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Superficie o abisso? La flessibilità cognitiva
di Jonathan Santi Pace La Pegna
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Quando il Titanic stava per affondare (14 Apr. 1912), Benjamin Guggenheim, figlio di un magnate minerario con una poderosa fortuna finanziaria, accompagnato da servitù e assistente personale, rifiutò il giubbotto di salvataggio, indossò uno smoking bianco e disse: <<Abbiamo indossato i nostri abiti migliori e siamo pronti ad annegare da gentiluomini>>.
Benjamin probabilmente non era disposto a svestire i panni di cui fino a quel momento si era sempre rivestito in società, la quale lo avrebbe visto accomodarsi in una barchetta di salvataggio e qualificato come un povero naufrago in balia delle onde del mare gelido. Egli affondò insieme al transatlantico, seduto comodamente su un divanetto, sorseggiando brandy e fumando sigari.
Quanto le convinzioni profondamente radicate nel modo di vivere e di rappresentarsi di un individuo, possono determinare una rigidità mentale tale da risultare fatale in tanti ambiti della vita? Per principi spesso si sopravvive e in virtù degli stessi a volte si è disposti a fare tante sofferte rinunce, forse anche a soccombere pur di non abbandonarli. È vero, può essere duro ritornare sui propri passi, modificare abitudini, stili di vita e di pensiero che si susseguono da moltissimo tempo, così come può risultare difficile accettare che qualcosa sia cambiato facendo i conti con sé stessi.
La flessibilità mentale è una delle potenzialità più sorprendenti della mente umana; all’estremo opposto, la sua cristallizzazione in forme estremamente rigide di pensiero, può costituirne uno dei limiti più catastrofici.
A tal proposito il concetto di flessibilità cognitiva è un elemento molto importante in psicologia, fattore protettivo nelle varie fasi evolutive che ogni individuo si troverà ad attraversare ed elemento catalizzante di cambiamento di fronte ad eventuali momenti critici, normativi e paranormativi. In contrapposizione alla psicorigidità, la flessibilità cognitiva consiste nella capacità di adattarsi all’ambiente, alle nuove circostanze e ai cambiamenti che da esso derivano, consentendo di porsi in una condizione di tolleranza alla frustrazione, di impiego di nuove risorse e di modificazione delle strategie di adattamento necessarie per far fronte a nuove sfide e difficoltà.