavano, e che gli permette di poter affrontare la vita con più decisione. Un altro motivo importante è che l’adolescente vive la droga come se essa non fosse tale; utilizza la sostanza, ma sdrammatizza sulle conseguenze possibili e non si ritiene in alcun modo un tossicodipendente. La cocaina è per lui una semplice via per sperimentare, per trasgredire. Altre volte, la cocaina può ora essere percepita “come se” fosse una cura, un rimedio a qualcosa di più profondo, che il giovane non riesce ad affrontare a mente lucida, come se avesse l’esigenza di offuscare il pensiero per potere vivere serenamente. La cocaina diventa come “viaggio”, capace di provocare un piacere psico-fi s i c o a s s o l u t o . C o n s i s t e n e l raggiungimento di un mondo parallelo meraviglioso rispetto ad una realtà che sta troppo “stretta”. Diventa un rifugio d e l l a m e n t e , u n a p r o t e z i o n e dell’autostima di fronte all’ambiente sociale, che quasi sempre viene vissuto come ostile. È come se il giovane creasse dei luoghi mentali nei quali rifugiarsi, quando vuole sfuggire da una realtà insostenibile perché troppo angosciosa. Diversi studi, (Vonmoos e collaboratori), hanno evidenziato come l’uso di cocaina in soggetti con meno di 19 anni abbia un effetto più marcato sulle funzioni cognitive rispetto a quello che ha nei soggetti che iniziano ad u t i l i z z a r e p i ù t a r d i q u e s t a sostanza. Tuttavia, in questi studi veniva preso in considerazione un indice globale che comprendeva in sé molte funzioni cognitive (attenzione, memoria di lavoro, memoria dichiarativa, funzioni esecutive), precludendo, la possibilità di s t i m a r n e i l s i n g o l o p e s o . N e l recent issimo lavoro di Lopes e collaboratori, le singole funzioni cognitive vengono valutate utilizzando specifici test neuropsicologici. A tale proposito gli autori hanno suddiviso i soggetti in 3 gruppi: consumatori precoci (con una storia di dipendenza prima dei 18 anni); consumatori tardivi (con una storia di dipendenza iniziata dopo i 18 anni); e soggetti facenti parte del gruppo di controllo. Il dato che è emerso è che i soggetti con dipendenza da cocaina mostrano avere funzioni esecutive significativamente compromesse rispetto al gruppo di cont rol lo, ma l ’età d’ inizio del la dipendenza risulta determinante quando si esaminano le singole funzioni neuropsicologiche e gli schemi di consumo. In particolare, i consumatori precoci mostrano performance peggiori in: memoria di lavoro, attenzione sostenuta e memoria dichiarativa. Mentre i consumatori tardivi evidenziano peggiori prestazioni nell’attenzione divisa. Bisogna, tuttavia, mettere in luce alcuni limiti dello studio. Anche se è molto plausibile che la cocaina possa influenzare la maturazione nervosa, non s i può del tutto escludere che adolescenti con uno sviluppo nervoso anormale presentino una maggiore vulnerabilità a sviluppare dipendenze da droghe. Evidenziare quali funzioni cognitive vengono maggiormente colpite dall’uso di sostanze ha un’importante ricaduta s u l piano r i a b i l i t a t i v o neuropsicologico. Diversi approcci riabilitativi come quelli basati sulle tecniche Mindfulness associate al Goal Management Training sembrano dare buoni risultati sulle singole funzioni cognitive (es. memoria di lavoro) ed estendere il loro effetto anche in contesti più ecologici migliorando la qualità della vita dei soggetti che hanno avuto storie di dipendenza.

4.4 Le smart drugs

Negli ultimi anni si stanno diffondendo le cosiddette smart drugs letteralmente “droghe furbe”, e cioè tutti quei composti di origine sia naturale che sintetica, non proibiti dalle leggi vigenti sugli stupefacenti, che possono però comunque contenere principi attivi con proprietà psicoattive (presunte o accertate). La facile reperibilità di queste sostanze, (che possono essere acquistate anche attraverso siti web) associata ai loro costi contenuti, contribuisce a farne un prodotto par t icolarmente appet ibi le per la popolazione adolescenziale. I rischi per l a s a l u t e , non devono essere sottovalutati, in quanto variano dall’essere lievi e transitori, a letali in base a una molteplicità di fattori come il principio attivo, il dosaggio, le modalità di assunzione e le caratteristiche psico-fisiche del consumatore.

