Psicologia, psicoanalisi, yoga e salute
di Veronica Sarno
scientific 3 2022
“ Sia lo yoga che la psicoanalisi hanno uno scopo comune, che consiste nel favorire l’eliminazione della sofferenza nell’uomo e di permettere la sua realizzazione, anzitutto come esseri umani; per questo fine, almeno all’inizio, il loro percorso praticamente coincide: infatti, in entrambi i casi, quello che si vuole ottenere è, prima di tutto, la realizzazione di un individuo adulto e maturo, capace di rapportarsi con la vita in modo autonomo e razionale, senza il condizionamento dei desideri infantili o l’oppressione dei fantasmi nevrotici.” 1
Gaia Bergamaschi ha analizzato quelle che definisce le scuole di psicologia yogica: la psicologia Vedānta, reputa che l’attività mentale sia di tipo intellettuale, compatibile con una concezione intellettuale della mente. Lo studio della mente umana rientra nello studio del microcosmo, accordabile con le leggi del macrocosmico.
Lo yoga di Patañjali invece considera l’esistenza di una psicologia sperimentale ed applicata. Tuttavia queste due scuole di pensiero hanno qualcosa in comune, considerano la mente uno strumento interno, mentre giudicano strumenti esterni corpo fisico ed energetico.
La mente esegue tre tipologie di attività:
1° La mente Manas raccoglie le percezioni sensoriali coordinandole con le risposte motorie.
2° La mente Ahankara riguarda il senso dell’io che va a trasformare l’esperienza sensoriale in una personalizzazione di senso dell’esperienza sensoriale rispetto alla propria identità individuale, funzionale a stabilire una sensazione di unicità e di distinzione.
3° La mente Buddhi, mente superiore, volta alla valutazione ed al discernimento delle situazioni, formula giudizi e stabilisce il comportamento della persona in quella situazione.
Queste tre menti sono interconnesse in Chitta concetto simile all’ES psicoanalitico Vi è poi il concetto di Ahankara che comprende il concetto di Io psicoanalitico con tutte le sue difese e di ego in senso comune occidentale del termine ed anche il limite fra ciò che è Io e ciò che non lo è.
1 “Quando la mente entra in degli stati in c’è la separatezza, i concetti di psicologia occidentale secondo i quali l’ego comprende sempre un certo campo di senso dell’io entrano in un circolo che porta al disorientamento.” 2 Patañjali invece usa il termine Chitta per indicare le funzioni mentali in senso olistico e complessivo come un lago calmo limpido e trasparente, talvolta turbate da onde Vrtti generate da percezioni sensoriali, pensieri, ricordi, quando le onde si placano è possibile accedere ad importanti livelli di interiorità. Nel primo libro degli Yoga Sutra di Iyengar (1993) si descrive lo yoga come metodologia finalizzata al controllo volontario ed alla regolazione dei processi di pensiero, tale che la coscienza possa liberarsi dall’identificazione con i pensieri stessi. Patañjali classifica Vrtti in diverse capacità mentali: percezione accurata o cognizione, percezione inesatta, fantasia o immaginazione, memoria, sonno. Man mano che ci si distacca dai pensieri si superano le Klesha, cause della sofferenza, che sono: – avidya: ignoranza, – asmita: angusta e stagnante definizione di sé, – raga: attaccamento, – dvesa: avversione fobica, – abhinivesah: terrore della morte.
La pratica dello yoga si lega alla psicologia perché promuove la salute. Secondo Amy Weintraubm (2012), nello yoga terapeutico, il corpo è la porta che conduce alle emozioni. Van der Kolk (2014) individua tre strade, che adoperano la neuroplasticità cerebrale, per aiutare le persone a gestire i traumi, si tratta di
– Via top-down (dall’alto verso il basso), il dialogo, la connessione fra le persone, consentono di capire ed elaborare e memorie traumatiche (psicoanalisi, psicoterapia dinamica, psicoterapia cognitivo-comportamentale)
– Via farmaceutica, che va a cambiare i modi in cui il cervello organizza e gestisce le informazioni.
– Via bottom-up (dal basso verso l’alto) il corpo fa esperienze che gli consentono di contrastare stati negativi come l’essere adirati ed il sentirsi impotenti.
Alcune pratiche yoga si collocano nella prima via ed altre nella terza, le emozioni vengono regolate al meglio mediante la via top-down, mentre la via bottom up crea una riprogrammazione del sistema nervoso autonomo, che attraverso il respiro Pranayama dello yoga.
