
Rilassarsi: quando fermarsi è più difficile del fare

A volte ci troviamo in una situazione paradossale: il corpo è fermo, ma la testa continua a correre.
Ci siamo ritagliati una serata libera, ci siamo concessi un weekend senza impegni, oppure ci siamo semplicemente seduti sul divano per qualche minuto. Eppure, quella sensazione di tregua che speravamo di provare non arriva.
Restiamo lì, con la mente piena di pensieri, con la sensazione che dovremmo fare altro. E se per caso riusciamo davvero a non fare nulla, magari arriva il senso di colpa a rovinarci il momento. In una società che ci spinge costantemente a essere attivi, produttivi e sempre connessi, prendersi una pausa appare quasi un privilegio. Ma rilassarsi non dovrebbe essere qualcosa da guadagnarsi: dovrebbe essere un diritto, una necessità, una forma di cura verso di sé.
Il valore che diamo al fare
Una delle prime cose che ci colpisce, se ci fermiamo a osservare, è il modo in cui il “fare” è diventato centrale nella nostra identità. Fare bene, fare in fretta, fare tanto. La nostra autostima è spesso legata alla capacità di essere efficienti, di portare a termine compiti, di essere “presenti” (al lavoro, in famiglia, tra gli amici), anche quando dentro di noi sentiamo il bisogno di una pausa.
Non è raro che in questi momenti emergano pensieri come “sto perdendo tempo”, “potrei sfruttare meglio questo momento” o “non ho fatto abbastanza per oggi”. È come se, anche quando siamo fermi, ci fosse una parte interna che ci spinge a continuare a muoverci, a giustificare il nostro tempo.
Questo meccanismo si costruisce nel tempo, spesso in modo sottile. Può derivare da un’educazione centrata sull’impegno e sulla responsabilità, da esperienze in cui il valore personale era legato all’utilità, o semplicemente dall’ambiente culturale in cui siamo immersi, dove il tempo è risorsa, investimento, occasione da non sprecare. Ma il rischio è che tutto questo si trasformi in un circuito senza pause, in cui fermarsi diventa difficile, se non addirittura minaccioso.
Il corpo si ferma, la mente no
Un altro aspetto da considerare riguarda il corpo e il sistema nervoso. Molte persone riferiscono che, anche quando si impongono di rilassarsi, non ci riescono. Provano a guardare una serie tv, a leggere un libro, a stare in silenzio senza fare nulla, ma si sentono a disagio. Alcuni avvertono un’irrequietezza interna, altri una tensione muscolare costante, altri ancora raccontano che “stare fermi” fa emergere pensieri ed emozioni difficili da sostenere. Questo avviene poiché il sistema nervoso, a seguito di periodi prolungati di stress, tende a mantenersi in uno stato di attivazione continua. È come se, anche in assenza di un pericolo concreto, il corpo e la mente continuassero a prepararsi a reagire, a restare all’erta.
In questi casi, rilassarsi non è semplicemente una scelta razionale. È qualcosa che va gradualmente riappreso: ascoltando i segnali del corpo, rispettando i propri tempi, e concedendosi momenti di rallentamento senza forzature.
Rilassarsi non va guadagnato
Spesso sentiamo dire (o diciamo a noi stessi): “Quando avrò finito tutto, allora mi rilasserò”. Come se il riposo fosse qualcosa che dobbiamo meritare. Come se potessimo permettercelo solo dopo aver dimostrato di essere abbastanza competenti, produttivi o sempre all’altezza. Ma questa logica rischia di rimandarci continuamente il diritto di prenderci cura di noi.
Il riposo non è un premio. È un bisogno. Proprio come dormire, mangiare o respirare. Se continuiamo a ignorarlo, il corpo ce lo segnala: attraverso una stanchezza persistente, l’irritabilità, la difficoltà nel mantenere la concentrazione o quel senso di vuoto e insofferenza che talvolta emerge senza una ragione apparente.
Quando il silenzio fa paura
Per alcune persone, il momento del riposo coincide con il silenzio. E in quel silenzio possono emergere pensieri, ricordi, sensazioni che erano stati messi da parte durante la frenesia del quotidiano. In questo senso, il fare continuo può diventare una forma di evitamento. Più siamo attivi, meno spazio c’è per ascoltare ciò che sentiamo davvero.
Così, quando arriva il momento di fermarsi, non siamo abituati a stare con noi stessi. E il silenzio può sembrare troppo.
Non è facile imparare a stare in quello spazio. Ma è proprio lì che, spesso, possiamo iniziare a conoscerci davvero.
Fermarsi non significa solo ricaricare le energie. Significa anche dare spazio a ciò che ci abita dentro, anche quando non è immediatamente piacevole.
Passi per iniziare a rilassarsi
Questa difficoltà a rilassarsi, è qualcosa che molte persone vivono, spesso senza raccontarlo. Non esiste una soluzione miracolosa che ci permetta di acquisire la capacità di riposarsi in maniera efficace all’improvviso, ma ci sono diverse strategie per cominciare a lavorarci, ad allenarsi in questo:
- Ascolta il tuo corpo, senza giudizio. Osserva attentamente dove si accumula la tensione, presta attenzione al tuo respiro e nota come ti senti nel momento in cui ti fermi. A volte basta partire da lì;
- Rallenta gradualmente, senza forzarti a “rilassarti per forza”. Non serve meditare per un’ora: anche dieci minuti di silenzio, una passeggiata senza meta, un caffè bevuto lentamente possono essere un buon inizio;
- Sospendi il giudizio su te stesso. Se ti senti in colpa nel non fare, prova a notare quel senso di colpa, senza dargli per forza ragione. È un’emozione, non una verità assoluta;
- Cambia il dialogo interno. Invece di chiederti “cosa potrei fare adesso?”, ogni tanto fermati a chiederti di cosa hai davvero bisogno in questo momento;
- Ricorda che il tuo valore non si misura da quanto fai. Non sei definito dal tuo rendimento, ma anche, o forse soprattutto, dalla tua capacità di stare con te stesso, di ascoltarti, di vivere con gentilezza le tue pause.
Conclusione
Imparare a rilassarsi non è semplice, soprattutto in un contesto che ci abitua a correre. Ma proprio per questo, prendersi il tempo di rallentare può trasformarsi in un gesto fondamentale per noi stessi. Fermarsi non è perdere tempo. È riconnettersi a sé stessi. È respirare, sentire, ascoltare. E a volte, è proprio quando ci concediamo il permesso di non fare nulla che accade qualcosa di importante: torniamo a sentirci vivi.