Stringere in un abbraccio: un gesto ricco di significato
Uno dei gesti intimi ed affettuosi dall’alto potere comunicativo è stringere un ‘altra persona in un abbraccio.
Il contatto fisico tra due persone è uno degli elementi fondanti le relazioni umane. Esso è non solo sinonimo di intimità, ma anche uno stimolo alla costruzione del benessere psicofisico.
L’abbraccio rappresenta, quindi, per l’essere umano uno degli strumenti che, sin dalla tenera età, permette di interagire col proprio mondo circostante.
Grazie, infatti, all’abbraccio materno, che funge da holding, da contenimento materno, il bambino ha la possibilità di sperimentare un luogo sicuro, che allevia lo stress.
Questo semplice gesto, ricevuto quindi fin dall’infanzia, costruisce così un mattone fondamentale per le proprie relazioni future.
Il bambino, e poi l’adulto successivamente, attraverso di esso, sperimenta un abbassamento del cortisolo, noto ormone dello stress, e di conseguenza un miglioramento dell’umore e dello stato di salute.
Proprio come il bacio sulla fronte, stringere qualcuno in un abbraccio crea intimità e fiducia, migliorando anche l’autostima, l’amore per se stessi e per gli altri.
Spesso ciò di cui si ha veramente bisogno è proprio di un abbraccio, del suo fattore rassicurante. Comunica semplicemente “ io ci sono e sono qui per te”.
Nella società attuale, digitale e sempre connessa, il contatto fisico tra le persone si è ridotto sensibilmente, alimentando anche i disturbi psicofisici e relazionali interpersonali distorte.
Eppure un semplice gesto, del tutto gratuito, può fare davvero la differenza.
Un abbraccio è un piccolo contributo personale a tutela della salute fisica e psicologica sia di chi lo da e sia di chi lo riceve.
L’universo non ha un centro, ma per abbracciarsi si fa così: ci si avvicina lentamente eppure senza motivo apparente, poi allargando le braccia, si mostra il disarmo delle ali, e infine si svanisce, insieme, nello spazio di carità tra te e l’altro. ( Chandra Livia Candiani)