Stimoli in eccesso: come i nuovi cartoni animati possono influire negativamente sullo sviluppo dei bambini

Negli ultimi vent’anni abbiamo assistito a una vera e propria rivoluzione nel mondo dell’animazione. I cartoni animati, da sempre fonte di intrattenimento e immaginazione per i bambini, si sono trasformati in prodotti audiovisivi estremamente dinamici, dai colori accesi, ritmi frenetici e cambi di scena continui. Se da un lato questo cambiamento rispecchia una tecnologia sempre più avanzata e una volontà di attrarre l’attenzione, dall’altro solleva interrogativi fondamentali sugli effetti a lungo termine sullo sviluppo cognitivo ed emotivo dei bambini.

io stessa, da studentessa di psicologia ed occupandomi talvolta di accudire bambini, mi ritrovo sempre più spesso a discutere con genitori preoccupati per la crescente difficoltà dei loro figli a mantenere l’attenzione, a tollerare la noia o a giocare in modo spontaneo e creativo. Una delle cause principali di queste difficoltà, è proprio il tipo di stimolazione continua e intensa a cui i bambini sono esposti, anche – e soprattutto – tramite l’intrattenimento.

I cartoni animati oggi: un bombardamento sensoriale

I cartoni moderni sono radicalmente diversi da quelli che le generazioni precedenti ricordano con affetto. Dove un tempo le animazioni si sviluppavano in modo lineare, con scene più lente e dialoghi semplici, oggi il ritmo è vorticoso. I cambi di inquadratura avvengono spesso ogni pochi secondi, i suoni sono intensi e costanti, i colori sempre saturi e brillanti, spesso con effetti visivi lampeggianti o iperrealistici.

Studi di neuropsicologia dello sviluppo hanno evidenziato che la mente infantile è particolarmente sensibile agli stimoli visivi e uditivi. L’eccessiva esposizione a questo tipo di contenuti, soprattutto nei primi anni di vita, può interferire con la maturazione dei circuiti dell’attenzione sostenuta, una delle funzioni esecutive fondamentali per l’apprendimento scolastico e la regolazione emotiva.

Un lavoro pubblicato sul Journal of Pediatrics da Christakis et al. (2004) ha mostrato una correlazione significativa tra la quantità di tempo trascorso dai bambini davanti a programmi televisivi ad alto contenuto di stimoli rapidi prima dei tre anni e un aumento di sintomi di disattenzione e impulsività in età scolare.

Sovrastimolazione e autoregolazione

Uno dei problemi principali è che il cervello dei bambini in età prescolare non è ancora capace di filtrare in modo efficiente gli stimoli in entrata. Quando la stimolazione sensoriale è eccessiva, il sistema nervoso entra in una condizione simile all’iperattivazione: il bambino può diventare irrequieto, facilmente irritabile, oppure – paradossalmente – mostrare un’apparente dipendenza da questi stimoli.

Molti genitori osservano che i propri figli sembrano “incollati” allo schermo, ma diventano nervosi o apatici appena finisce il programma. Questo comportamento è il risultato di una regolazione disfunzionale del sistema dopaminergico: lo stesso meccanismo che si osserva nei circuiti della ricompensa coinvolti nelle dipendenze.

La continua esposizione a cartoni “iperstimolanti” crea quindi una tolleranza sempre maggiore: il bambino ha bisogno di contenuti sempre più rapidi e intensi per mantenere lo stesso livello di interesse. Questo rende estremamente difficile per loro accettare attività meno stimolanti ma fondamentali per lo sviluppo, come il gioco simbolico, la lettura o semplicemente l’interazione sociale reale.

Effetti sulla creatività e sulla capacità di concentrazione

Un altro aspetto da non sottovalutare riguarda la creatività. L’immaginazione nei bambini si sviluppa attraverso esperienze che richiedono uno spazio di elaborazione interna: il “tempo morto” tra un input e l’altro è cruciale perché consente di pensare, riflettere, inventare. I cartoni animati moderni, al contrario, tendono a riempire ogni secondo con stimoli precostituiti, privando il bambino della possibilità di completare con la propria mente ciò che manca.