4.5 Internet Addiction Disorder

Negli ultimi anni, tra gli adolescenti si è assistito ad un notevole incremento dell’utilizzo del computer e in particolare di internet. Inizialmente utilizzato come fonte di informazione, è poi diventato uno dei mezzi preferiti dai ragazzi per comunicare tra di loro tramite servizi quali: chat, posta elettronica e blog. Il problema della privacy non sembra neanche lontanamente preoccupare ragazzi che non esitano a mettere sui loro blog foto private, a descrivere le proprie emozioni e anche le loro ansie e paure utilizzando il proprio spazio virtuale come un diario segreto a cui però paradossalmente può accedere chiunque. Tuttavia, anche se non è sempre facile da riconoscere, l’eccessivo uso di Internet può sfociare in una vera e propria dipendenza infatti si parla proprio di Internet Addiction Disorder (IAD) per descrivere un disturbo di dipendenza patologica da internet che si manifesta con sintomi psichici e fisici simili a quelli che vengono osservati in soggetti dipendenti da sostanze psicoattive. L’IAD, tuttavia non è ancora incluso nel DSM 5, ma è collocato nell’appendice delle patologie che richiedono ulteriori approfondimenti in quanto è una categoria ancora poco definita. Tuttavia, nonostante questo, è particolarmente diffusa tra i giovani che presentano sintomi tipici di una dipendenza di qualsiasi altro tipo come: il bisogno di trascorrere un tempo sempre maggiore in rete per ottenere soddisfazione, la mancata riduzione di interesse per altre attività che non siano internet, la presenza di classici sintomi di astinenza dopo la sospensione o diminuzione dell’utilizzo della rete come: lo sviluppo di agitazione psicomotoria ansia, depressione, pensieri ossessivi su cosa accada onl ine; l ’ impossibi l i t à di interrompere o tenere sotto controllo l’utilizzo di internet, il dispendio di grande quantità di tempo in attività correlate alla rete e la persistenza dell’utilizzo di internet nonostante la consapevolezza dei propri problemi fisici, sociali, lavorativi o psicologici recati dalla rete.

Conclusione

In conclusione, i nuovi processi di riorganizzazione delle strutture cerebrali creano una fragilità che anche se fisiologica rende l’adolescenza un periodo particolarmente critico per lo sviluppo di disturbi psicopatologici e di comportamenti a rischio. A tale fragilità biologica si associano una serie di altri fattori di natura psicologica. Quindi l’insieme dei fattori biologici e psicologici che trasformano nel corso di pochi anni un bambino in giovane adulto fa sì che l’adolescenza sia un’età particolarmente enigmatica e di fronte a tale enigma bisogna tener conto di almeno quattro elementi che possano orientare lo specialista nella comprensione dei sintomi per cui l’adolescente è stato portato a consultazione:

•innanzitutto bisogna individuare la fase dello sviluppo in cui si ritrova l’adolescente. La maturazione adolescenziale infatti si svolge in tre fasi: la prima fase consiste nello sviluppo dei caratteri sessuali secondari e quindi corrisponde al periodo in cui le trasformazioni corporee sono più intense e aumenta la reattività emozionale, la ricerca di sensazioni, l’orientamento verso la ricompensa e la creazione di gruppi di coetanei in cui la sessualità è sperimentata ancora in maniera infantile, cioè pregenitale. Nella seconda fase dell’adolescenza, invece, l’accrescimento somatico e lo sviluppo sessuale rallentano creando di conseguenza una nuova armonia corporea che però è accompagnata anche da un aumento d e l l a vulnerabilità verso il rischio di maggiore disregolazione emotiva. Infine, nella terza fase ed ultima dell’adolescenza lo sviluppo delle caratteristiche sessuali secondarie viene completato e con esso anche la maturazione dei lobi frontali facilitando di conseguenza la regolazione af fet t iva e l ‘aut o riflessione.

