Il Disagio Psichico: La nevrosi
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L’essere umano si trova impegnato in un lavoro che noi consideriamo, lavoro psichico, finalizzato a cogliere gli stati eccitatori che sono originariamente provenienti dal corpo ma che poi nell’essere umano assumono dei significati molto complessi, ed anche trovare un modo per poter parzialmente scaricare questi stati eccitatori in una forma che sia accoglibile dal contesto nel quale noi viviamo.
Noi immaginiamo il disagio psichico come una sorta di fallimento, in questo processo di elaborazione e di espressione, il sintomo per noi assume un senso e una formazione di compromesso, cioè consente quella scarica in una forma che però possiamo considerare sostanzialmente disfunzionale.
Nella nosografia psicoanalitica storicamente esistono tre grandi classi patologiche sono, nevrosi, psicosi e le perversioni, a queste si sono aggiunte più di recente i borderline che sono una categoria molto complicata che sebbene nasca nella riflessione psicoanalitica è comunque un tema piuttosto dibattuto perché ci sono varie concezioni della patologia borderline.
Le nevrosi sono le patologie più diffuse, ma sono forse da considerare organizzazioni strutturali normali che in taluni casi possono dar vita a dei sintomi di tipo nevrotico.
Le nevrosi prevedono una certa maturazione del funzionamento psichico in cui il nevrotico permane all’interno di una condizione relazionale di tipo triadico quindi di tipo edipico cioè è presente nella mentalità del nevrotico, differentemente da quella dello psicotico, la triangolazione tra sé, un oggetto di investimento e un terzo, che funziona come sorta di interdetto rispetto al perseguimento del desiderio nei confronti dell’oggetto.
Nella tradizione psicoanalitica il principio di fondo di tutte le nevrosi è una dissociazione cioè una separazione tra un affetto e una rappresentazione. Le componenti dell’apparato psichico sono sostanzialmente affetti e rappresentazioni, gli affetti sono dei derivati pulsionali quindi l’effetto nell’essere umano è accoglibile nella misura in cui è legato ad un oggetto o ad una rappresentazione.
dunque il primo meccanismo formazione della nevrosi è appunto una dissociazione cioè una dissociazione tra l’affetto e la rappresentazione questo accade lì dove l’affetto è legato a delle rappresentazioni incompatibili
Gli affetti non possono essere presenti senza legame ad una rappresentazione, un affetto senza il suo legame con la rappresentazione determina lo stato di angoscia, ed è appunto la presenza di un affetto che non ha alcuna caratteristica specifica in quanto non è legato ad una rappresentazione e si presenta in uno stato emotivo di eccitazione privo di senso.
Qui intervengono dei meccanismi di difesa, che lavorano sull’affetto e ne determinano il destino ad esempio nel caso di una nevrosi fobica, questo affetto verrà spostato, vuol dire che viene spostato da una sua rappresentazione incompatibile, che successivamente la dissociazione è stata rimossa, su una nuova rappresentazione, nel caso dello spostamento fobico, una sua rappresentazione esterna.
Lì si sviluppa appunto un sintomo fobico, cioè l’idea di essere spaventati da qualcosa, questo implica in noi la necessità di ricorrere ad un’altra strategia ad un altro meccanismo che è quello dell’evitamento. Sviluppo così una fobia ed implica che io passi parte del mio tempo nel tentativo di evitare ciò che mi terrorizza
Ma ciò che mi terrorizza è il frutto di uno spostamento quindi non sono spaventato realmente da un ragno ma finisco per preferire tra virgolette, di essere spaventato da un ragno piuttosto che di essere spaventato da quella rappresentazione che essendo incompatibile con la mia coscienza io sono stato costretto a rimuovere. Il meccanismo dell’evitamento mi consente di tenermi a distanza dal ragno come da quella rappresentazione.