Perché hai la responsabilità della tua felicità.
Perché hai la responsabilità della tua felicità.
Il titolo di questo articolo ha un retroscena provocatorio, un misto di amarezza e speranza provata in prima persona. In realtà, la frase originale da cui ho tratto la presente riflessione, è ancora più provocatoria. <<Se l’azione di X ti ferisce, è una tua responsabilità>>, esordisce una docente ad una lezione sull’assertività.
Facciamo un esempio. Immagina di passeggiare tranquillo in un bel parco. Improvvisamente, dinanzi a te, dai cespugli esce un lungo serpente. Quale sarebbe la tua reazione? Probabilmente ti spaventeresti molto, ti sentiresti in pericolo, e metteresti in atto una reazione di attacco-fuga.
Ora immagina invece di essere un biologo, appassionato ed esperto di rare specie di serpenti. Stai passeggiando tranquillo in un bel parco. Improvvisamente, dinanzi a te, dai cespugli esce un lungo serpente. Quale sarebbe, adesso, la tua reazione? Probabilmente ci sarebbe un po’ di paura iniziale, e il timore di un pericolo comunque presente. Ben presto il timore potrebbe lasciare spazio alla curiosità. La reazione potrebbe essere quella di avvicinarsi con cautela, per poterlo studiare e osservare bene. E l’esperienza finale sarebbe quella di tornare a casa soddisfatto, di aver osservato ciò che appartiene ad una tua passione.
Lo stimolo è esattamente lo stesso, ovvero la vista improvvisa di un serpente, ma la lettura dell’evento cambia totalmente tra due persone. Come mai?
Uno dei capisaldi dell’orientamento cognitivo-comportamentale è che tra l’evento scatenante (A), e l’emozione provata e ciò che scegliamo di fare (C), ci sia la nostra personale interpretazione dell’evento (B). Questo significa che non esiste una realtà oggettiva (o che quanto meno non ci è data conoscerla), ma che coloriamo la realtà della nostra storia personale.
Per tornare alla frase della docente, possiamo quindi dire che all’azione di X (evento scatenante), segue una mia personale interpretazione dell’evento (ad esempio “X voleva ferirmi”), che mi rende responsabile dell’emozione di tristezza o rabbia provata. Questo non significa, certamente, che le nostre interpretazioni degli eventi siano tutte errate o non condivisibili. Bensì significa che abbiamo la responsabilità e il potere, di modificare le interpretazioni che ci recano estremamente dolore.