Velocità mentale: cosa cambia tra i 20 e i 60 anni?
Sono passati pochi giorni dalla pubblicazione di un’interessante ricerca di von Krause, M., Radev, S.T. & Voss, che rivoluziona un po’ tutti gli assunti sulla rapidità mentale correlata all’età. Il modello dello studio è ovviamente molto complesso e chi fosse interessato può trovarlo nell’articolo originale del 17 febbraio su Nature Human Behaviour.
Ma a noi qui interessa il risultato, che apre prospettive diverse di pensiero e di riflessione su un argomento che coinvolge tutti: ventenni, quarantenni, sessantenni e oltre; perché il nostro destino, legato a un tempo lineare che avanza, e le nostre credenze ci portano naturalmente a pensare che un ventenne abbia una rapidità mentale maggiore rispetto a un sessantenne. Non è così. Per almeno un milione e duecentomila motivi.
Tanti sono stati i partecipanti allo studio. Gli scienziati hanno applicato un modello di diffusione bayesiano ai dati trasversali di 1,2 milioni di soggetti, per estrarre componenti cognitivi interpretabili dai dati grezzi del tempo di risposta delle persone nell’affrontare semplici compiti decisionali. E hanno osservato le differenze di età nei parametri cognitivi esaminati.
Come già noto, le velocità di risposta, in semplici compiti che implicano una decisione, iniziano a diminuire dalla prima età adulta e continuano a diminuire con l’avanzare dell’età. Tuttavia, e qui i risultati sono rivoluzionari, la ricerca dimostra che i tempi di risposta non sono pure misure della velocità mentale: rappresentano invece la somma di più processi. I risultati indicano con chiarezza che il rallentamento del tempo di risposta, che inizia già all’età di 20 anni, è attribuibile all’aumento della cautela decisionale e ai processi non decisionali più lenti, piuttosto che a differenze nella velocità mentale.
Come dire che, davanti a una scelta, la minore rapidità di risposta di un cinquantenne rispetto a un ventenne non è dovuta a una minore rapidità mentale. Ma piuttosto a una maggiore attenzione prima di decidere e a una più meditata valutazione delle implicazioni della decisione. La ricerca sfida quindi le credenze diffuse sulla relazione tra età e velocità mentale.
Molte opinioni sul nostro funzionamento mentale ci provengono dall’osservazione, dalla letteratura, dall’arte, dalla storia. Oggi abbiamo una prova in più, basata su un numero altissimo di partecipanti e su un rigoroso metodo scientifico, di qualcosa che forse sapevamo già: con l’età aumenta l’esperienza e l’esperienza trattiene da decisioni affrettate.
Quello che non sapevamo è che il rallentamento della rapidità mentale, secondo lo studio citato, si osserva solo oltre, e in numero significativo anche ben oltre, i 60 anni di età. Un buon motivo per essere ottimisti sull’invecchiamento del nostro cervello. E sulla saggezza di continuare ad allenarlo, come se avesse vent’anni.