2. B. N. Gangadhar (2018) descrive prove neurobiologiche dello yoga per la salute mentale. Da quando nel 2014 le nazioni Unite hanno proclamato una giornata internazionale dedicata allo yoga, quest’ultimo si è trasformato da pratica esoterica in un’attività per la salute, divenendo anche oggetto di studio. Il Dipartimento di Scienza e Tecnologia del Governo dell’India ha creato un piano per finanziare lo yoga e la meditazione, piano chiamato SATYAM, inoltre il governo indiano ha creato il ministero AYUSH dedicato allo yoga ed alla medicina indiana. La parola yoga deriva dal vocabolo yui, che significa “collegare”, “amalgamare”, “unire”, ciò che unisce la consapevolezza del singolo con quella cosmica, mediante sforzi costanti (sādhana), il praticate detto (sādhaka) riceverà come beneficio una migliore salute fisica e mentale ed una maggiore padronanza della mente. Diverse ricerche hanno mostrato che i livelli di cortisolo crollano dopo aver praticato yoga, le ricerche sono state effettuate su pazienti affetti da depressione ed altri con dipendenza da alcol. Il cortisolo calava perché diminuiva il livello di depressione a seguito della pratica yoga, che a sua volta consentiva una migliore attività cognitiva. Si ipotizza che la diminuzione dello stress ed il sentirsi rilassati ed in generale in uno stato migliore, nella pratica dello yoga siano mediati dall’acido ƴ-amminobutirrico (GABA), un neurotrasmettitore che inibisce neuroni del cervello. Alcuni medicinali seguono lo stesso principio, infatti medicine con proprietà simili vengono adoperate per trattare l’agitazione, disturbi emotivi e perfino l’insonnia; le benzodiazepine facilitano il funzionamento del GABA. I livelli GABA del cervello sono misurabili mediante risonanza magnetica spettroscopica (MRS). Gli esperimenti indicano che i livelli di GABA aumentano dopo una sessione di yoga, sia in soggetti sani e sia in soggetti malati.
Se si invia un breve impulso di energia magnetica attraverso lo scalpo, la regione cerebrale sottostante si attiva, stimolando un muscolo, lontano ma corrispondentemente collegato (come ad esempio, il muscolo della trachea), che è colpito da segnali elettrici, misurabili con l’elettromiografia (EMG). Reagendo a questa stimolazione magnetica, il cervello compensa anche generando sul muscolo effetti inibitori, che portano al silenzio elettromiografico. È un effetto di breve durata (circa 100 millisecondi) mediato dal GABA. Tale breve inibizione è chiamata periodo corticale silente (CSP). Nei soggetti stressati o depressi il periodo corticale silente è più breve e questo presuppone che l’attività GABA si sia abbassata. I pazienti con depressione, dopo quattro giorni di pratica yoga manifestano un miglioramento del 25% ed è stato osservato un significativo prolungamento del CSP, simile a quello che hanno gli individui sani. Un esperimento sulle persone sane ha visto, dopo venti lezioni di yoga in un mese, un incremento dell’estensione del CSP, ciò significa che 3 si è verificato un potenziamento della trasmissione GABA collegata al rilassamento/riduzione dello stress portato dallo yoga. Altri esperimenti hanno dimostrato che l’amigdala, deputata alle emozioni, agli stati di ansia e/o depressione, assieme alla zona limbica cerebrale viene disattivata dalla recitazione del mantra OM dello yoga, sembra possibile che la trasmissione GABA possa essere agevolata dalla disattivazione del sistema limbico.
È stato verificato che la pratica dello yoga è utile nel trattamento della schizofrenia, migliorando l’emotività e le situazioni, perché aumenta la produzione di ossitocina, che è risultata scarseggiare negli schizofrenici come nelle persone autistiche, entrambe queste categorie manifestano deficit ella cognizione sociale, sono meno attenti nel riconoscere le espressioni del viso altrui e le loro emozioni ed interessi, sono un po’ “disconnessi” dagli altri; in alcune occasioni si provvede con uno spray nasale di ossitocina, la pratica yoga è stato dimostrato che aumenta l’ormone dell’ossitocina. Dopo aver praticato yoga, le persone erano più precise nel riconoscimento delle emozioni facciali.