•In secondo luogo bisogna definire il tipo di temperamento di base che contraddistingue l’adolescente che si ha di fronte. Il temperamento è quella p a r t e d e l l a p e r s o n a l e g a t a all’ereditarietà genetica, riconoscibile precocemente nel corso dello sviluppo e relativamente stabile nel tempo. La sua individuazione è importante al fine di collocare il sintomo all’interno della personalità dell’adolescente. Infatti, sono state d e s c r i t t e alcune d i m e n s i o n i temperamentali che possono avere un certo ruolo nello sviluppo di disturbi psicopatologici. Innanzitutto possiamo individuare una prima dimensione temperamentale chiamata “evitamento del danno”, la q u a l e s e r i s u l t a e s s e r e particolarmente bassa è tipica di soggetti audaci, estroversi, pieni di energia e a rischio di sviluppare disturbi esternalizzati. Mentre, al contrario se risulta essere troppo alta è tipica di soggetti cauti, apprensivi timidi e inibiti e a rischio di sviluppare disturbi internalizzati. Un’altra dimensione temperamentale è la “dipendenza dalla ricompensa” la cui presenza è tipica di soggetti aperti e riconoscenti, mentre la sua assenza è tipica di soggetti che hanno una s c a r s a e m p a t i a , s c a r s a preoc cupaz ione per gl i al t r i , preferiscono stare da soli, non si interessano dell’approvazione altrui, hanno emozioni superficiali, scarso senso di colpa e nei casi estremi possono essere adolescenti che godono nell’intimidire, dominare e ferire gli altri. Ci sono poi altre due dimensioni temperamentali che corrispondono alla “ricerca della novità” e la “ricerca di sensazioni”. La ricerca della novità descrive adolescenti esplorativi, ma anche spesso impulsivi e irritabili, infatti quando eccessiva è associata a disturbi da deficit di attenzione. Un alto grado della ricerca di sensazioni, invece, viene messa in relazione con la propensione a comportamenti a n t i s o c i a l i . I n d e fi n i t i v a i l temperamento è un modo per descrivere il perché ogni singolo risponda in modo differente nello sperimentare le emozioni e nel reagire all’ambiente circostante, ma è anche un modo per indagare i fattori intrinseci che possono predisporre lo sviluppo di un disturbo. Ad esempio per quanto riguarda lo sviluppo di un disturbo della condotta il pattern predisponente è considerato quello costituito da: un’alta ricerca di novità (cioè alta ricerca di esperienze nuove anche se pericolose come le sostanze psicotrope), da un basso evitamento del danno (quindi scarsa preoccupazione per i danni che possono causare le proprie azioni) e da una bassa dipendenza della ricompensa (cioè scarsa disponibilità a m o d i fi c a r e i l p r o p r i o comportamento sulla base delle ricompense che possono essere ottenute). Il carattere invece è quella parte della persona maggiormente correlata alle relazioni con gli altri, con la società e con i valori del circuito sociale e familiare di vita. Esso è meno influenzato dai fattori biologici rispetto al temperamento e infatti può essere esplorato cercando di avere informazioni sul tipo di relazioni sociali che l’adolescente instaura con chi gli è vicino. È proprio rapporto tra il temperamento e il carattere a far emergere la finale organizzazione della personalità che è la vera conquista dell’adolescente.

•Infine in termini generali i problemi psicopatologici degli adolescenti possono essere raggruppati in due grandi aree: i disturbi esternalizzati che sono più immediatamente visibili dall’esterno, che corrisponderebbero alla tendenza ad agire le proprie conflittualità interne in comportamenti trasgressivi che coinvolgono cose e persone esterne, e i disturbi internalizzati che sono detti così perché sono d i s t u r b i che s i mantengono all’interno dell’individuo e che sono meno immediatamente visibili ad occhio nudo poiché in q u e s t i d o m i n a l ’ i n i b i z i o n e c omp o r t ame n t a l e . Pe r c u i i comportamenti esternalizzati sono quelli che identificano giovani che hanno un difettoso controllo dell’impulsività e dell’aggressività, (aspetto tipico dei ragazzi che fanno uso di sostanze di diverso tipo); mentre i comportamenti internalizzati sono di solito connotati da un eccesso di controllo degli impulsi e d a l l a timidezza come t r a t t o caratteristico. In letteratura abbiamo la Child Behaviour CheckList o CBCL che è uno strumento molto agile per orientarsi sulla prevalenza di una di queste due aree della psicopatologia.

•Infine, in clinica è sempre necessario c o n s i d e r a r e i l s i n t o m o psicopatologico, motivo della consultazione, non in modo isolato nel tempo, ma soffermandosi su quattro fasi importanti del disturbo: la fase pre-morbosa, una fase che può precedere anche di molti anni l’insorgenza di sintomi e che è spesso caratterizzata dalla presenza di lievi sintomi sottosoglia per cui di solito non è necessario avviare alcun trattamento. Si individua quindi un s i n t o m o che f a p a r t e d e l l e caratteristiche del soggetto (come il temperamento il carattere) che lo possono predisporre allo sviluppo del disturbo. Quando siamo in questa fase è sufficiente una sorveglianza che comunque è necessaria. (un esempio può essere il rapporto tra timidezza ed esordio solo successivo di un disturbo d’ansia). La fase prodromica che è connotata oltre da qualche sintomo specifico, anche da una riduzione del funzionamento sociale, adattivo e anche cognitivo che fa apparire l’adolescente agli occhi dei genitori o di chi lo conosce come diverso talora un po’ strano e incomprensibile. La fase acuta che è connotata dall’emergenza dei sintomi cardine del disturbo che permettono di fare diagnosi. E la fase di remissione dei sintomi verso la guarigione e la cronicizzazione. È importante che il pediatra sappia riconoscere il passaggio dalla fase premorbosa (in cui non è necessario invio ad uno specialista) a quella prodromica ( in cui l ‘ invio al lo specialista può abbreviare i tempi di cura) senza aspettare la fase acuta della malattia.

In sintesi di fronte alla preoccupazione genitoriale relativa al proprio figlio/a adolescente il pediatra potrà orientarsi nella sua valutazione preliminare considerando innanzitutto la fase dello sviluppo puberale in cui si trova il ragazzo, la quale permette di ricevere anche informazioni importanti sul livello di maturazione delle strutture nervose, successivamente, le caratteristiche temperamentali di base che creano lo sfondo in cui collocare il problema attuale e la tipologia di problema cercando di distinguere bene tra aspetti internalizzanti ed esternalizzanti.

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