Sonno, noia e depressione: un circolo vizioso da cui è difficile uscire

di Vincenzo Martone

Ti è mai capitato di passare ore al telefono per “ammazzare la noia” e poi – dopo molto tempo o il giorno seguente – sentirti giù di morale? Non è un caso: sonno, noia e depressione sottendono a meccanismi fisiologici comuni e sono molto più legati di quanto pensiamo.

Il sonno come specchio dell’umore

Dormire male o non dormire affatto, non si riproduce solo nello svegliarsi stanchi. Diversi studi, incentrati sui disturbi del sonno e depressione, hanno dimostrato che chi soffre di insonnia ha un rischio molto più alto di sviluppare sintomi depressivi [1]. Al tempo stesso, la depressione altera i ritmi circadiani e peggiora la qualità del sonno: si crea così un rapporto bidirezionale, dove l’uno inevitabilmente alimenta l’altro – ciò può portare al comune senso di spaesamento, quando non si riesce ad analizzare la causa del nostro malessere.

Noia e procrastinazione del sonno

La noia gioca un ruolo molteplice, meno evidente ma decisivo. Infatti, avrai notato che quando sei annoiato, il tuo corpo risponde con “ondate di sonnolenza” – sbadiglio, occhi socchiusi, … .
Inoltre, quando ci annoiamo tendiamo a cercare stimoli immediati — social, video, serie tv — comuni distrattori del nostro cervello, che il più delle volte sono anche causa del rimando continuo dell’orario di andare a letto. Questo fenomeno, chiamato Bedtime Procrastination, riduce la qualità del riposo e alimenta stress e frustrazione [2] – qui, pratiche come la mindfulness sembrano aiutare: riducono la noia percepita e migliorano la capacità di addormentarsi serenamente [3].

Quando la noia diventa terreno fertile per la depressione

La noia cronica non è solo fastidiosa: può favorire l’uso problematico di internet e dei social, connesso a sintomi depressivi soprattutto nei giovani [4], e si rivela nella sintomatologia tipica del disturbo depressivo – con un abbattimento generale delle funzioni cognitive, spesso legato ad apatia.
In altre parole, la noia spinge verso comportamenti che peggiorano il sonno e aumentano la vulnerabilità alla depressione, o ne diviene il risultato.

Per le Neuroscienze: il cervello “in modalità lenta”

L’aspetto psicofisiologico che accomuna sonno, noia e depressione è rappresentato dalle onde cerebrali più lente del solito:

  • Durante il sonno profondo (nREM), il cervello è dominato da onde “delta” molto lente (0,5–2 Hz) [5].
  • Nei momenti di noia, gli studi EEG mostrano un aumento delle onde theta (circa 4–7 Hz), correlate a pensieri distaccati e alla difficoltà di mantenere l’attenzione [6]
  • Nella depressione, i pazienti tendono ad avere una proporzione maggiore di onde lente (theta/alpha) rispetto a quelle più veloci (beta), specialmente in regioni parietali-occipitali associate alla ruminazione e alla distrazione di tipo passivo [7].

In pratica, tutte e tre le condizioni — sonno profondo, noia prolungata e depressione — condividono un’oscillazione cerebrale “più lenta”, più sincronizzata e meno reattiva agli stimoli esterni, creando una modalità mentale meno attiva, meno vigile, più interiore.

Spezzare il ciclo

Disturbo del sonno, noia e depressione formano quindi un circolo vizioso: la noia porta a procrastinare il sonno, il sonno compromesso peggiora l’umore, la depressione amplifica noia e insonnia.
Sembrerebbe impossibile uscirne, invece la buona notizia è che si può intervenire.

Di seguito alcune strategie efficaci, pensate per interrompere questo meccanismo a spirale, secondo la psicologia [8]:

  • Igiene del sonno: stabilire una routine serale, limitare l’uso di smartphone e schermi prima di dormire, creare un ambiente rilassante.
  • Attività significative: dedicarsi ad hobby stimolanti, socializzare, svolgere progetti che diano un senso alle ore passate—per contrastare la noia.
  • Mindfulness e pratiche di consapevolezza: utili per riscoprire il piacere di momenti semplici e ridurre la tendenza alla procrastinazione serale.
  • Interventi psicoterapeutici: in caso di sintomi persistenti, strategie come la CBT-I (per insonnia) o la terapia cognitivo-comportamentale per la procrastinazione possono essere decisamente utili.

In conclusione

Sonno, noia e depressione non sono eventi isolati: si alimentano reciprocamente in un ciclo neuro-emotivo. Tutti e tre associano uno stato cerebrale a onde lente, riflettendo una ridotta vigilanza e concentrazione. Lavorare su una routine diversificata – sonno di qualità, impegno significativo, consapevolezza emotiva – può restituire al cervello ritmi più “veloci” e positivi.

Bibliografia

  1. Baglioni, C., Battagliese, G., Feige, B., Spiegelhalder, K., Nissen, C., Voderholzer, U., … & Riemann, D. (2011). Insomnia as a predictor of depression: a meta-analytic evaluation of longitudinal epidemiological studies. Journal of Affective Disorders, 135(1–3), 10–19.
  2. Lau, E. Y. Y., & Lee, K. (2020). Bedtime procrastination, sleep, and adolescent functioning: A systematic review. Sleep Medicine Reviews, 51, 101276.