Inoltre, si è verificato un miglior funzionamento dei neuroni specchio dopo la pratica yoga, infatti, in presenza di uno stimolo emotivamente significativo, i neuroni specchio sono pronti a favorire una reazione pronta allo stimolo, come si può osservare tramite riscontro elettromiografico (EMG) a un impulso magnetico applicato a livello transcranico; questo tipo di risposta è stato maggiore a seguito della pratica yoga sia nei soggetti sani e sia in quelle persone malate di schizofrenia.
Ciò fa pensare che lo yoga prepari i neuroni specchio verso la connessione sociale, infatti, come si diceva prima, lo yoga connette l’individualità con l’universalità. Van dder Kolk ha ipotizzato l’affiancamento della pratica yoga a quella psicologica, perché sembra che la pratica yoga stimoli nei pazienti consapevolezza delle situazioni e maggiore facilità di tollerare emozioni forte e distruttive e capacità di accettazione di situazioni ed emozioni.
Si è scoperto che lo yoga può essere affiancato a molti disturbi importanti, nel caso del disturbo post traumatico da stress è stato istituto il Trauma Sensitive Yoga, che effettua interventi di yoga di tipo bottom-up. In altri esperimenti, lo yoga è stato affiancato a soggetti con disturbi dell’alimentazione, che sembrano averne tratto vantaggio.
Nel 2015, Khalsa, ha utilizzato lo yoga, per combattere il disturbo d’ansia generalizzato, in particolare si tratta di Kundalini Yoga affiancati ad interventi cognitivo-comportamentali e sessioni di gruppo, questo tipo di interventi sono risultati particolarmente efficaci, in quanto va ad agire contemporaneamente su 4 processi cognitivi e fisiologici, in quanto lo yoga riduce le cause fisiologiche dell’ansia, mentre la terapia cognitivo-comportamentale si occupa di modificare i pensieri negativi quando si presentano. Alcune tecniche yoga sono rimaste segrete a lungo tempo, come nel caso del Kriya Yoga, riportato alla luce alla fine dell’Ottocento da Mahavatar Babaji, maestro indiano illuminato; da allora questa pratica yoga continua ad aumentare i suoi praticanti.
Benefici del Kriya Yoga riconosciuti sono i seguenti:
-Aumento dell’equilibrio emotivo
-Innalzamento delle energie
-Rinforza il sistema immunitario
-Aumento della concentrazione
-Rende più saggi ed ispirati
-Riduce lo stress
-Rafforza l’intuizione
-Dona maggiori capacità di controllare la propria vita
-Ravviva flussi di energia vitale nella spina dorsale e nella mente.
-Aumenta la chiarezza mentale.
E nell’evidenza della pratica, migliora notevolmente il tono dell’umore. Esistono diverse tipologie di yoga, ognuna pensata per fini specifici e maggiormente adatta ad alcuni disturbi piuttosto che ad altri, alla psicologia il compito di scoprire quale disturbo possa essere affiancato da una specifica tecnica yoga, in modo tale da accelerare i processi di guarigione.
Note
1 L.Ioverno, “Yoga e psicoanalisi”, Eureka, 2016, p.11
2 G.Bergamaschi “Disciplina yogica ed elementi di psicologia junghiana:una analisi critica, Milano Bicocca, 2011, p.16.
Bibliografia
Bhat, S., Varambally, S., Karmani, S., Govindaraj, R., & Gangadhar, B. N. (2016). Designing and validation of a yoga-based intervention for obsessive compulsive disorder. International review of psychiatry (Abingdon, England), 28(3), 327–333.
Govindaraj, R., Varambally, S., Sharma, M., & Gangadhar, B. N. (2016). Designing and validation of a yoga-based intervention for schizophrenia. International review of psychiatry (Abingdon, England), 28(3), 323–326
L.Ioverno, “Yoga e psicoanalisi”, Eureka, 2016. 5 G.Bergamaschi “Disciplina yogica ed elementi di psicologia junghiana:una analisi critica, Milano Bicocca, 2011.
B. N. Gangadhar, tratto dalla Rivista Italiana di Teosofia ANNO LXXIV, N. 6, Giugno 2018. Discorso tenuto il 31 dicembre 2017 in occasione della Convenzione Teosofica Internazionale di Adyar, Chennai (India). Tratto da The Theosophist, vol. 139.4, gennaio 2018, pagg.19-23, draduzione di Lucia Berton e Patrizia Calvi
https://www.ipsico.it/news/yoga-e-terapiacognitivo-comportamentale-una-possibile- integrazione/