Anche la velocità delle scene ha un impatto significativo. Un celebre esperimento condotto da Lillard e Peterson (2011) ha dimostrato che solo nove minuti di visione di un cartone animato estremamente rapido, possono avere un impatto negativo temporaneo sulla capacità di problem-solving e sull’autoregolazione nei bambini di 4 anni. Sebbene l’effetto sia momentaneo, l’esposizione quotidiana e ripetuta può produrre un’influenza cronica sullo sviluppo cognitivo.

Un confronto con i cartoni “di una volta”

Non si tratta di nostalgia, ma di evidenze stilistiche e funzionali. Cartoni come HeidiIl Mondo di David Gnomo o La Pimpa erano costruiti con una narrativa lineare, tempi lenti, pause tra un evento e l’altro, e una grafica semplice ma espressiva. Questi elementi permettevano al bambino di seguire la storia, immedesimarsi nei personaggi, anticipare le azioni e, soprattutto, riflettere.

La semplicità visiva aiutava lo sviluppo del pensiero simbolico, mentre le pause nella narrazione favorivano la comprensione e l’elaborazione emotiva. Oggi, invece, l’estetica ipermoderna rischia di sovrastare il contenuto, privilegiando l’effetto shock alla profondità narrativa.

Cosa possiamo fare: consigli per i genitori

Non si tratta di demonizzare i cartoni animati in sé, ma di scegliere con consapevolezza.

Ecco alcune raccomandazioni basate sulle evidenze scientifiche più recenti:

  1. Limitare la durata dell’esposizione: per i bambini sotto i 2 anni, l’Organizzazione Mondiale della Sanità raccomanda l’assenza totale di schermi. Dai 2 ai 5 anni, si consiglia di non superare un’ora al giorno, sempre accompagnata da un adulto.
  2. Preferire cartoni a ritmo lento: scegliere contenuti con narrazioni semplici, scene lunghe e poco dinamismo visivo. Ottimi esempi sono Daniel Tiger’s NeighborhoodPeppa Pig o le vecchie puntate de Il Mondo di Elmer.
  3. Guardare insieme ai figli: la co-visione permette al genitore di spiegare, commentare e rallentare mentalmente il ritmo, aiutando il bambino a elaborare ciò che vede.
  4. Alternare con attività “lente”: incentivare giochi creativi, attività manuali, letture condivise e momenti di noia costruttiva.
  5. Osservare le reazioni del bambino: se mostra irritabilità, difficoltà a concentrarsi o richieste ossessive di visione, è importante rivedere l’uso dei media e, se necessario, consultare uno psicologo.

Conclusione

I cartoni animati non sono tutti uguali. Mentre alcuni possono essere strumenti educativi e fonte di gioia condivisa, altri, troppo veloci e carichi di stimoli, possono contribuire a difficoltà cognitive e comportamentali nei bambini. In un’epoca in cui la tecnologia evolve rapidamente, è fondamentale accompagnare i più piccoli verso un uso sano e consapevole degli strumenti digitali. Solo così potremo preservare il loro diritto a un’infanzia fatta di gioco, scoperta e pensiero libero.

Bibliografia

  • Christakis, D. A., Zimmerman, F. J., DiGiuseppe, D. L., & McCarty, C. A. (2004). Early television exposure and subsequent attentional problems in children. Pediatrics, 113(4), 708-713.
  • Lillard, A. S., & Peterson, J. (2011). The Immediate Impact of Different Types of Television on Young Children’s Executive Function. Pediatrics, 128(4), 644-649.
  • World Health Organization. (2019). Guidelines on physical activity, sedentary behaviour and sleep for children under 5 years of age.
  • Linebarger, D. L., & Walker, D. (2005). Infants’ and Toddlers’ Television Viewing and Language Outcomes. American Behavioral Scientist, 48(5), 624–645.
  • Vandewater, E. A., et al. (2007). Digital childhood: Electronic media and technology use among infants, toddlers, and preschoolers. Pediatrics, 119(5), e1006–e1015.